“Io sindaco di Milano? Perché no? Milano è la mia città, la adoro”. Cosa avrà realmente voluto dire Urbano Cairo, editore del Corriere della Sera e de La7 e presidente del Torino Football Club, rispondendo così, tra il serio e il faceto, a “Un Giorno da Pecora” su Rai Radio1? Lo scopriremo presto, ma non è una novità la sua passione per la politica. L’ha sempre avuta, perché il suo modello è sempre stato Silvio Berlusconi, di cui è stato il segretario particolare prima di lasciare la Fininvest a seguito delle turbinose vicende di Tangentopoli. Una squadra di calcio, una tv, un giornale e la politica: il sogno di Cairo, come FIRSTonline segnalò fin dal 2017, è sempre stato quello di diventare il Cav 2.0. Certo, avere nel portafoglio e nel cuore una squadra rivale delle milanesi come il Toro non è il massimo per chi vuol fare il sindaco di Milano, ma il problema vero, se mai Cairo scendesse in politica e volesse candidarsi fra tre anni a guidare la metropoli lombarda, non è quello. E’ quello del Corriere della Sera. Un sindaco proprietario del primo giornale nazionale e soprattutto del giornale di Milano non sarebbe il massimo dello stile. Ma basterebbe guardare al di là dell’Atlantico a quando, agli inizi del Duemila, il miliardario Michael Bloomberg si candidò e divenne sindaco di New York. L’America avrà tanti difetti ma il rispetto della concorrenza, del pluralismo e delle regole del gioco vale anche in politica, anche se oggi Donald Trump fa di tutto per farcelo dimenticare. In quell’occasione Bloomberg fece una cosa molto semplice: si dimise da Ceo della sua grande casa editrice. Cairo sarebbe disposto a fare altrettanto? Si accettano scommesse.