X

Cacao, la scarsa produzione continua a spingere sui prezzi. Alcune aziende chiudono, ma l’export italiano cresce del 16%

Pixabay

Certo non si può dire che sia un momento facile per le maison chocolates: il prezzo del cacao continua a essere molto alto e molto volatile sulle piazze internazionali a causa delle penuria di produzione che è vista proseguire anche quest’anno, traducendsi in un rincaro anche dell’amata tavoletta. Alcune storiche cioccolaterie a Bruxelles e a Parigi hanno dovuto chiudere, mentre in Italia c’è più ottimismo: i marchi più famosi di Re Cacao made in Italy, dal raffinato cioccolato di Domori, Majani, Amedei, alla grande industria di Ferrero continuano a raccoglie il favore degli appassionati. Le esportazioni italiane continuano a crescere: tra gennaio a settembre 2024, sono ammontate a 2,1 miliardi di euro, in crescita rispetto a fine 2023 del +16,2%.

Almeno una dozzina di cioccolatieri a conduzione familiare hanno chiuso i battenti in tutta Europa nell’ultimo anno, riporta Bloomberg, vittime di una quarta stagione consecutiva di scorte di cacao limitate, che hanno fatto salire i prezzi e compresso i margini in tutto il settore. Le aziende più grandi, come Nestle SA , Lindt & Spruengli AG e Hershey Co. , hanno tutte subito colpi ai prezzi delle loro azioni, ma le loro economie di scala hanno permesso loro di superare le interruzioni del mercato.

L’Europa è responsabile di circa la metà delle importazioni globali di fave di cacao, che contribuiscono ad alimentare il suo mercato del cioccolato da 50 miliardi di dollari, su un mercato globale stimato nel 2025 in 114 miliardi. Svizzera e Germania consumano circa 10 chilogrammi di cioccolato a persona all’anno. La maggior parte di questo viene importato dall’Africa occidentale.

Nella stagione 2023-24, il mercato ha registrato un deficit di fornitura di 478.000 tonnellate metriche, il deficit più grande almeno dagli anni ’80, secondo le stime dell’International Cocoa Association (ICCO). Gli eventi climatici estremi che hanno colpito nel biennio le regioni dell’Africa occidentale, dove si produce il 70% del cacao mondiale, hanno messo in crisi il ciclo produttivo delle piante, non in grado di resistere all’alternarsi di inondazioni e temperature elevate. Ciò ha spinto i prezzi del cacao a volare a poco meno di 13.000 dollari a tonnellata, esercitando un’enorme pressione su alcuni produttori di cioccolato e alimenti. E la produzione di cacao in Costa d’Avorio nella stagione 2024/25 è destinata a mantenersi intorno ai deludenti livelli della scorsa stagione, ha detto a Reuters il ministro dell’agricoltura del Paese.

Il cioccolato italiano: export in crescita del 16%

In Italia l’amore per il cioccolato è molto simile a quello per il caffè. Nel 2024 si contavano in Italia 761 imprese della produzione di cacao in polvere, cioccolato, caramelle e confetterie. Le esportazioni italiane di cacao e sue preparazioni, tra gennaio a settembre 2024, sono ammontate a 2,1 miliardi di euro, in crescita rispetto a fine 2023 del +16,2% (1,8 miliardi di euro).

In questi giorni, dal 27 febbraio al 3 marzo, si tiene a Torino, una delle patrie italiane del cioccolato, una delle manifestiazioni più importanti: CiocolaTò. Solo in Piemonte ci sono 104 le imprese cioccolatiere, il 13,7% del totale nazionale. Ma lungo la penisola sono molte le città che si dedicano a festeggiare il Re Cacao. Dal 10 al 13 aprile si terrà a Firenze CioKoFlò, il festival del cioccolato artigianale. Ma ci sono analoghi appuntamenti a Rivoli, Collecchio, Monopoli, Vercelli, per non parlare dell’Eurochocolate che si terrà dal 14 al 23 novembre 2025 a Perugia, dove quest’anno verrà anche inaugurata la Città del Cioccolato, in uno spazio di oltre 2.800 metri quadri.

Le chiusura di cioccolaterie storiche in Austria e Germania

In Germania l’azienda del pasticcere Leysieffer, che ha prodotto una delle praline di cioccolato più popolari del paese per oltre un secolo, è stata liquidata lo scorso novembre, dopo aver presentato istanza di insolvenza nel 2022, citando forti aumenti nei costi delle materie prime e dell’energia. Settimane prima, la Salzburg Schokolade in Austria, attiva dalla fine del XIX secolo, ha chiuso la sua fabbrica che un tempo produceva 57 milioni di cioccolatini iconici ispirati a Mozart all’anno. Il cioccolatiere austriaco Franz Hauswirth ha dichiarato bancarotta a novembre dell’anno scorso dopo che l’impennata dei prezzi ha costretto il produttore dei popolari coniglietti pasquali ad aumentare i prezzi. Ciò ha portato a una “distruzione della domanda”, secondo Roman Hauswirth, amministratore delegato dell’azienda e cioccolatiere di terza generazione.

Domori: la domanda resta molto forte, il mercato si stabilizzerà

“Tutte le aziende nel campo del cioccolato stanno portando degli aumenti di prezzo sul mercato che sono sostanzialmente obbligatori: il costo del cacao è quintuplicato e risulta impossibile non agire altrimenti” dice Giacomo Biviano, amministratore delegato di Domori uno dei più preziosi cioccolati italiani appartenente al Polo del Gusto, la holding fondata e presieduta da Riccardo Illy. “Alcuni segnali fanno presumere che tra un anno il mercato dovrebbe riassestarsi poiché di fronte alla domanda in incremento si pianterà di più e ci sarà più produttività. Le previsioni prevedono infatti un piccolo rallentamento dei prezzi nel 2027: è il vecchio e caro principio della domanda e dell’offerta”. Domori, che ha anche una piantagione di proprietà, controlla tutta la filiera a partire dalle piantagioni, situate in Sud America e America Centrale, e produce solo cacao di alta qualità, come il Criollo. “Nonstante l’aumento dei prezzi, noi continuamo a tenere la qualità alta” ha aggiunto il ceo.

La più antica cioccolateria di Parigi occupa l’angolo di una strada nel nono arrondissement dal 1761. La proprietà di À la Mère de Famille è passata di mano da una famiglia all’altra nel corso dei secoli, ma è sopravvissuta. Gli attuali proprietari del negozio, la famiglia Dolfi, ne hanno rilevato la gestione nel 2000 e ora vendono più di 150 varietà, dal torrone alle praline al marzapane, da 16 punti vendita nella capitale francese. “Questa è un’azienda a conduzione familiare al 100%”, ha affermato Steve Dolfi, uno dei quattro fratelli che gestiscono il cioccolatiere. “Produciamo il 100% di tutto ciò che vendiamo”. Ma per sopravvivere anche i Dolfi hanno deciso di aumentare i loro prezzi dell’8%.

Hershey e Mondelez International Inc. , due dei maggiori produttori di cioccolato sfuso, hanno detto la scorsa settimana alla conferenza del Consumer Analyst Group di New York che i consumatori dovranno adattarsi a una nuova normalità in cui il cioccolato è più costoso del 40-50% rispetto a prima.

Qualcuno scivola verso la minor qualità o quantità di cacao

“I consumatori passeranno dall’acquisto di cioccolatini più costosi a quelli più economici“, dice Steve Wateridge, responsabile della ricerca presso la società di analisi di mercato Tropical Research Services. “Alcuni stanno chiudendo perché non possono permetterseli”.

Il gigante svizzero Nestlé ha trasferito parte dei costi più elevati sui consumatori, ma ha anche dovuto adottare misure di mitigazione, come l’aggiunta di una maggiore percentuale di biscotti o wafer ad alcuni prodotti per ridurre la quantità di cacao necessaria. Altre grandi aziende stanno cercando di ridurre i costi trovando ingredienti alternativi, come la sostituzione del burro di cacao con equivalenti a base di burro di karité o la sostituzione con olio di girasole o di palma per tagliare i costi. Ma i produttori artigianali sono riluttanti a cambiare le loro ricette.

Alcuni stanno cercando fonti alternative, diversificando la produzione lontano dalla Costa d’Avorio e dal Ghana, dove la carenza di approvvigionamento è più acuta, e dirigendosi verso aree dell’America centrale e meridionale, dove la loro quota di produzione mondiale di cacao è in costante aumento.

Related Post
Categories: Economia e Imprese