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Cambiano i paradigmi dei mercati finanziari: su dollaro e Dax, giù oro ed Emergenti

La banca di Ghizzoni presenta la trimestrale – Molti i cda in programma oggi – Telecom e Bpm sotto i riflettori – Ma il miglioramento dell’economia Usa e il taglio dei tassi Bce hanno cambiato gli scenari e avvicinano il tapering: il dollaro recupera, il Dax vola, gli Emergenti tornano a soffrire, l’oro crolla – Oggi Milano apre debole.

Cambiano i paradigmi dei mercati finanziari: su dollaro e Dax, giù oro ed Emergenti

Tapering, atto secondo. I dati Usa migliori del previsto hanno ridato smalto all’ipotesi di una prossima inversione di tendenza della politica monetaria Usa. Già dicembre, ultima riunione del Fonc presieduta da Ben Bernanke. Le conseguenze si sono fatte sentire subito:

a) rialzo del dollaro ai massimi da due mesi, favorito dal taglio dei tassi da parte della Bce. Il miglioramento della congiuntura compensa a Wall Street l’effetto della ipotetica mini-stretta: l’indice S&P 500 ha chiuso la settimana con un guadagno dello 0,1%.

b) Il taglio dei tassi ha dato una spinta al Dax di Francoforte (+0,7%), che è riuscito tra l’altro a spingersi su nuovi record storici. Si ferma, invece, la corsa dei listini della “periferia”. L’indice FtseMib chiude la settimana con una perdita complessiva dell’1,2%, performance allineata a quella di Madrid (-1%).

c) Tornano a scendere i listini emergenti. Il brasiliano Bovespa -3,3% (anche per il tonfo di Tim Brasil), Turchia -2,5%, in ribasso anche India, Thailandia e Russia. La doppia sorpresa del taglio dei tassi della Bce e di dati macro migliori delle previsioni in Usa non hanno creato particolari tensioni ai listini azionari: l’indice S&P 500 ha chiuso la settimana con un guadagno dello 0,1%.

d) Vistoso calo dell’oro (-1,6% venerdì a 1.285 usd). Novembre parte quindi con il segno meno (-2,8%) dopo un ottobre piatto ed un settembre in calo del 4,5%.

APPUNTAMENTI. UNICREDIT SFILA DOPO I CONTI

Si terrà oggi il Cda della banca guidata da Federico Ghozzoni seguita, nel pomeriggio dall’incontro con gli analisti e la stampa. Il consensus degli analisti preveve: utile netto di 203 milioni e un marfgine operatovp di 487 milioni. Il target price medio è di 4,68 euro. Altri cda in programma:Acea, Astaldi Banca Carige, Catagirone Editore, Exprivia, Fiera Milano, Molmed, Piaggio, Seat Pagine Gialle.

SORPRESE SOTTO L’ALBERO/1. ASSEMBLEA TELECOM

Si terrà il prossimo 20 dicembre l’assemblea di Telecom Italia chiesta da Marco Fossati, per revocare i consiglieri di Telco (la holding che controlla l’ex incumbent con una quota del 22,4%), si terrà il prossimo 20 dicembre. Se la proposta venisse approvata dall’assise dei soci, provocherebbe la decadenza dell’intero consiglio. L’ad Marco Patuano, dopo la conferenza stampa di venerdì, ha voluto sottolineare i punti di convergenza tra il business plan approvato in consiglio e le proposte industriali di Fossati. Il Cda di Telecom, come è noto, ha deliberato la vendita di Telecom Argentina (offerta 1 miliardo) delle torri di trasmissione sia in Italia che in Brasile ma ha ribadito l’intenzione di non cedere il Brasile e di concentrare gli sforzi sul broadband e l’innovazione. 

Ma non è probabilmente piaciuto a Fossati scoprire, già venerdì mattina, che il convertendo per 1,3 miliardi varato giovedì sera era già stato integralmente sottoscritto, cosa che comporta una potenziale diminuzione della quota della sua Findim del 12-13% (cioè di nuovo sotto il 5% del capitale). Il convertendo, 1,3 miliardi, è stato riservato agli istituzionali. Il cmprtore numero uno è stato il fondo BlackRock, che è già il secondo socio di TI, Tefonica si è dovuta accontentare di acquisti per 103 milioni. 

Novità anche per Telco. Ci sono vari segnali di un accordo tra Telefonica e i soci italiani per proseguire la coabitazione fino a 2015, quando scatterà una seconda finestra per l’uscita definitiva di Generali, Intesa e Mediobanca dalla holding (dal 31 dicembre al 60% in mano alla società spagnola). La soluzione consentirà a Telefonica di non consolidare i debiti di TI che metterebbero a rischio il rating del gruppo e neutralizza probabilmente l’avvio di una legge ad hoc per imporre l’Opa.

SORPRESE SOTTO L’ALBERO /2. BPM

Si profila l’ennesima assemblea infuocata dei soci Bpm dei soci per il prossimo 21 dicembre. Si tratterà di rinnovare gli organi direttivi della banca. Dopo le dimissioni del consiglio di gestione presieduto da Andrea Bonomi. La decisione, spiega una nota, mira a “consentire al consiglio di sorveglianza che sarà nominato di assumere ogni più opportuna deliberazione nell’interesse esclusivo dell’istituto a una gestione stabile e duratura che garantisca il successo dell’aumento di capitale e perché prosegua il rilancio della banca”.

Contro il vertice si è mosso Raffaele Mincione, secondo azionista dell’istituto al 7,02% che ha contestato duramente l’ipotesi di rinnovare per tre anni il cdg, lasciando intendere di disapprovare l’intera gestione della banca. Ora Mincione potrebbe candidare alla presidenza l’ex premier Lamerberto Dini, già direttore generale di via Nazionale.

ACCADDE IN SETTIMANA

A Piazza Affari solo 15 blue chip su 40 hanno chiuso la settimana con un segno positivo. Determinanti sono stati i risultati delle trimestrali e lo sviluppo delle situazioni aziendali, mentre hanno avuto scarsa eco le notizie macro. La classifica delle top ten vede in testa i titoli industriali mentre tra le prime dieci non figura alcun valore bancario o assicurativo. Al primo posto troviamo Pirelli +6%%, premiata dalle indicazioni del nuovo piano industriale.  Segue Prysmian, che ha colto in contropiede i mercati, dopo aver fornito indicazioni prudenti sull’intero 2013. Il titolo era in ribasso da 4 settimane consecutive. Al terzo posto Azimut +3%, dopo i forti dati di raccolta. Saipem +2%: rimane però il peggiore titolo del paniere principale da inizio anno con una perdita che sfiora il 40%.

In cima alla lista delle società in terreno negativo spicca, a sopresa, Mediobanca-6%, che in quattro mesi ha accumulato un guadagno del 70%. Ribassi tra il 5,3% e il 3,9% hanno colpito Unicredit, Ubi Banca, B. Popolare e Intesa. Fa storia a sé B. Pop. Milano -5%, che sta subendo l’impatto negativo del durissimo scontro intestino per riformare la governance dell’istituto. Finmeccanica-5,3% ha deluso fortemente con i risultati trimestrali. Telecom Italia-4,8%, dopo le indicazioni emerse dal nuovo business plan e l’emissione del convertendo. anche in questo caso punita dallo scontro tra gli azionisti sulle proposte per rilanciare il gruppo. 

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