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Burocrazia e conti, ecco i principali freni per la competitività croata

L’aggiustamento del conto corrente è attribuibile a una riduzione delle importazioni piuttosto che a un aumento dell’export, mentre il debito estero è salito al 108,5%. Per il 2016 si prevede un’accelerazione delle importazioni mentre il contributo dell’export netto sarà modesto.

Burocrazia e conti, ecco i principali freni per la competitività croata

Nel corso del 2014 il PIL croato si è contratto (-0,4%) per il sesto anno consecutivo, comportando una perdita di circa il 13% del PIL con il settore industriale contrattosi del 26% circa e quello dei servizi di oltre il 7,0%. Solo sul finire di dicembre scoso la Croazia ha dato segni di un seppur timido recupero con la dinamica tendenziale del PIL a 0,2% e poi in rafforzamento nei primi due trimestri del 2015 (+0,5% e +1,2%, rispettivamente). Dal lato della domanda, la fase iniziale del recupero economico è stata guidata in parte dal rafforzamento della domanda interna per consumi privati, che nel secondo trimestre è cresciuta dello 0,6%, e dagli investimenti fissi lordi, in aumento dello 0,8%. Più modesta, ma comunque positiva, è stata la dinamica della spesa per consumi pubblici (+0,4% in termini reali). Infine il contributo netto del settore estero alla dinamica del PIL è stato importante (1,1 pp) grazie alla crescita delle esportazioni (+10,2% in termini reali) superiore alla dinamica delle importazioni (+6,9%). Dal lato dell’offerta, nel secondo trimestre il settore agricolo e forestale si è contratto del 3,0%, mentre il settore manifatturiero è cresciuto del 2,0%. E’ rimasta sostanzialmente stagnante l’attività delle costruzioni (-0,1%), mentre il settore dei servizi è quello che ha registrato la dinamica più significativa (+4,4%). A settembre la produzione industriale in termini reali è cresciuta del 5,5%, portando la dinamica tendenziale nel terzo trimestre a +4,6%. E’ stato soprattutto il comparto dei beni di investimento a registrare la maggior crescita (+14,4%), seguito dai beni di consumo non durevoli (+7,0%), mentre la produzione di beni di consumo durevoli è calata del 7,3%. A settembre le vendite al dettaglio in termini reali sono cresciute dell’1,3% e nell’intero terzo trimestre la dinamica tendenziale è stata del 2,2%. Le esportazioni nel bimestre luglio-agosto sono rimaste sul trend positivo aumentando del 5,7%. Secondo stime preliminari, il PIL è cresciuto del 2,8% nel terzo trimestre 2015 con i contributi della domanda interna e estera netta entrambi positivi, con le previsioni per l’intero anno di una crescita del PIL attorno l’1,0% in termini reali.

Come riportato dal Centro Studi di Intesa Sanpaolo, nel 2016, per via della maggior domanda interna, si prevede un’accelerazione delle importazioni mentre il contributo dell’export netto sarà modesto, tuttavia il rafforzamento atteso degli investimenti, sostenuti dalla ripartenza del ciclo economico, insieme ancora alla domanda interna per consumi privati forniranno un significativo contributo alla crescita economica. Tale scenario è tuttavia soggetto a rischi verso il basso, dovuti a fattori sia esterni sia interni. Dal lato esterno, la domanda estera (soprattutto dell’UE, principale partner della Croazia) potrebbe essere più modesta di quanto atteso. Dal lato interno, pesano sull’economia della Croazia la fase di aggiustamento dell’indebitamento nel settore privato sul quale, a seguito dell’abbandono da parte della Banca Centrale Svizzera del tetto sul cambio con l’euro, ora grava anche un maggior peso del debito nominato in franchi svizzeri (il 16% degli impieghi bancari alle famiglie sono indicizzati al franco svizzero). Per alleggerire il costo dell’indebitamento sulle famiglie croate, a settembre il Parlamento ha approvato una legge secondo la quale i mutui nominati in franchi svizzeri dovranno essere convertiti in euro a un tasso di cambio che non è quello di mercato ma più favorevole per i mutuatari ai fini della conversione. Una disposizione giuridica quest’ultima che tuttavia potrebbe condizionare le potenzialità di crescita economica del Paese nel medio periodo perché incide negativamente sulle fiducia degli investitori esteri. La deflazione è proseguita a ottobre (-0,9%) portando il tasso di variazione medio da inizio anno a -0,4%. Sulla dinamica dei prezzi al consumo sta incidendo la bassa inflazione dei prezzi internazionali dell’energia che si sta prolungando oltre le attese e suggerisce di rivedere al ribasso le precedenti previsioni sull’inflazione per il 2016 (a 0,3% anziché 1,0%). In particolare, con il progressivo recupero dell’economia, anche i prezzi dovrebbero tornare a crescere; e la deflazione dovrebbe arrestarsi nel 2016, tuttavia si prevede che la dinamica dei prezzi al consumo resterà comunque moderata.

Dal 2009 il deficit pubblico in percentuale del PIL è stato sempre superiore al 5,0% (+5,7% è il dato riferito al 2014) per via della bassa crescita economica e, come si legge nell’ultimo Country Report della Commissione Europea, a causa della spesa per trasferimenti alle imprese pubbliche che durante la crisi economica hanno avuto necessità di sostegno finanziario. Conseguentemente il debito pubblico rispetto al PIL è cresciuto fino all’85% nel 2014 (era inferiore al 50% nel 2008) e le stime di deficit e debito per il 2015 non sono affatto incoraggianti, con la CE che stima il disavanzo pubblico attorno al 5,5% del PIL e il debito all’86%. Il Paese è nella procedura di deficit eccessivo e necessita di misure fiscali importanti per rendere i conti pubblici sostenibili. Secondo le proiezioni della CE, senza una correzione dei conti pubblici il debito croato potrebbe arrivare a circa il 110% del PIL nel 2025. 

Il saldo di conto corrente è passato in territorio positivo nel 2013 (1,0% del PIL) e nel 2014 si è registrato ancora un avanzo corrente (+0,8%). L’aggiustamento del conto corrente è prevalentemente attribuibile a una riduzione delle importazioni piuttosto che a un aumento delle esportazioni. Con l’atteso rafforzamento della domanda interna è previsto anche un aumento della domanda di importazioni, quindi in prospettiva il saldo corrente potrebbe tornare in territorio negativo salvo un significativo rafforzamento della domanda estera. Per il 2015 l’EIU prevede un avanzo in conto corrente di +1,5%, ma già il prossimo anno, quando anche la dinamica delle importazioni sarà più forte per via della maggior domanda di imprese e famiglie, è previsto un netto ridimensionamento dell’avanzo corrente che tenderà a zero nelle previsioni degli analisti. Secondo il FMI nel medio periodo il saldo corrente tornerà in territorio negativo, già nel 2019 potrà essere -0,9%, e poi potrebbe peggiorare ancora (-1,3% nel 2020). Nella prima metà del 2015 il saldo corrente è stato negativo così come nello stesso periodo dell’anno precedente, quando il saldo del conto commerciale e quello dei redditi hanno pesato sul disavanzo corrente. Al disavanzo di conto corrente si è poi aggiunto quello del conto finanziario, pertanto nella prima metà del 2015 la bilancia dei pagamenti è stata in territorio negativo nonostante l’avanzo del conto dei capitali. E per via dei consistenti deficit correnti accumulati fino al 2009 e a causa della contrazione del PIL, il debito estero è salito dall’84,3% del PIL del 2008 al 108,5% nel 2014. La posizione finanziaria netta (PFN) è passiva e arrivata a circa il 90% del PIL, ben oltre la soglia del 35% considerato dalla CE nell’European Commission’s Alert Mechanism.

L’ingresso del Paese nell’UE avvenuta nel 2013 si ritiene favorirà il potenziale di crescita economica della Croazia nel medio-lungo periodo grazie ai possibili maggiori afflussi di capitali dagli altri mercati comunitari. La Croazia potrà inoltre rafforzare le proprie infrastrutture sfruttando i trasferimenti in conto capitale tramite i fondi UE (quando la Croazia uscirà dalla procedura per deficit eccessivo). Ciò potrà favorire il superamento di alcuni dei punti di debolezza presenti nell’architettura del sistema economico e istituzionale croato evidenziati dal Global Competitiveness Index (GCI) calcolato dal Word Economic Forum. L’indice evidenzia nel sistema burocratico e nel sistema fiscale i principali fattori che frenano la competitività. L’indebitamento estero, oltre il 100% del PIL, insieme all’elevato debito pubblico (85%) rappresentano i maggiori squilibri macroeconomici dell’economia croata. Ecco allor che, in considerazione dell’elevato indebitamento estero e del consistente debito pubblico con un deficit di bilancio del 5,0% circa, le agenzie di rating S&P’s e Fitch attribuiscono al Paese il giudizio BB, mentre secondo Moody’s la Croazia è nella classe Ba1.

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