Luigi Di Maio sapeva dal 4 agosto che Paola Muraro era indagata. Perciò anche lui, come il sindaco Virginia Raggi e lo stesso assessore all’Ambiente, hanno mentito quando hanno detto di non potersi esprimere sulla vicenda in mancanza di notizie giudiziarie certe.
A inizio agosto Raggi aveva informato dell’inchiesta su Muraro i membri del direttorio capitolino, i quali a loro volta avevano comunicato la notizia al vertice dei Cinquestelle. Secondo La Repubblica, il 4 agosto Paola Taverna ha risposto a un messaggio di Di Maio scrivendogli che dalla procura era arrivato il documento sulla posizione della Muraro. “È pulito o no?”, chiede il deputato. “Non è pulito“, risponde Taverna.
Il giorno successivo il vicepresidente della Camera riceve dal minidirettorio un messaggio di posta elettronica in cui si dice tutto sul caso Muraro. “Quella mail io non l’avevo capita, ho sbagliato a leggerla, scusate”, si difende Di Maio quasi in lacrime davanti al direttorio – scrive La Stampa –, sostenendo che da quel messaggio aveva inteso che il fascicolo sull’assessore si riferiva all’esposto del numero uno di Ama, Daniele Fortini, che il 2 agosto era andato in Procura, una vicenda di cui tutti sapevano già tutto. E invece in quella mail si diceva qualcosa che, in quel momento, era assolutamente segreto. Ma i messaggi del giorno precedente sono molto più difficili da fraintendere.
Ieri la riunione a Montecitorio del direttorio e del minidirettorio romano del M5S è stata molto accesa, tanto da essere descritta come un processo politico a Di Maio.
Intanto Beppe Grillo, dopo un paio di ripensamenti, ha deciso di andare a Roma per incontrare il sindaco Virginia Raggi. L’appuntamento è per oggi pomeriggio, sempre che non salti ancora una volta all’ultimo minuto.