Si gioca. Manca ancora il comunicato ufficiale della Lega Calcio, ma ormai non ci sono più dubbi: questo weekend la Serie A riprenderà il suo corso, seppur a porte chiuse, recuperando le partite della 26esima giornata, Juventus-Inter (domenica alle 20.45) su tutte. La parola fine al teatrino degli ultimi giorni l’ha messa direttamente il Governo nel decreto-Coronavirus: “Sono sospesi altresì gli eventi e le competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato – si legge in un passaggio – Resta comunque consentito lo svolgimento dei predetti eventi e competizioni, nonché delle sedute di allenamento degli atleti agonisti, all’interno di impianti sportivi utilizzati a porte chiuse, ovvero all’aperto senza la presenza di pubblico”.
Una presa di posizione che non ha lasciato spazio a nessun tipo di interpretazione, peraltro anticipata già qualche ora prima dal ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora: “Si darà la possibilità di realizzare eventi e competizioni sportive esclusivamente a porte chiuse – aveva dichiarato in mattinata – Daremo anche indicazioni ben precise per la prevenzione sanitaria delle squadre, degli staff e di tutto il personale coinvolto”.
Insomma, dopo giorni di incertezze e svariati tira e molla il Governo ha deciso di tracciare la via e la litigiosissima Serie A non ha potuto che prenderne atto, pena rischiare un danno economico molto più grosso dei mancati incassi.
L’ultimo gesto di ribellione, se così si può dire, lo ha avuto De Laurentiis ieri mattina, impedendo lo svolgimento della semifinale di Coppa Italia tra Napoli e Inter: il Prefetto infatti aveva dato l’ok per le porte chiuse ma il presidente azzurro, forte dei 40 mila biglietti venduti e del precedente fresco fresco di Juventus-Milan, si è opposto, preferendo recuperarla più avanti. Quando, francamente, è difficile a dirsi, anzi addirittura impossibile. Con il calendario attuale non c’è più spazio, a meno che Inter e Napoli non vengano eliminate entrambe dalle rispettive coppe europee.
Un problema che riguarda anche la Juventus, il cui calendario è meno saturo solo di quello dei nerazzurri: a loro, infatti, manca addirittura una terza partita (quella con la Sampdoria), attualmente senza data. Un bel caos, figlio di una gestione quantomeno discutibile che ha parzialmente annullato due giornate senza avere le alternative giuste, oltretutto per poi ritrovarsi al punto di partenza.
Il decreto-Coronavirus prevede la chiusura di ogni stadio d’Italia fino a venerdì 3 aprile, inglobando così le prossime tre giornate di campionato (il 28-29 marzo ci sarà la sosta per le Nazionali). In attesa del programma completo possiamo dare quello del prossimo weekend, che vedrà un turno dimezzato al fine di recuperare la 26esima giornata e ridare un minimo d’ordine alla classifica.
Si partirà sabato con Sampdoria-Verona (ore 20.45), mentre domenica sarà la volta di Milan-Genoa (12.30), Parma-Spal (15), Sassuolo-Brescia (15), Udinese-Fiorentina (18) e Juventus-Inter (20.45). Anche Marotta s’è dunque dovuto arrendere, mettendo così da parte orgoglio e regolamento: quest’ultimo, infatti, gli dava ragione perché le partite, in caso di rinvio, vanno recuperate in ordine cronologico. A meno che, com’è successo ieri, la maggioranza dei club non sia d’accordo per stravolgere il calendario, mettendo così l’Inter nella condizione di essere spalle al muro.
Al resto poi ha pensato il Governo, tanto che Marotta, già all’ingresso negli uffici del Coni, aveva lasciato intendere posizioni ben più miti. Si riparte dunque dalla giornata della discordia e da un Derby d’Italia che promette scintille: in campo però, però perché di parole ne abbiamo già avute decisamente troppe…