Il caldo anomalo è appunto anomalo e non potrà mai essere considerato un fattore positivo. Ma almeno, in questo inverno, avrà contribuito a dare economicamente sollievo agli italiani: a gennaio infatti sono scesi del 3,1% i prezzi dei vegetali freschi rispetto allo scorso anno, in un mese segnato da temperature decisamente troppo miti per la stagione (+1,4 gradi secondo i dati Istat, oltre alla siccità nelle campagne) che hanno anticipato le primizie e provocato la maturazione contemporanea delle colture con un aumento dell’offerta.
Sui banchi, secondo quanto rilevato da Coldiretti, sono arrivate con oltre un mese di anticipo le primizie per effetto di un inverno anomalo segnato da temperature che hanno mandato in tilt le colture lungo tutta la Penisola, con ad esempio la raccolta delle fave nel Lazio avviata molto prima del tradizionale appuntamento del primo maggio, ma anche l’arrivo delle fragole in Puglia e dei primi asparagi in Veneto.
Sconvolgimenti si sono verificati anche per la verdura di stagione, con i cicli di produzione che si sono sovrapposti: il risultato sono i bassi prezzi pagati in campagna in alcuni casi non consentono neppure di coprire i costi di produzione ma anche il rischio che in futuro si possa verificare minore disponibilità di verdure offerte ai consumatori. A preoccupare è anche la mancanza di acqua soprattutto con l’arrivo della primavera quando le colture ne avranno bisogno per crescere.
La natura è dunque in tilt e a macchia di leopardo lungo la Penisola dove si sono verificate fioriture anticipate delle mimose in Liguria e dei mandorli in Sicilia e Sardegna dove iniziano a sbocciare le piante da frutto, ma in Abruzzo sono in fase di risveglio, con un anticipo di circa un mese, gli alberi di susine, pesche mentre gli albicocchi in Emilia e in Puglia hanno già le gemme. Un clima pazzo che non aiuta certamente la programmazione colturale in campagna ma espone le piante anche al rischio di gelate nel caso di brusco abbassamento delle temperature con conseguente perdita delle produzioni e del lavoro di un intero anno.
L’andamento anomalo di questo inverno conferma dunque i cambiamenti climatici in atto che si manifestano con la più elevata frequenza di eventi estremi e sfasamenti stagionali che sconvolgono i normali cicli colturali ed impattano sul calendario di raccolta e sulle disponibilità dei prodotti che i consumatori mettono nel carrello della spesa. L’agricoltura – conclude la Coldiretti – è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici con sfasamenti stagionali ed eventi estremi che hanno causato una perdita in Italia di oltre 14 miliardi di euro nel corso del decennio tra produzione agricola nazionale, strutture e infrastrutture rurali.