Le Regioni non aiutano la nascita delle nuove infrastrutture energetiche. Ci pensate se mettiamo tutte le autorizzazioni in mano al Ministero dell’Ambiente? Si sbloccherebbero in tempi compatibili con i nostri investimenti.
Elettricità futura, l’associazione di Confindustria che riunisce gran parte delle aziende italiane, va all’attacco della burocrazia regionale. Ovunque ci sono richieste di autorizzazioni di valutazione di impatto ambientale- VIA- ferme da anni. La media nazionale sfiora ormai i 7 anni rispetto ai 2 massimi di una direttiva europea.
Ciò che accade nelle Regioni è una disgrazia amministrativa anche costosa. Nel 2023 le richieste VIA sono costate 40 milioni di euro. In cambio, un basso numero di via libera. Per questo le imprese elettriche si fidano del Ministro dell’Ambiente piuttosto che dei presidenti di Regione.
Curioso che proprio ieri a poche ore dalla richiesta di Elettricità futura il presidente della Campania Vincenzo De Luca è intervenuto sullo stesso tema. ” La nostra autonomia differenziata proponeva il trasferimento alla Regione Campania delle seguenti materie: pareri ambientali, impianti energetici minori, piani paesaggistici, urbanistica ed edilizia, portualità, insediamenti produttivi e Zes”. La questione si misura, dunque, anche con il progetto di autonomia differenziata.
De Luca probabilmente è più veloce nel rilasciare le autorizzazioni che al Sud sono decine e decine. Al contrario gli imprenditori vogliono centralizzare il procedimento nella Capitale.
Tempi e procedure variano da Regione a Regione, sebbene derivino dalle stesse norme. In pratica un progetto può essere approvato o bocciato “in base alla discrezionalità del funzionario” è l’altra critica degli imprenditori.
Richieste diventate “matassa”
Meglio srotolare la matassa davanti al Ministro Pichetto Fratin ? Si può dubitare della velocità del Mase? Certo che sì , ma sono scelte di un organizzazione. “Per dipanarla, la matassa, bisognerebbe introdurre il Provvedimento Unico Nazionale per gli impianti che già oggi accedono alla VIA nazionale, individuando nel MASE l’Autorità responsabile dell’intero procedimento autorizzativo” rilancia l’associazione di Confindustria.
Il Ministero diventerebbe il responsabile di un procedimento unico che potrebbe firmare anche l’Autorizzazione Unica, AU.
Il governo Meloni ha già accentrato a Roma una serie di strutture e cabine di regia togliendo potere alle autonomie locali. La sterzata, però, non è arrivata.È servita certamente a distribuire incarichi e poltrone. Qui il punto è chiaro, sulle infrastrutture energetiche non si deve perdere più tempo. Siamo già molto indietro e la proposta per “tutto a Roma” dovrebbe facilitare pareri e lavori.
Una gara tra centro e periferia
Al Ministero c’è una Commissione incaricata di gestire le pratiche che dovrebbe a sua volta vedersi aumentare i poteri. E i costi ? Per noi- è la posizione di Elettricità futura- è di primaria importanza garantire che i costi a carico delle imprese vadano effettivamente a sostenere il grande lavoro della Commissione VIA.
Si prospetta, insomma, una gara di efficienza tra burocrati della Capitale e burocrati periferici con i soldi come carburante per abbassare la media dei 7 anni per ogni singola autorizzazione. Le tecnologie dovrebbero aiutare tutti ma se si soffre della paura della firma (perché no, anche al Ministero) non si va lontano. Ed è evidente che le società estere scappano dal Belpaese. Anzi, Giorgia Meloni farebbe anche bene a chiedersi quali sono i motivi per cui si fugge dall’Italia.
Confindustria non la vuole la gara tra dirigenti pubblici e si affida alle virtù della Commissione romana allungando di fatto l’aneddotica sulla sventurata amministrazione pubblica. Dovesse vincere il Ministero sarebbe da riportare subito nei manuali di diritto amministrativo.