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Btp vincono su Bund e Oat: come sono cambiate le carte nella partita europea e cosa dicono le agenzie di rating

FIRSTonline

La ruota dei mercati gira. Mentre un tempo erano Francia e Germania ad essere considerate più virtuose e capaci di trainare l’economia della zona euro – mentre l’Italia era considerata la pecora nera, insieme ad altri Paesi del Mediterraneo – ora è proprio il nostro Paese a mostrare alcui segnali positivi che gli altri non hanno. Mentre la Francia è alle prese con il varo di una manovra difficile e la Germania è ufficialmente in recessione avendo segnato il secondo anno consecutivo in calo, l’Italia gode di dati in miglioramento, certificati anche dalla promozione delle agenzie di rating.

Il risultato più evidente si ripercuote sull’andamento dei titoli di Stato che, mentre sono venduti in Germania e Francia, ma anche negli Stati Uniti, tengono bene sul mercato italiano che quindi può beneficiare di tassi in calo, pietra miliare per la sua consistente e consueta necessità di rifinanziamento.

“Si sta scalfendo la fama granitica di prima della classe della Germania” dice Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte “e ciò si ripercuote sui rendimenti delle emissioni sia dello stato sia delle aziende tedeschi”.

Le agenzie di rating positive sull’Italia

L’intero 2024 è stato un anno positivo per l’Italia e per i Btp, mentre è stato negativo per la Francia e gli Oat e per la Germania e i Bund. Il rendimento dei titoli decennali italiani sono gli unici che hanno registrato un calo da inizio anno di una ventina di punti base , da 3,70% al 3,52-54% di questi giorni. I rendimenti degli analoghi titoli francesi invece sono saliti di 46 punti base (dal 2,56% al 3,02%) e quelli tedeschi di 25 (dal 2,03% al 2,28%). Certo, il valore assoluto del rendimento italiano resta elevato rispetto ai tedeschi. Ma, per dirla con le agenzie di rating: l’Italia è credibile nelle promesse di contenimento di deficit e debito, vanta una crescita economica migliore e soprattutto ha una stabilità politica che gli altri big europei non hanno. Fitch ha migliorato l’outlook sull’Italia da “stabile” a “positivo” pur lasciando il rating a “BBB”.

I problemi della Francia

Le agenzie di rating vedono invece peggioramenti sul fronte francese. Venerdì Scope Ratings ha declassato il giudizio sulla Francia da “AA” a “AA-“, come già aveva fatto il maggio scorso S&P. Lo spread tra i titoli francesi e quelli tedeschi era inizato a salire con il risultato delle elezioni europee e con il successivo voto anticipato richiesto ai francesi da Macron. Così lo spread Oat/Bund, che i francesi erano abituati a vedere in area 60-65 punti base, lo hanno visto salire intorno ai 75 punti base, con punte anche a 80-85. Pochi centesimi di punto di differenza che possono pesare molto visto che la Francia paga quest’anno 46 miliardi di euro di interessi, l’equivalente del bilancio della Difesa.

Del resto la Francia ha un disavanzo superiore alle attese (stimato al 6,1% nel 2024), che secondo Scope resterà sopra il 3% anche nel 2029. Mentre l’Italia, come ha scritto S&P, sta andando meglio delle aspettative e potrebbe raggiungere il 3,2% nel 2025 e il 2,7% nel 2026. Secondo Scope, pesa sugli investimenti anche la situazione politica: lo scenario per la Francia è “sfidante” scrive Scope, “e questo solleva incertezze sull’implementazione dell’agenda di riforme e della disciplina fiscale”. Invece in Italia, scrive Fitch “la stabilità politica se mantenuta sarà di supporto al consolidamento fiscale”. Infine c’è la crescita che anche in Italia sta rallentando, certo, ma meno degli altri, come sottolinea Fitch: la crescita italiana è “sopra la media europea”.

Una Germania un po’ meno granitica

Sulla Germania non ci sono stati al momento movimenti sui rating, tutti ancora sulla “Tripla A”, ma i Bund tedeschi hanno perso vantaggio sia rispetto ai Btp italiani, sia rispetto al tasso swap, sottolinea ancora Cesarano. Il tasso swap è un punto di riferimento importante, perché è il tasso interbancario a totale rischio zero e fuori dalle dinamiche politiche dei vari Paesi: è il punto fermo, il faro del mercato, su cui tutto si può confrontare. Solitamente il Bund rende molto meno del tasso swap decennale. Nel 2022, quando la Russia invase l’Ucraina, il Bund rendeva addirittura oltre 100 punti base in meno del tasso swap. Poi nel 2023 è stato tra i -60 e i -40 punti base, dice lo strategist. Poi si è ulteriormente assottigliato ad appena 18 punti base sotto il tasso swap: segno di un indebolimento evidente del Bund tedesco anche nei confronti dello swap. “Questo dato evidenzia un deterioramento nella qualità creditizia della Germania percepita dal mercato. L’economia tedesca soffre e la politica è debole, per cui il mercato inizia a temere che prima o poi anche la Germania sia costretta ad abbandonare il suo tradizionale rigore di bilancio” conclude Cesarano.

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