L’Italia è da sempre il Paese dei 60 milioni di commissari tecnici, è quindi tempo di bilanci anche per la Nazionale, al termine di un 2012 che ha visto gli Azzurri arrivare sorprendentemente fino alla finale dell’Europeo e che, a parte qualche passo falso, ci lascia di sicuro più cose positive che negative.
Ovviamente il momento clou per Prandelli e i suoi ragazzi sono stati gli Europei dello scorso giugno in Polonia e Ucraina, un’avventura a cui gli azzurri si sono presentati non certo da favoriti e iniziata non sotto i migliori auspici, con i soliti problemi al di fuori del campo (nel 2006 Calciopoli, questa volta l’inchiesta sul giro di scommesse) e l’esclusione dal gruppo di Criscito, poi risultato innocente. Ma proprio come successo per la cavalcata trionfale dei Mondiali di 6 anni prima, anche questa volta il pessimo clima che ha circondato la squadra, ha rafforzato e unito un gruppo che, dopo aver rischiato di essere eliminato nel girone, partita dopo partita ha preso fiducia ed è arrivato a giocarsi la possibilità di sollevare quella coppa conquistata solo una volta nella nostra storia, 12 anni dopo l’ultima finale persa con la Francia. Allora era stato fatale il golden gol di Trezeguet, quest’anno la Spagna si è dimostrata ancora una volta di un altro pianeta, dandoci una lezione in una finale senza storia e spegnendo i nostri sogni sul più bello quando ormai avevamo iniziato a crederci veramente, ma in fondo è stato giusto così, ha vinto la squadra nettamente più forte.
Del torneo in Polonia e Ucraina ci ricorderemo le due grandi imprese con cui abbiamo mandato a casa due rivali storiche del nostro calcio, l’Inghilterra nei quarti (superata solo ai rigori, ma dominata per tutti i 120 minuti e che così non ci batte in una competizione ufficiale dal 1977) e la favorita Germania in semifinale (di cui siamo diventati ufficialmente la bestia nera). La cartolina che ci porteremo dietro sarà l’esultanza tutta muscoli e cresta di SuperMario Balotelli dopo il suo secondo gol nella sfida contro i tedeschi, immagine solo in parte offuscata dalle lacrime dell’attaccante al termine della finale persa pochi giorni dopo, ma in generale l’Europeo ha permesso alla Nazionale di riscattarsi dalla figuraccia fatta due anni prima al Mondiale in Sud Africa, dimostrandosi, una volta di più, squadra che, a parte certi episodi, alle grandi manifestazioni è capace di trasformarsi ed esaltarsi.
Purtroppo, poi, l’avventura è finita in malo modo con la più pesante sconfitta nella storia delle finali agli Europei, un 4 a 0 arrivato per la forza della Spagna, obiettivamente di un altro livello, ma resta la sensazione e il rammarico di non essersela giocata al massimo, non sfruttando tutte le carte a propria disposizione. Le uniche critiche a Prandelli, dopo essere stato quasi perfetto fino a quel momento, infatti possono essergli rivolte proprio per la finale, dove gli è mancato qualcosa, avendo messo in campo alcuni giocatori quasi per riconoscenza per averlo portato fino a lì e essendosi affidato a una sua idea di gioco troppo difensiva e legata ai vari equilibri (giocarsi come ultima carta a mezzora dalla fine e sotto di due gol Thiago Motta non è sembrata certo la mossa vincente in una situazione come quella).
Questi sono solo appunti di fine anno a un allenatore che, comunque, ha fatto e sta facendo un grande lavoro, ottenendo ottimi risultati con un gruppo di giocatori non certo eccelso. L’ex tecnico della Fiorentina, ottima persona oltre che bravo allenatore, si è dimostrato efficace nella gestione del gruppo, aperto al dialogo e capace di farsi volere bene da tutti, anche se nell’arco dei 12 mesi in alcuni osservatori può aver lasciato qualche dubbio riguardo a qualche decisione, o qualche convocazione o non convocazione. Come nel caso di Cassano e Balotelli, il primo per il momento (o definitivamente) messo fuori dal giro, anche a causa dei suoi comportamenti, il secondo sempre difeso e convocato, nonostante crei problemi superiori o simili al barese. Proprio loro due, comunque, sono stati tra i protagonisti del 2012 in maglia azzurra, ma ora le loro situazioni sono molto delicate, il numero 99 all’Inter sembra aver trovato di nuovo la felicità ma a 30 anni la sua presenza ai prossimi Mondiali sembra molto difficile, mentre l’attaccante del Manchester City deve decidere in fretta cosa fare da grande, perché il tempo e le chance potrebbero terminare da un momento all’altro.
Prandelli durante l’anno ha puntato prevalentemente su un gruppo fisso di giocatori, aiutato dal forte e solido blocco juventino (con annesse solite polemiche), provando ogni tanto qualche esperimento, il più delle volte estemporaneo, ma trovando anche piacevoli sorprese, poi confermate, come nel caso di Diamanti. E’ evidente, però, che in questo periodo storico non siamo al livello delle migliori squadre europee : oltre alla Spagna dominatrice degli ultimi anni, dal punto di vista qualitativo, sulla carta, siamo dietro anche a formazioni come Germania e Olanda, in compagnia con le varie Inghilterra, Francia, Portogallo. Non dimenticando nazioni in continuo miglioramento come Russia, Belgio o Croazia, solo per citarne alcune, e sottolineando il fatto che di squadre cosiddette materasso in giro se ne vedono sempre meno.
Di veri fenomeni, a parte forse El Shaarawy, per il momento nel nostro campionato non sembrano essercene, e pensando all’appuntamento fra un anno e mezzo in Brasile, l’Italia dovrà farsi trovare pronta al cospetto, oltre che della squadra ospitante e dell’Argentina, anche di altre formazioni sudamericane enormemente cresciute negli ultimi anni, come la Colombia di Falcao, l’Uruguay di Cavani o il Cile di Vidal. Se si giocasse ora probabilmente la nostra nazionale sarebbe impreparata, ma guardando avanti, fra 18 mesi, non si può che essere ottimisti guardando i tanti giovani talenti in rampa di lancio che, se dovessero confermare la crescita che ci si attende da loro, giocando con continuità nei rispettivi club e acquistando un po’ più di esperienza internazionale, dovrebbero dare un ricambio importante e di qualità alla nostra formazione, specialmente davanti.
Il 2012 è stato l’ultimo anno di Totò Di Natale con la maglia azzurra, l’attaccante italiano più prolifico delle ultime stagioni (capocannoniere di Serie A per due campionati consecutivi), che però in Nazionale ha avuto sempre ben poca fortuna, ma dietro di lui sta crescendo una generazione di giocatori offensivi veramente interessante. Se, infatti, i vari Matri, Pazzini e Quagliarella non sono riusciti negli ultimi anni a sfruttare le loro opportunità, e non considerando per un attimo Cassano e Balotelli, l’Italia potrebbe presentarsi nel 2014 in Brasile con un reparto d’attacco dal grandissimo potenziale, formato dal talento di El Shaarawi, Giovinco e Insigne, da affiancare alle punte centrali Osvaldo, Destro, Immobile e Borini. Tutti giovanissimi, a parte i più “maturi” Osvaldo e Giovinco, e tutti con un grande futuro davanti, nei prossimi mesi al C.T. il compito di lanciarli senza paura e senza troppi calcoli, come succede da tempo in quasi tutte le altre grandi nazionali, e non escluderli alle prime difficoltà.
Se davanti, quindi, l’età media potrebbe diventare molto bassa, negli altri reparti la situazione non è così rosea, anche se, parlando del centrocampo, possiamo contare su uno dei giovani di cui si parla meglio in tutta Europa, cioè quel Marco Verratti finito in Francia a coordinare il gioco del nuovo e ricchissimo PSG. In mezzo al campo le certezze si chiamano Marchisio, De Rossi e Pirlo, con il primo ormai a livello dei migliori al mondo nel suo ruolo, mentre per gli altri due, non più giovanissimi (soprattutto lo juventino), bisognerà vedere in che condizioni saranno fra un anno e mezzo, considerando inoltre le recenti ottime prestazioni di altri elementi validi, quali Montolivo, Nocerino, Aquilani, Candreva.
Guardando al reparto difensivo, la Nazionale ha fatto vedere in quest’ultimo anno di essere ben coperta dal trio juventino (fondamentale soprattutto la presenza di Barzagli e Chiellini) e in futuro potrà contare anche su Ranocchia, che finalmente sta mostrando tutto il suo valore, e Astori, altro giovane che crescendo sta risultando sempre più affidabile. Mentre per il ruolo di portiere l’Italia è sempre stata la Nazionale con a disposizione i migliori, basti guardare che dietro a Buffon c’è già prontissimo Sirigu, un problema da risolvere nei prossimi mesi sarà quello degli esterni : Balzaretti ha appena compiuto 31 anni, Maggio non ha mai replicato le prestazioni col Napoli e altri specialisti di caratura internazionale non ne abbiamo (i milanisti Abate e Antonini non hanno mai convinto del tutto, soprattutto in maglia azzurra), non resta che sperare anche qui nei giovani, con la promessa De Sciglio e magari il ritorno di Santon, che in Premier con il Newcastle è riuscito a ritagliarsi uno spazio importante.
Concentrandoci sui risultati ottenuti, la Nazionale di Prandelli chiude il 2012 saldamente al primo posto del suo girone di qualificazione ai prossimi Mondiali, con 3 vittorie in 4 incontri da settembre ad oggi, 4 punti di vantaggio sulla Bulgaria seconda, 5 sulla Repubblica Ceca e addirittura 8 sulla Danimarca (anche se queste ultime due hanno una partita in meno), un’ottima base per affrontare i prossimi impegni nel 2013, con la possibilità di chiudere il discorso con qualche mese d’anticipo. Risultati importanti che ci hanno regalato per questa fine dell’anno la 4° posizione nel Ranking FIFA, dietro Spagna, Germania e Argentina e prima di Colombia, Inghilterra, Portogallo, Olanda, Russia e Croazia, a completare le prime dieci posizioni. Grandi complimenti vanno fatti anche al bellissimo anno dell’Under21 di Mangia, un gruppo pieno di giovani talenti, molti dei quali già in orbita della nazionale maggiore, che ha raggiunto con pieno merito la fase finale dei prossimi Campionati Europei di categoria, in programma a giugno in Israele.
Ora, l’Italia è attesa da un 2013 che, come detto, sarà soprattutto in prospettiva 2014, con il grande appuntamento del Mondiale brasiliano, una data a cui gli azzurri vorranno arrivare nel migliore dei modi e questi mesi saranno importantissimi proprio per far crescere tutti i giovani più interessanti e assemblare e preparare una squadra con tutte le carte in regola per fare una bella figura.
Tra i propositi per il nuovo anno, alla Nazionale chiediamo di provare a riportare il calore e la vicinanza di tutti i tifosi nei suoi confronti, passione che negli ultimi anni ha subito un calo vertiginoso, e che ritorna soltanto nelle fasi finali delle varie manifestazioni sulla scia di qualche vittoria, fatto di cui non possiamo certo vantarci. Uno scarso attaccamento e coinvolgimento da parte del pubblico dovuto anche all’assenza negli ultimi anni di un campione o figura carismatica come poteva essere il Roberto Baggio degli anni Novanta, con tutto il rispetto per i giocatori di oggi, un problema a cui la Federazione dovrebbe seriamente cercare di porre rimedio, e organizzare più amichevoli con avversari di livello mondiale invece che contro formazioni inferiori che non riempiono nemmeno metà degli stadi potrebbe essere un inizio. Non sarebbe certo l’unica soluzione, i problemi del rapporto tifosi-Nazionale sono molteplici e derivano un po’ anche dalla nostra cultura, che per esempio ci porta ad essere sempre in minoranza durante i grandi appuntamenti in Paesi lontani, come si è visto l’estate scorsa durante l’Europeo. Da questo punto di vista ci sarebbe molto da fare e da cambiare, ma purtroppo anche i nostri club non si sono mai dimostrati troppo collaborativi con la nostra Nazionale, spesso restii a concedere i propri giocatori più importanti e anche in quest’ultimo anno protagonisti di qualche polemica di troppo.
Ma aldilà di tutto, e confidando che il 2013 porti novità positive, un augurio alla Nazionale Azzurra di continuare la serie di successi che ha contraddistinto questi ultimi mesi, con la speranza che nel 2014 ci riporti in strada a festeggiare qualcosa di importante. Perché saremo anche il Paese dei 60 milioni di C.T., ma quando vogliamo sappiamo essere milioni e milioni di tifosi, orgogliosi e attaccati a questa maglia azzurra.