Burgo Group, il colosso della carta con sede ad Altavilla Vicentina a Vicenza, rientra nel novero delle grandi aziende che hanno sposato integralmente i principi dell’economia circolare. E da Nordest lancia la sfida per indirizzare la ripartenza post Covid in chiave totalmente ecosostenibile. Va detto che la società, riconducibile alla famiglia Marchi, da tempo sta riconfigurando i suoi stabilimenti produttivi in ottica “green”. Tra il 2018 e il 2020 sono stati stanziati 150 milioni di euro nel progetto di rinnovamento delle sedi di Verzuolo e di Avezzano e per l’investimento sui nuovi cuocitori di Burgo Ardennes.
Nello specifico gli stabilimenti di Avezzano e di Verzuolo hanno subito un importante processo di riconversione: il primo attraverso la riattivazione di una linea per produrre containerboard e il secondo attraverso la conversione totale dell’impianto (da carte grafiche a containerboard). Gli interventi in entrambi gli stabilimenti hanno permesso a Burgo di competere in un segmento cartario, il containerboard, ovvero il cartone per usi di imballaggio o industriali, che si caratterizza per un alto tasso di utilizzo di materie prime riciclate. Inoltre, a Burgo Ardennes all’inizio dello scorso anno è stato installato un nuovo forno a lotti che ha migliorato l’utilizzo della materia prima, con una maggiore efficienza delle fibre vergini e una riduzione dei consumi energetici.
«Il gruppo Burgo ha da tempo avviato una politica produttiva che coniuga le esigenze dei propri clienti con quelle ambientali. In questa prospettiva si inseriscono gli interventi maggiori di questi ultimi anni che hanno visto l’impegno del nostro gruppo nell’ampliare la produzione di prodotti riciclati», spiega Ignazio Capuano, ceo del gruppo Burgo.
Il settore del containerboard, pur risentendo dell’attuale contesto macroeconomico, presenta in Europa un tasso di crescita rilevante, che si prevede possa aumentare con i cambiamenti strutturali della domanda di imballaggi legati all’e-commerce ed al graduale maggior uso di materiali “bio”, in sostituzione di quelli di derivazione fossile. Proprio sulla produzione “bio” è impegnata l’attività di ricerca industriale di Burgo: il mercato delle carte speciali, seppur con una leggera diminuzione dei consumi, si è infatti dimostrato più resiliente alle congiunture economiche. Da segnalare inoltre l’espansione e la ricerca sui materiali legati al “food delivery”, sia per cibi freschi che per quelli da riscaldare in forno, unitamente a quella dei prodotti “cup stock” per bevande.
«L’economia circolare rappresenta sempre di più un’opportunità per le imprese, non solo per tutelare le risorse naturali ma anche come strumento di crescita. Più del 40% delle aziende italiane ha infatti già introdotto nel packaging utilizzato per i propri prodotti degli imballaggi composti integralmente da materiale riciclato. Inoltre un’azienda italiana su tre offre sul mercato prodotti che sono riciclabili per oltre il 70% del materiale che li compone. La tendenza rappresenta chiaramente il potenziale dell’economia circolare».
In questa direttrice Burgo ha aderito anche alla 4evergreen Alliance, iniziativa che mira a rafforzare il contributo degli imballaggi a base di fibre in un’ottica di sostenibilità che minimizza gli impatti ambientali delle lavorazioni industriali. Per il gruppo Burgo l’obiettivo a medio-lungo termine è quello di raggiungere un tasso di riciclaggio del 90% per gli imballaggi a base di fibre entro il 2030.
«Per fortuna, oggi si è di fronte ad una crescente cultura, socialmente trasversale, che cerca di conciliare – conclude il ceo Ignazio Capuano – le necessità umane e sociali del vivere tecnologico con quelle ambientali. Se produrre valore economico è un dovere che abbiamo nei confronti dei nostri stakeholder, creare valore sociale e tutelare il futuro è un obbligo che volontariamente abbiamo assunto verso noi stessi, ma soprattutto verso le generazioni future».