Carlo Calenda ha minacciato di stracciare la tessera (seppur fresca d’inchiostro) del PD se l’approccio con i 5Stelle diventasse una intesa per un nuovo Governo. Molti la pensano come lui; ma altrettanto molti paiono decisi a tentare “il cerchio della morte” del luna park del dopo voto. Sarebbe più utile costringere la delegazione democratica a porre al designato premier Di Maio ( e alla conseguente coerenza parlamentare del testimone Fico) quattro precise domande, pretendendo risposte chiare, puntuali, evangeliche se il paragone non fosse azzardato. Dice Matteo: “Sia invece il vostro parlare si,si,no,no. Il più viene dal maligno”.
Prima domanda. Cosa volete fare a Taranto? Chiudere come avete urlato da tempo e in molte sedi? Abbandonare l’acciaio? Sostenere le improvvide iniziative del governatore delle Puglie e quelle del Sindaco della città? Sulla magistratura inquirente e sui fascicoli aperti o apribili che posizione dovrebbe assumere il nuovo Governo? In poche parole. Mittal lo teniamo stretto con i suoi miliardi? O lo mandiamo a casa con tante scuse per il tempo perduto?
Seconda domanda. A Piombino apriamo o non pariamo le porte a Jindal ? Oppure mantenete fede alle vostre promesse elettorali che, unite a quelle della Lega di Salvini, hanno fatto breccia nei voti della città rossa anche con una prospettiva di nuova nazionalizzazione degli impianti?
Terza domanda. Su Alitalia che si fa? Perseguiamo l’azione del Governo Gentiloni e diamo seguito alle offerte dei pretendenti o…..?
Quarta domanda. Che idea avete sulla Cassa Depositi e Prestiti? Deve trasformarsi in una nuova IRI? Cosa intendete per una Banca pubblica? Deve sostenere grandi investimenti strategici del Paese o, come pare, rilevare le quote dei privati (come i Marcegaglia a Taranto) anche se ultraminoritarie?
Forza Calenda! Insisti su alcune poche cose concrete ma in grado di misurare “la febbre” ai 5Stelle. Su questi nodi non possono cincischiare o fare “ammuine”. Hic Rhodus,hic salta,