X

Caffè, Starbucks apre un megastore nel cuore di Milano

Pixabay

Sarà il negozio più grande d’Europa e soprattutto la prima roastery (cioè il caffè verrà torrefatto direttamente nella struttura) del Vecchio Continente e la quinta in tutto il mondo. Il 6 settembre Starbucks arriva in Italia e lo fa in grande stile, inaugurando a Milano uno spazio retail di 3.200 metri quadrati, su più piani, a piazza Cordusio, nel cuore della città, nello storico palazzo novecentesco delle Poste. Dopo tanti anni di attesa, la caffetteria più famosa del mondo arriva nel Paese del caffè espresso: quello più distante, concettualmente, dai tazzoni all’americana serviti da Starbucks, ma le due scuole di pensiero proveranno a convivere, puntando sui tanti turisti e sulla voglia di novità degli italiani. Anche perché il nuovo negozio è stato progettato appositamente per il cliente nostrano, facendo perno sulla tradizione dell’esperienza del caffè in Italia.

In realtà un po’ di Italia ci sarà lo stesso: il mega store offrirà anche pasticceria e panificati sfornati in loco dal maestro artigiano Rocco Princi, marchio arcinoto ai milanesi e partner esclusivo di Starbucks per tutte le nuove sedi globali di roastery. L’inaugurazione sarà anch’essa in grande stile: per svelare il suo primo gioiellino nel Belpaese, il gigante di Seattle ha organizzato per giovedì sera, col patrocinio del Comune di Milano, una suggestiva festa all’aperto in piazza Cordusio. La serata sarà divisa in due parti: all’inizio sui maxi schermi allestiti per l’occasione sarà trasmesso una sorta di film che ripercorrerà la storia d’amore tra Milano e Howard Schultz, il fondatore di Starbucks da sempre innamorato della città meneghina, dove – almeno così racconta – ha avuto l’intuizione di fondare la sua “Sirena”.

Il secondo tempo, invece, sarà all’insegna della musica e della danza con la piazza – per l’occasione chiusa a taxi e mezzi pubblici – che si trasformerà in un teatro a cielo aperto per accogliere lo spettacolo nientemeno che dei ballerini dell’Accademia della Scala. A festa finita, 1.200 persone – su invito – entreranno per la prima volta nel locale, che dal giorno successivo, venerdì 7 settembre, aprirà ufficialmente i battenti al pubblico. E la storia d’amore tra Schultz e Milano sembra decisamente destinata a proseguire, tanto che Starbucks ha già in mente nuove aperture sotto la Madonnina. La roastery resterà solo quella di piazza Cordusio e sarà gestita direttamente da Starbucks, mentre dei coffee shop saranno aperti dal concessionario Percassi: il primo è già in cantiere in zona Garibaldi. In tutto, l’idillio Starbucks-Milano frutterà 350 posti di lavoro in città.

L’apertura della prima sede italiana e la suggestiva festa che la accompagnerà è anche una forte operazione di immagine in un momento complicato per Starbucks. Sarà per una sorta di “maledizione di Seattle”, viste le continue critiche che piovono da tempo su Amazon, fondata anche lei nella città all’estremo Nord-Ovest degli States, ma recentemente il gigante del caffè, che con i suoi 28 mila negozi sparsi per il mondo passa per essere una multinazionale cool, gayfriendly e attenta ai problemi ambientali, è finito nel mirino della tv pubblica elvetica. Il documentario “Starbucks senza filtro, dietro le quinte del caffè” getta un’ombra soprattutto sul trattamento dei suoi 350mila dipendenti, che sentirebbero costantemente il fiato sul collo dei vertici aziendali.

Gli impiegati di Starbucks in tutto il mondo sono infatti piuttosto trattati, con tutta l’accezione negativa del termine, come dei partners, quasi degli azionisti: la proprietà li costringe continuamente a migliorare i risultati e a confrontarli quotidianamente con quelli degli ultimi 12 mesi. Utilizzando una telecamera nascosta, in un locale di Parigi, la tv elvetica ha ad esempio immortalato il direttore mentre spiega a un neo-assunto che “noi dobbiamo servire il cliente in meno di 3 minuti. Dobbiamo essere un po’ come dei robot”. Per non parlare del fatto che chiunque lavori in uno Starbucks deve anche occuparsi personalmente delle pulizie. E non è tutto: nonostante la dichiarata verve ecologista del patron Schultz, che ha dichiarato di voler eliminare le cannucce di plastica nei suoi locali entro il 2020, il reportage ha anche svelato che i 4 miliardi di tazze che vende ogni anno non sono biodegradabili. Che lo sbarco a Milano possa essere l’occasione per una policy più coerente?

Related Post
Categories: Economia e Imprese