Partenza debole stamane per le Borse asiatiche, condizionate dalla chiusura negativa di Wall Street (indice S&P -0,19%), a sua volta frenata dalle incertezze sulla riforma fiscale. Stamane Tokyo lascia sul terreno lo 0,7%, segue Sidney (-0,3%). Giù anche le Borse della Corea del Sud e dell’India: indice Kospi -0,3%, indice Bse Sensex -0,3%.
VOLANO LE ASSICURAZIONI DOPO L’APERTURA DI PECHINO
Grande ottimismo, al contrario, alla Borsa di Hong Kong (+0,4%): non solo continua la corsa alle matricole (Razer, giochi elettronici, +4,% al debutto), ma la decisione di Pechino annunciata venerdì di consentire alle compagnie straniere di assumere la maggioranza nelle società finanziarie ha messo le ali alle compagnie assicurative, le prime a beneficiare (tempo tre anni) dell’apertura. I titoli di Aia, una delle compagnie più importanti, hanno messo a segno in rialzo del 6,3%.
In ascesa anche Shanghai e Shenzhen (+0,3%) all’apertura dopo il weekend del singles’ day, dedicato agli acquisti via web (meglio dire via smartphone, che ha contato per il 90%): Alibaba ha realizzato vendite per 25,4 miliardi di dollari. I rivali di Jd. Com per 19,1.
Da segnalare il brusco ribasso stamane della sterlina: -0,7%, a 1,1305 nei confronti del dollaro. Il Sunday Times ha rivelato che 50 deputati Tories si sono impegnati in una lettera a chieder la sfiducia del premier Theresa May. In settimana il Parlamento britannico dovrà votare lo European Union Withdrawal Bill, il “libro mastro” del divorzio da Bruxelles.
PRECIPITA IL BITCOIN: -1000 DOLLARI IN UN GIORNO
Altrettanto brusco ritorno alla realtà per il Bitcoin: domenica la valuta virtuale ha lasciato sul terreno il 22%, perdendo oltre mille dollari, a 5,555 dollari. Poco mosso l’euro a 1,165 su dollaro.
Si profila un’altra settimana ruggente per il petrolio, trattato in Asia a 63,63 dollari, non lontano dai massimi: 64,65 per il Brent al termine della quinta settimana consecutiva di rialzo.
Ad accentuare la tensione nel Golfo Persico contribuisce un’esplosione in un oleodotto del Bahrein attribuito ai “terroristi”. Oggi, intanto, si terrà un meeting tra il Venezuela, a rischio default, e i creditori. In vista del meeting tra i produttori di fine mese a Vienna è stato rilevato un picco di contratti speculativi sui futures per febbraio attorno ai 71 dollari.
IN SCADENZA 18 MILIARDI DI VECCHI BTP
L’attenzione dei mercati italiani è concentrata sull’offerta di Btp Italia, arrivata alla dodicesima edizione. Da oggi a mercoledì (giovedì l’offerta sarà riservata agli istituzionali) il pubblico potrà prenotare per via telematica (e senza commissioni) il titolo di Stato italiano a sei anni indicizzato all’inflazione con una cedola reale annua minima garantita dello 0,25%, cui verrà aggiunto l’incremento dei prezzi. La sottoscrizione coincide con la scadenza del Btp Italia del novembre del 2013, la maxi-emissione che avrà raccolto ben 22,3 miliardi (ridotti a 18 miliardi circa grazie ad una serie di concambi).
Come risponderanno i sottoscrittori, specie i 138 mila veterani del Bot people che avevano sottoscritto lotti inferiori a 20 mila euro cadauno? Rispetto al rendimento del Btp appena scaduto, il 2,15%, le condizioni saranno senz’altro avare: dopo la riunione della Bce del 26 ottobre i titoli di Stato dell’Eurozona hanno registrato sensibili cali di rendimento, culminati nel minimo storico del Bot a 12 mesi, collocato venerdì scorso in asta a – 0,0395%, nuovo minimo storico. Facile prevedere che molti capitali prenderanno altre direzioni. L’obiettivo del Tesoro è raccogliere 8 miliardi.
Oggi sono previste inoltre le aste dei titoli a medio-lungo termine del Tesoro: saranno offerte emissioni al 2020, 2024 e 2033 per 4, 5 e 6 miliardi.
OGGI 27 TRIMESTRALI. IN ARRIVO I CONTI DI A2A
Sul fronte societario è in arrivo a Piazza Affari l’ultima pioggia di trimestrali. Oggi sono in programma 27 Cda sui conti di società quotate, a partire da A2A. Domani toccherà ad Astaldi e a Salvatore Ferragamo. Finora le società del Ftse Mib che hanno annunciato i dati del terzo trimestre hanno messo a segno un sensibile aumento degli utili: oltre 9 miliardi, con una crescita del 31% circa. Nei primi nove mesi il saldo è di 32 miliardi, ai massimi del decennio.
Le Borse europee hanno però archiviato una settimana di ribassi: Piazza Affari -1,7%, Francoforte -2,4%, Parigi -2,8%. Sotto i riflettori, dopo la brusca caduta di venerdì, il titolo Leonardo.
BANCHE, IN PARLAMENTO IL CASO MPS
Da seguire, per le ricadute che potrebbero esserci sui mercati finanziari, anche i lavori della Commissione d’inchiesta sulle banche, che dopo aver affrontato il salvataggio delle due venete questa settimana apre il dossier politicamente incandescente del Monte dei Paschi di Siena.
Settimana impegnativa anche sul fronte dei conti pubblici, con la Commissione Bilancio del Senato impegnata nel dl sul fisco, e poi a seguire la manovra. Il governo affronterà oggi il confronto con i sindacati sui temi previdenziali.
A FRANCOFORTE LA PARATA DEI BANCHIERI CENTRALI
In chiave europea da segnalare la grande sfilata domani dei banchieri centrali al meeting organizzato dalla Bce a Francoforte. Parlerà la presidente uscente della Fed, Janet Yellen, il governatore della Bank of England Mark Carney e il numero uno della Bank of Japan, Haruhiko Kuroda. Chiuderà Mario Draghi. Il presidente della Bce concederà un atteso bis venerdì prossimo alla conferenza annuale delle banche europee.
Sul fronte macro da segnalare nell’Eurozona i dati preliminari del Pil del terzo trimestre e dell’inflazione dei principali Paesi, Italia compresa.
GENERAL ELECTRIC RISCHIA DI USCIRE DAL DOW
Negli Usa avanza tra non poche difficoltà la riforma fiscale: in settimana sarà presentato il piano elaborato dai repubblicani al Congresso, ma il Senato sta per mettere a punto una bozza molto diversa. Il presidente americano, Donald Trump, intanto è impegnato nelle ultime battute del suo viaggio in Asia.
Da segnalare a Wall Street la crisi di General Electric. Secondo Reuters, il titolo, in ribasso del 35% nel 2017, rischia di essere escluso dal Dow Jones Industrials alla prossima revisione: Ge fa parte dell’indice fin dall’inizio, nel 1896.
Diversi gli interventi dei membri della Fed, a partire dal vicepresidente Stanley Fischer, così come ha anticipato la volontà di uscire lo stesso William Dudley della Fed di New York. Parleranno anche James Bullard (Saint Louis), Charles Evans (Chicago) e Lael Brainard.
Tra le statistiche della settimana l’indice Empire sull’andamento della produzione industriale e dell’inflazione.