Giocatori in manette, decine di indagati, un giro di affari che si sta allargando a macchia d’olio su tutta la serie A, e diversi club che rischiano quantomeno per responsabilità oggettiva. Se non, in alcuni casi, probabilmente anche per responsabilità dirette di allenatori e dirigenti (è il caso, per esempio, di Lecce e Siena). In attesa di chiarire le responsabilità penali personali dei soggetti chiamati in causa – tra i più noti il capitano della Lazio Stefano Mauri, arrestato, l’allenatore della Juve (al Siena all’epoca dei fatti) Antonio Conte, indagato, e gli azzurri Criscito e Bonucci (il primo dovrà rinunciare agli Europei, mentre il secondo è stato “salvato” da Prandelli) – a tenere banco adesso sono le possibili ripercussioni sulla giustizia sportiva. Ovvero, sul destino delle società coinvolte dall’operato dei loro tesserati.
Il processo parte giovedì a Roma, e per ora fa capo solo al filone d’inchiesta della Procura di Cremona (che ha eseguito gli arresti e le perquisizioni di ieri, e darà via oggi ai primi interrogatori), e a parte della documentazione dell’indagine di Bari, mentre si attendono ancora sviluppi dagli investigatori della Procura di Napoli. Le società di serie A chiamate in causa sono Lazio, Genoa, Chievo, Siena e Lecce, e per tutte quante è ormai scontato che arriveranno penalizzazioni, con possibili retrocessioni in serie B. In particolare sembra pesante la posizione delle ultime due: i toscani per il numero di partite (più grave la posizione se fosse dimostrata una responsabilità diretta), i pugliesi rischiano molto soprattutto per l’ipotesi che sia stato il suo ex presidente (Pierandrea Semeraro) a partecipare alle combine, specialmente quella sul derby col Bari della scorsa stagione, vinto per 2-0. Per quanto riguarda i veneti, ieri è stata perquisita l’abitazione del capitano Sergio Pellissier, mentre per il Genoa la partita incriminata è sempre quella con la Lazio, per la quale fu anche chiesta dal pm di Cremona Di Martino la custodia cautelare per Giuseppe Sculli, poi respinta dal gip. Su Sculli grava il pesante indizio di una foto fuori da un ristorante di Genova con alcuni capi ultrà e membri dell’organizzazione criminale che gestiva le scommesse illecite: nell’immagine appare anche l’azzurro Domenico Criscito (ora allo Zenit San Pietroburgo, ma rossoblù all’epoca dei fatti), iscritto nel registro degli indagati e escluso dalla lista definitiva per gli Europei di Polonia e Ucraina.
Stessi rapporti consolidati con l’organizzazione degli “zingari” sembra aver avuto il capitano biancoceleste Stefano Mauri, per il quale sono scattate addirittura le manette. La posizione della Lazio è dunque delicatissima, soprattutto per quanto riguarda la sua partecipazione alla prossima Europa League, per la quale si è qualificata sul campo in virtù del quarto posto conseguito in questa stagione. Il regolamento Uefa lascia infatti poco spazio a equivoci: dal 27 aprile 2007 è stata introdotta, all’articolo 2, la norma che, per giocare le coppe, un club non deve essere coinvolto direttamente e/o indirettamente in nessuna attività volta ad influenzare il risultato di incontri nazionali o internazionali. Non si parla pertanto di club “sanzionati”, ma semplicemente “coinvolti”. La norma ha già fatto una “vittima” l’anno scorso, quando i turchi del Fenerbahce, chiamati in causa in vicende simili, furono estromessi dalla Champions League.
E’ la stessa fine che, sulla carta, rischia di fare la Juventus, come conseguenza del coinvolgimento del suo attuale allenatore – e fresco di rinnovo al 2015 – Antonio Conte (e del difensore Bonucci): il tecnico pugliese risulta attualmente tra gli indagati in seguito alle testimonianze del suo ex centrocampista ai tempi del Siena Filippo Carobbio. Va ovviamente ricordato che l’eventuale responsabilità di Conte sarebbe comunque da collocare nella passata stagione, quando allenava i toscani, e assolutamente non in quella attuale, da campione d’Italia con la Juventus. Inoltre, la stessa Procura di Cremona ha tenuto ieri a precisare che molti avvisi di garanzia sono stati emessi come da consuetudine per esclusiva tutela dei soggetti interessati, e anche la stessa società bianconera ha subito fatto quadrato intorno al suo allenatore e la Figc ha spiegato che chiarità tutto all’Uefa. Lo scudetto e il futuro europeo della Juventus dovrebbero dunque essere salvi, anche se non è da escludere una penalizzazione (si parla di 1 punto o di un’ammenda) da scontare nel campionato italiano in virtù dell’art. 4.2 di giustizia sportiva, che prevede la responsabilità oggettiva anche per fatti attribuiti prima del suo tesseramento, come avvenuto alla Sampdoria con Bertani.