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Calcio, in arrivo 7 miliardi da Citicorp ai club europei

Accordo con Uefa sul finanziamento che ridà un po’ di ossigeno ai club che partecipano alla Champions e Eurolega. Non è la panacea ma intanto rafforza l’asse con gli Emiri del Golfo

Calcio, in arrivo 7 miliardi da Citicorp ai club europei

Alla fine, tra banche e finanziarie accorse al capezzale del calcio, l’ha spuntata Citicorp. Oggi l’Uefa presenterà ai suoi associati l’accordo con la banca Usa che prevede finanziamenti per i club europei fino a due miliardi di dollari, che presto saliranno a 7 miliardi di dollari. In attesa di sviluppi perché no si chiude certo qui l’emergenza finanziaria del soccer che, causa la pandemia, quest’anno ha già perduto nove miliardi di incassi al botteghino. Ma la piccola rivoluzione del pallone rappresenta solo una mossa nella partita per il controllo delle leve finanziarie e politiche dello sport più seguito. Una mossa firmata Aleksander Ceferin, l’avvocato sloveno che con quest’operazione, rafforza l’asse con gli emiri del Golfo. Dal 2015, infatti, Citicorp è sponsor del Manchester City, il club presieduto dall’uomo d’affari Kaldun Khalifa al-Mubarak, numero uno del fondo Mabadala, per conto dello sceicco di Abu Dhabi Zayed El-Mansour.

 Lo stesso schema organizzativo seguito per il Paris Saint Germain: presidente Nasser al-Khelaifi, alla guida del fondo sovrano del Qatar che, tra l’altro, controlla il club di Lionel Messi, Per conto, naturalmente, dello sceicco Khalifa al – Thani, rivale in politica, ma alleato nella conquista delle leve del calcio. Grazie a Ceferin che si è adoperato perché il presidente del Psg prendesse il posto del dimissionario Andrea Agnelli, travolto dal fallimento della Super League, alla testa dell’Eca, l’associazione dei club europei.

Non stupisce, in questa cornice, che Ceferin abbia scelto Citicorp, la banca più vicina agli interessi degli Stati del Golfo, rispetto alle offerte di Goldman Sachs e dei private equity Apollo e Macquarie mentre Unicredit, già tra gli istituto in pole position, non ha voluto partecipare all’ultimo round dell’asta per il contratto. Il calcio degli sceicchi mette così a segno un altro punto nella sfida con la finanza Usa intenzionata a conquistare la leadership in uno dei campi potenzialmente più redditizi per l’entertainment. E stupisce ancor meno che continui ad esser lasciato in secondo piano il tema del fair play finanziario, “congelato” in attesa di soluzioni che non siano sgradite ai club degli sceicchi, Psg e Manchester City, sempre pronti ad allargare i cordoni della borsa nella caccia alla Champions League. Magari una supertassa che potrebbe scattare per i club che superano un tetto di spesa. 

Nell’attesa di una soluzione, però, il modo del football si dibatte in una crisi strutturale aggravata (ma non provocata) dalla pandemia che in queste settimane ha mandato all’aria i calendari delle federazioni più potenti, a partire dalla Premier League: Manchester United, Brentford, Burnley, Watford e il Tottenham di Antonio Conte hanno dovuto rinunciare al match di campionato mentre si allunga la lista del contagiati da Covid -19, tra polemiche e recriminazioni, nonostante il saggio Juergen Klopp, nocchiere del Liverpool, tuona sul Guardian che “è una follia che si invochi la privacy: la trasparenza è alla base dello sport”. Anche la Germania, peraltro, figura tra i campionati più colpiti, specie per le restrizioni all’agibilità degli impianti, ben noti anche alle società della serie A italiana.   

L’emergenza, insomma, incombe. E favorisce la ricerca di nuovi equilibri di potere. In Spagna la Liga ha raggiunto un accordo con l’americana Cvc Capital partner che ha acquisito l’8,2% del capitale in cambio di due miliardi, un affare aspramente contestato da Barcellona e Real Madrid. Il tema è d’attualità anche da noi, dove però tiene banco il nodo dei diritti tv: i problemi di trasmissione hanno complicato l’avvio della collaborazione con Dazn che nelle prossime settimane sarà impegnata a rivedere i termini della collaborazione con Telecom Italia, la causa immediata della prossima uscita di scena di Luigi Gubitosi, “colpevole” di aver sopravvalutato l’appeal del campionato.

 In questa cornice si inserisce l’operazione dell’Uefa che farà in pratica da garante per un fondo di soccorso di 7 miliardi di dollari a condizioni favorevoli riservato ai club che partecipano alla Champions, all’Eurolega o ad altre manifestazioni gestite dall’Uefa. Non è certo una soluzione per un sistema che galleggia sui debiti senza affrontare i problemi veri. Ma per i signori del Golfo (e Ceferin) per ora va bene così.

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