Campari archivia un primo trimestre tradizionalmente caratterizzato da bassa stagionalità con un utile lordo in riduzione del 25,4% a a 39,4 milioni, risultato penalizzato dal decumulo delle scorte attuato in Italia dai distributori in seguito all’introduzione, l’anno scorso, di disposizioni legislative restrittive in termini di pagamento (cosiddetto articolo 62).
Lo annuncia una nota ricordando che le vendite – che a livello consolidato hanno registrato un progresso del 12,9% (-9% la variazione organica) dovuto interamente all’ampliamento del perimetro con Lascelles deMercado&Co (LdM) – in Italia sono diminuite di oltre un quarto (-26,2%) rispetto allo stesso periodo del 2012.
“La performance delle vendite in Italia depurata dall’effetto tecnico sopra descritto (il destoccaggio ndr) sarebbe stata negativa di pochi punti percentuali”, precisa la nota, quantificando l’impatto del “destocking” in circa 25 milioni. Il 2013 si preannuncia così un anno potenzialmente in salita.
“Ci aspettiamo che l’evoluzione dei trend di consumo e la potenziale persistenza di condizioni metereologiche sfavorevoli in Italia e in altri mercati europei costituiscano le principali sfide alla nostra capacità di recuperare il calo delle vendite del primo trimestre nel corso della restante parte dell’anno”, ha detto nel comunicato Bob Kunze-Concewitz, Chief Executive Officer.
Il titolo ha ampliato il ribasso dopo la pubblicazione della trimestrale scendendo, ai minimi di seduta, sotto i 6 euro. Cattive notizie sul fronte vendite continuano ad arrivare dalla Germania (varazione organica -19,9%) e, nel periodo, anche dall’Australia (variazione organica -11,4%). Resta viceversa robusto il giro d’affari generato nelle Americhe (45% del totale), con una variazione organica positiva del 10,8%.
L’effetto del decumulo di scorte in Italia ha avuto riflessi negativi sulla marginalità, già messa sotto pressione dal primo consolidamento di LdM perchè i primi tre mesi, per quest’ultima, sono stati contrassegnati soprattutto da attività non strategiche a bassa marginalità.