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Calabria, gli industriali scrivono a Mattarella

La lettera di Unindustria al Presidente della Repubblica per la ripresa economica della Regione. Fermi da anni gli investimenti in ambiente e infrastrutture.

Calabria, gli industriali scrivono a Mattarella

Fa notizia per la sanità e la mala politica. Ma la Calabria produttiva, delle aspettative, dei progetti impolverati, non ci sta. Unindustria scrive al Presidente Sergio Mattarella nella speranza di spezzare il cortocircuito mediatico politico di questi giorni e riprendere finalmente il filo di un piano di rilancio.

I sindaci sono stati ricevuti dal premier Conte, ma è l’ora che “la nostra Regione diventi questione nazionale” ha scritto Natale Mazzuca, vicepresidente nazionale di Confindustria e Presidente degli industriali calabresi. Con lui il leader dell’Ance Giovambattista Perciaccante e i rappresentanti di tutte le categorie. Nessuna reticenza sui mali storici del territorio. Il momento è pesante, come nel resto del Paese, ma qui si deve superare mettendosi al lavoro. Si, partiamo dalle iniziative industriali congelate, sebbene condivise con le istituzioni , rilanciano gli industriali. Sono concentrati su ambiente, dissesto idrogeologico, alta velocità, Zes, infrastrutture.

La notorietà incresciosa per gli errori sulla nomina dei commissari alla Sanità non deve oscurare le ansie per uscire dalla tenaglia sottosviluppo-‘Ndrangheta. Di fatto da dieci giorni, scrive Mazzuca, si fa “fatica a garantire la dignità della condizione di cittadini”, dopo il pasticcio sulla sanità. Si vive un profondo sconcerto, con rischi di una deriva sociale dagli sviluppi imprevedibili, generati dall’incontrollato e atavico tasso di disoccupazione. Anche l’emigrazione verso il Nord si è rallentata, mentre le Università della Regione laureano giovani promettenti. La politica ha le sue responsabilità, appare evidente di fonte alla lista di cose fattibili in pochi mesi.

Le risorse del Recovery Fund dovrebbero arrivare nelle cinque province calabresi, come hanno chiesto i sindaci al governo. Si gioca la partita ambientale, intrecciata con la domanda di infrastrutture poco impattanti sia in montagna che lungo le due coste. Gli investimenti privati sono fermi in settori che potrebbero segnare la svolta. Quelli pubblici congelati, oltre la sanità e gli ospedali malconci, sono messi in fila nella lettera a Mattarella e per riflesso al governo: Alta Velocità Ferroviaria, Green economy, porto di Gioia Tauro, riqualificazione delle aree industriali, turismo, digitale. Ancora una volta si chiede che “lo Stato cambi radicalmente strategia”: la ragione per la quale ci si rivolge al Presidente della Repubblica riconosciuto garante dell’unità nazionale esposta a nuovi rischi. Un appello schietto da un territorio lacerato, ma avido di modernità.

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