E anche quest’anno è arrivato il tempo dei bilanci. Il 2014 “vero e proprio” sta per terminare, quello calcistico invece ha già chiuso i battenti dunque è il momento di stilare il consueto pagellone. Onde evitare polemiche chiariamo subito il criterio: nel dare i voti prenderemo in considerazione tutto l’anno, non solo la seconda parte.
Juventus, voto 8
La medaglia d’oro va alla Signora e questa non è una sorpresa. Nonostante sia terminato con una sconfitta, il 2014 bianconero è stato di altissimo livello. Lo scudetto dei record (102 punti) è indubbiamente l’effige più prestigiosa, indimenticabile per tutti i tifosi juventini. Anche la seconda parte è andata piuttosto bene: primo posto in classifica e qualificazione agli ottavi di Champions, vero passo in avanti rispetto alla scorsa stagione. Gestito bene poi il passaggio dall’era Conte a quella Allegri: non era facile eppure il contraccolpo non c’è stato, se non in minima parte. Certo, non è tutto oro quello che luccica. La sconfitta in Supercoppa fa il paio con l’eliminazione dall’Europa League, a dimostrazione che la Juve è forte, non imbattibile. Agli altri il compito di capirlo e provare a toglierla dal trono.
Roma, voto 7
Secondo posto alla Roma, proprio come nella classifica attuale e in quella della scorsa stagione. D’altronde i numeri, pur non spiegando tutto, difficilmente mentono. I giallorossi hanno fatto un 2014 di buonissimo livello, dimostrando di essere vicini al salto di qualità definitivo. Quello che, a fine anno, porta in dote scudetti e coppe, non solo i complimenti di critica e tifosi. In campionato, forse, ci siamo quasi: il secondo posto di oggi è ben diverso da quello di un anno fa. Ora infatti c’è la sensazione che la Roma possa provarci per davvero, poi resta da vedere se ce la farà. La delusione riguarda le coppe, in cui i giallorossi si sono rivelati ancora immaturi. E’ stato così in Champions League (il girone era difficile ma, per come si era messo, si poteva passare) ma anche in Coppa Italia, dove gli uomini di Garcia si sono fatti eliminare dal Napoli. Annata comunque sufficiente per prendersi la medaglia d’argento, tra un anno invece sarà diverso. Perché ora è il momento di vincere, altrimenti gli applausi lasceranno il posto alle critiche.
Napoli, voto 6
Difficile giudicare il Napoli, se non altro perché, negli occhi, abbiamo la Supercoppa Italiana appena alzata a Doha. Un trofeo però non può inficiare totalmente un giudizio, tanto più se è arrivato in una partita secca e non al termine di un percorso ad eliminazione diretta. Squadra strana quella di Benitez, in fondo molto somigliante al suo allenatore, nel bene e nel male. Tostissima nei 90’ da dentro o fuori, piena di limiti sul lungo periodo. Rafa ha costruito una carriera sulle coppe, raramente invece ha convinto nei campionati e il Napoli sembra proprio aver sposato questa linea. Il giudizio è sufficiente perché la squadra ha vinto Coppa Italia, Supercoppa e si è qualificata ai preliminari di Champions. Da cui, però, è malamente uscita contro il modesto Athetic Bilbao, toccando il punto più basso del 2014. Resta poi nell’aria un’insoddisfazione latente della piazza, desiderosa di lottare per il titolo, non per il gradino più basso del podio assieme alle sorprese di Genova e alle claudicanti milanesi. I prossimi mesi saranno determinanti: tra un anno infatti ci vorranno traguardi ben più grossi di quelli raggiunti finora.
Inter/Milan, voto 5
Insufficienti entrambe, seppur in “periodi” diversi. Abbastanza bene i nerazzurri nei primi sei mesi dell’anno, così come i rossoneri negli ultimi. Il resto invece è stato un disastro, ecco perché abbiamo deciso di affibiare un 5 pieno a tutte e due, senza premiarne nessuna. Partiamo dall’Inter, in rigoroso ordine alfabetico. Da gennaio a giugno, tutto sommato, il cammino era stato abbastanza lineare, seppur con qualche scivolone che, col senno di poi, avrebbe dovuto allarmare di più. Invece fiducia totale a Walter Mazzarri, con tanto di contratto prolungato. In tempi di crisi economica (e quella dell’Inter è piuttosto grossa) non proprio un colpo di genio. WM infatti non ha tolto lo sporco, l’ha solo nascosto sotto il tappeto (leggasi qualificazione all’Europa League): quando questo però è diventato troppo, ecco che è uscito in tutta la sua drammaticità. Ora c’è Mancini, tecnico glamour e di curriculum, ma ancora incapace di fare miracoli. Vedremo se ci riuscirà più avanti, magari aiutato dal mercato di gennaio (già, ma con quali soldi?), intanto però l’undicesimo posto in classifica dice molto più delle parole…
Percorso inverso invece per il Milan. Da 4 secco la prima parte dell’anno, sufficiente la seconda. Da qui il 5 attuale che però, per ovvi motivi, non tocca Filippo Inzaghi ben sì la società. Il 2014 rossonero infatti è stato quello delle liti Galliani/Barbara (memorabile quella che ha portato all’esonero di Allegri), dell’incomprensibile vicenda Seedorf (prima trascinato in panchina a suon di milioni, poi licenziato in malo modo), della difficile gestione di alcuni elementi della rosa (su tutti Balotelli), della mancata qualificazione alle coppe dopo ben 15 anni. Insomma, un disastro su tutta la linea a cui però ha fatto seguito un restyling interessante. Fiducia a Inzaghi, uomo di casa e simbolo di un passato di vittorie, ma soprattutto gran lavoratore. E proprio il lavoro sembrerebbe portare alcuni frutti interessanti, come dimostrano gli ultimi risultati di prestigio contro Napoli e Roma. Intendiamoci, Superpippo ha ancora tutto da dimostrare proprio come il Milan, però un bel voto d’incoraggiamento ci starebbe tutto. Se solo l’anno durasse 6 mesi…