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Camfin, così va in crisi l’asse del secolo. A fine agosto il duello Malcalza-Mtp

CAMFIN, COSI’ VA IN CRISI L’ASSE DEL SECOLO

A FINE AGOSTO IL DUELLO MALACALZA-MTP

L’ultima baruffa d’estate esplode, a sorpresa, sul fronte Camfin. L’asse tra Marco Tronchetti Provera e la famiglia Malacalza, soci in Camfin (la holding che controlla Pirelli e Prelios) e in Gpi (la finanziaria ove è collocata la maggioranza relativa della stessa Camfin) sembrava a prova di bomba. In tre anni mai uno screzio o un dissapore, un idillio giustificato dagli ottimi risultati del gruppo della Bicocca sotto la guida di Tronchetti Provera, tornato con successo ai pneumatici dopo le delusioni di Telecom Italia.

Ma la luna di miele si è interrotta a luglio. Pomo della discordia il finanziamento del debito (150 milioni) di Camfin in scadenza a fine anno. La famiglia Malacalza, secondo azionista di Camfin con il 12% del capitale ha chiesto un aumento di capitale per ridurre l’indebitamento, proposta bocciata dal Cda controllato dalla famiglia Tronchetti Provera. Il board della stessa Camfin ha invece approvato, con il voto contrario dei Malacalza, l’emissione di un prestito convertibile in azioni Pirelli compreso tra 150 e 200 milioni. La riunione del cda, probabilmente tempestosa, si è tenuta il 10 agosto. Tre giorni dopo sul sito Indymedia è comparso il carteggio tra le parti da cui emerge il dissidio. E’ la conferma che la partita non è ancora chiusa.

Il gruppo Malacalza potrebbe fare appello al patto parasociale che unisce Gpi, Malacalza e Mtp che prevede che le delibere su materie “fondamentali” richiedano l’assenso dei tre partner. Tra le materie “fondamentali” figura “l’assunzione in qualsiasi forma e per qualsiasi finalità di nuovo debito” oltre il tetto dei 40 milioni. Può essere considerato nuovo debito il prestito convertibile? Forse no, visto che i quattrini raccolti serviranno proprio a ridurre l’indebitamento. Ma i Malacalza potrebbero appellarsi al fatto che l’emissione comporta la cessione di azioni Pirelli, altra materia su cui il patto prevede l’assenso dei soci. Insomma, il prossimo consiglio in programma per il giorno 29 agosto rischia di essere decisivo: o si compone la frattura ovvero si rischia la rottura anticipata del patto.

Ma qual è il motivo per questa frattura inattesa? Marco Tronchetti Provera, forte del consenso delle banche, ha avuto buon modo per illustrare in consiglio le ragioni che rendono quasi impraticabile la soluzione dell’aumento di capitale in un momento di mercato così travagliato. Meglio, perciò, programmare un’operazione che prevede il sacrificio del 6% di Pirelli non sindacato nel patto di controllo della stessa società della Bicocca. Proprio la situazione di mercato, replicano i Malacalza, consiglia di rafforzare il patrimonio di Camfin: la congiuntura 2013 promette di essere complicata anche per un’azienda robusta come Pirelli.

Soprattutto, però, una buona parte dei mezzi raccolti finirà a finanziare i “buchi” di Prelios, la società immobiliare in grave sofferenza. Tra le attività italiane, quelle tedesche e il portafoglio dei crediti di cattiva qualità, Prelios potrebbe aver bisogno di fare nuove svalutazioni, che porterebbero il gruppo a chiudere la semestrale con circa 120 milioni di perdite. La decisione sull’entità delle svalutazioni da operare non è stata ancora presa, ma un’iniezione di capitali sembra inevitabile. Sulla società sono in arrivo due offerte, una dell’americana Fortress, l’altra di Massimo Caputi e del gruppo Merloni ma è difficile che le proposte siano già pronte per il cda del 28 agosto, il giorno prima del nuovo vertice Camfin. In ogni caso, le banche creditrici di Prelios (379 milioni, a cui si aggiungono 160 milioni erogati da Pirelli) esigono una nuova iniezione di capitale da 100-150 milioni.

C’è da domandarsi, al di là della sfida finanziaria, se l’alleanza tra uno dei gruppi più liquidi d’Italia (almeno un miliardo cash) quale il gruppo Malacalza e uno dei manager più brillanti dell’industria italiana, è davvero arrivata al capolinea. Di sicuro i Malacalza, frustrati nel tentativo di acquisto del San Raffaele, sentono sempre più stretto il ruolo di partner di complemento. Tronchetti Provera, che nel corso della sua carriera si è avvalso di leve finanziarie ben più spericolate di quella in atto in Camfin, non ha alcuna intenzione di affrontare un duello a suon di “cash” in cui sarebbe senz’altro perdente. Con lui ci sono le banche ed il mercato, per motivi diversi tutt’altro che favorevoli ad un’operazione che comporti l’impegno di un aumento di capitale. Per questo il duello in Camfin è un bell’esempio delle ristrettezze del nostro capitalismo in un momento in cui, dalle Generali in giù, molte società avrebbero bisogno di un bel ricostituente di fronte alla carestia del credito ed alle difficoltà della congiuntura

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