Tempo scaduto. Il mercato invernale ha chiuso i battenti e adesso, in attesa di tornare a pensare solo al campo, è il momento di fare il punto sui suoi movimenti principali. Partiamo subito col dire che questa non è stata una semplice sessione “riparatoria”, quantomeno non per tutti. Inter, Milan e Napoli, per esempio, sono intervenute con forza e anche nella parte medio bassa della classifica abbiamo assistito a tantissime operazioni, con Fiorentina, Genoa e Spal particolarmente scatenate. A incidere, chiaramente, è il rendimento avuto sin qui, ma va anche detto che il mercato invernale ha ormai cambiato logica: il tempo delle “toppe” è andato in pensione in virtù di un calcio sempre in movimento, nel quale il futuro conta tanto quanto il presente.
L’acquisto più glamour è sicuramente quello di Eriksen, capace di scavalcare perfino Ibrahimovic. Lo svedese resta un colpo importantissimo, capace di attirare ulteriormente l’attenzione sulla Serie A, ma il danese è senza dubbio un giocatore di maggior prospettiva e averlo preso già a gennaio è davvero tanta roba. Marotta ha concentrato tutte le sue forze economiche su di lui, tanto da dover rinunciare a quel vice Lukaku che tanto avrebbe fatto comodo a Conte: il prescelto era Giroud ma le pretese economiche del Chelsea, unite alla sagacia con cui il presidente del Tottenham ha trattato Eriksen, hanno impedito il matrimonio. Oggi il tecnico nerazzurro, nella conferenza pre Udinese, ci dirà il suo giudizio in tal senso, ma è lecito attendersi, se non un grazie, quantomeno un po’ di serenità in più verso una società che gli ha preso quasi tutto ciò che aveva chiesto.
Mercato positivo anche per il Milan, se non altro a livello di bilancio: le cessioni di Suso, Piatek, Rodriguez, Borini, Caldara e Reina permettono plusvalenze e risparmi d’ingaggi difficilmente prevedibili a inizio mese. In entrata tutto è ruotato attorno a Ibra, il vero grande colpo di Boban e Maldini, non tanto per l’acquisto in sé quanto per aver convinto Gazidis a derogare dalla linea degli under 30. A Pioli serviva questo e infatti i risultati lo dimostrano: il resto (Kjaer, Begovic, Saelemaekers e Laxalt) è sostanzialmente contorno. Mercato intenso anche per il Napoli, capace di investire 95 milioni tra i rinforzi per questa stagione e quelli per la prossima. Gli azzurri sono coloro che più di tutti hanno pensato al futuro, confermando così che il ciclo iniziato da Benitez e proseguito alla grande da Sarri è ormai chiuso.
Lobotka, Demme e Politano daranno a Gattuso nuova linfa, Petagna e Rrahmani lo faranno tra pochi mesi, sempre che il tecnico venga confermato. Le altre big, eccezion fatta per la Lazio (Lotito ha provato a regalarsi Giroud, dopodiché, una volta capito che non sarebbe arrivato, ha lasciato tutto così com’era), si sono distinte più che altro per le cessioni, a cominciare dalla Juventus (che, a proposto di acquisti per il futuro, s’è accaparrata Kulusevski). La partenza di Emre Can può essere considerata positiva a livello di bilancio (il tedesco, arrivato a parametro zero, è andato a Dortmund per 30 milioni), un po’ meno dal punto di vista tecnico, anche se è giusto ricordare come Sarri lo considerasse l’ultima delle riserve. Tenerlo insomma avrebbe rischiato di deprezzarlo, inoltre il giocatore voleva assolutamente tornare a essere protagonista, pena perdere l’Europeo.
Il discorso si può “copia e incollare” per Florenzi, scappato dalla sua Roma dopo aver vissuto i mesi peggiori della carriera. Alessandro non era ben visto da Fonseca, in più a Trigoria, da qualche tempo, le bandiere non sono poi così ben viste. Il Valencia ha sfruttato l’opportunità, ora vedremo quale sarà il verdetto del campo, a cominciare da questa sera. I giallorossi infatti saranno impegnati a Reggio Emilia contro il Sassuolo (ore 20.45) in uno dei tre anticipi di questa 22esima giornata (gli altri sono Bologna-Brescia e Cagliari-Parma). Una partita delicata, da non sbagliare per nessun motivo, pena rischiare il sorpasso dell’Atalanta (domani in casa contro il Genoa) in chiave quarto posto, e forse persino un avvicinamento del Milan, attualmente a meno 8.
“Il Sassuolo è una squadra che mi piace molto, ammiro le sue qualità offensive e il suo coraggio – il pensiero di Fonseca. – Sarà una partita difficile ma spero sia anche aperta e spettacolare, sia noi che loro cerchiamo sempre di imporre il nostro gioco. Florenzi? Voleva giocare di più e lo capisco, ma io non potevo garantirglielo…”. Al Mapei Stadium insomma andrà in scena la prima Roma senza bandiere, quantomeno di nascita. Ai tifosi però, già assuefatti all’idea dopo gli addii di Totti e De Rossi, interessa più battere il Sassuolo, così come a Fonseca, deciso a conquistare i 3 punti con il solito 4-2-3-1 con Pau Lopez in porta, Santon, Mancini, Smalling e Kolarov in difesa, Cristante e Veretout a centrocampo, Under, Pellegrini e Kluivert sulla trequarti, Dzeko in attacco. Stesso sistema di gioco anche per De Zerbi, che risponderà con Consigli tra i pali, Toljan, Romagna, Kyriakopoulos e Rogerio nel reparto arretrato, Obiang e Locatelli in mediana, Berardi, Djuricic e Boga alle spalle dell’unica punta Caputo.