Dopo cinque anni di attesa caratterizzati da polemiche infinite e ricorsi alla Corte Costituzionale la riforma delle Camere di commercio si avvia verso la sua naturale conclusione. Il decreto Agosto ha posto una scadenza perentoria: entro il 14 ottobre dovranno essere portati a compimento gli accorpamenti delle Camere di Commercio il cui numero a fine corsa scenderà a quota 60. Nel 2015, anno in cui la legge sulla riorganizzazione del governo Renzi venne approvata, erano 105. Ogni sono 82.
“44 hanno già portato a termine la riforma, mentre 38 devono ancora farlo. Dalla fusione di queste ultime dovranno scaturire 16 nuove Camere, che sommate alle 44 già di nuovo conio permetterà di centrare il fatidico numero di 60”, spiega Il Sole 24 Ore.
Tra i prossimi appuntamenti da seguire ci sarà quello fissato dalla nuova Camera di Prato e Pistoia che a fine settembre eleggerà il nuovo presidente. A seguire toccherà alla camera di Frosinone-Latina.
Ma cosa pensano gli imprenditori di questi cambiamenti? Secondo un sondaggio effettuato da Ipsos su oltre 400 imprese dislocate nelle 40 province interessate dagli accorpamenti, la fusione di due o più Camere di commercio è considerata utile da tre imprese su quattro.
“Per gli imprenditori a conoscenza dell’accorpamento della propria Camera di commercio, questa trasformazione non solo non ha avuto alcun impatto sui rapporti tra la Camera e le aziende ma anzi, se ci sono stati cambiamenti, sono considerati più vantaggiosi per le imprese in termini di qualità e ampiezza dei servizi offerti, di disponibilità di risorse economiche messe a disposizione del territorio, di capacità di risposta alle esigenze degli operatori economici”, fa sapere Unioncamere attraverso una nota.
La rilevazione indica che, il 92% degli imprenditori a conoscenza dell’accorpamento della propria Camera, ritiene che la qualità dei servizi resi sia migliorata o sia rimasta invariata dopo l’accorpamento e il 28% che la gamma dei servizi sia stata ampliata.
Non solo secondo il 36% degli intervistati, i contributi erogati sarebbero aumentati, mentre il 31% testimonia una crescita dei bandi ai quali le imprese possono partecipare.
“Le fusioni tra Camere, che per 9 imprenditori su 10 non hanno comportato alcuna complicazione operativa che possa aver avuto effetti sulla vita quotidiana dell’impresa, non allontana le Camere dai territori e dai diversi sistemi produttivi locali. Mantenendo saldi la propria presenza e il presidio territoriale, la nuova Camera ha invece una maggiore capacità di interpretare e soddisfare le necessità delle imprese (è quanto ritiene il 35% delle imprese)”, continua Unioncamere, sottolineando inoltre che, per il 35% degli imprenditori l’incremento di “taglia” consente alle Camere di accrescere il proprio ruolo e il proprio peso.