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Btp, Bonos e Oat: 3 spread a confronto

Le economie di Italia, Spagna e Francia sono più simili di quanto non sembri e l’andamento dello spread dal novembre scorso a oggi sembra confermarlo. Questa sera il differenziale tra i btp e i bund ha chiuso a 523pb; si è mantenuto stabile a 459 pb quello spagnolo, mentre è leggermente diminuito rispetto a ieri lo spread tra oat e bund a 176 punti base.

Btp, Bonos e Oat: 3 spread a confronto

Italia, Spagna e Francia continuano a portare a casa numeri poco rassicuranti. Dal 9 novembre il differenziale dei 3 Paesi continua a crescere: lo spread italiano altalena intorno ai 500 punti, quello francese è oltre i 150 pb e quello spagnolo oltre quota 400.

18 Novembre 2010 – Solo un anno fa il differenziale tra i nostri titoli di stato e quelli tedeschi era di 158 punti base. E già ci si preoccupava. All’epoca si dava la colpa alla crisi dei sub-prime che ancora aveva riflessi negativi sull’economia Usa, i quali potevano trascinare con sé i Paesi europei più deboli. La Spagna viaggiava intorno ai 200 pb e iniziava a prendere i primi colpi dopo il grande boom economico durato fino al 2008. Ma questi spread già sembravano troppo alti.

Agosto 2011 – Eppure sono nulla se paragonati alle cifre registrate a luglio e agosto di quest’anno: pochi giorni prima di ferragosto lo spread tra gli oat francesi e i bund tedeschi è schizzato a 88 pb, più che raddopppiando quello che era sempre stato il suo valore medio dall’entrata nell’euro. Il 4 agosto il differenziale tra i bonos e bund aveva sfiorato quota 400 (con il suo record storico a 398 pb) e il giorno seguente l’Italia aveva superato la Spagna toccando in giornata i 415 pb. Gli italiani si sentivano forti di possedere gran parte del proprio debito, sicuri che con le giuste riforme la speculazione non li avrebbe colpiti, perché la loro economia poggiava su solide basi. 

Settembre 2011 – Dopo le impennate registrate in agosto la Banca centrale europea decise di acquistare btp e bonos sul mercato secondario e questa mossa ha permesso ai due Paesi di vivere un settembre relativamente tranquillo, tra alti e bassi. Lo spread italiano ha comunque mantenuto una tendenza in salita e già il 21 settembre sfiorava di nuovo i 400 pb a 398 basis point.

Ottobre 2011 – Poi i problemi della Grecia hanno iniziato ad aggravarsi. E le banche francesi, che insieme a quelle tedesche sono le più esposte al debito ellenico, hanno cominciato a barcollare. E’ infatti il 18 ottobre che il differenziale tra i titoli di stato francesi e tedeschi supera la soglia psicologica dei 100pb (è riuscita a scendere al di sotto dei 100 punti una sola volta da allora). A scatenare l’uragano è stata la decisione dell’agenzia di rating Moody’s di mettere sotto osservazione la tripla A francese.

Novembre 2011 – In Italia la situazione ha iniziato a peggiorare il 31 ottobre. Lo spread btp-bund è andato oltre la soglia dei 400 pb e in 2 settimane il differenziale è aumentato di oltre 100 punti base. Il 15 novembre ha chiuso a 528 (dopo aver toccato i 552 sei giorni prima). Anche per questo l’ex premier Silvio Berlusconi ha deciso di dimettersi. Se di un effetto Monti si può parlare, lo si può fare da oggi. Con il discorso programmatico in cui ha presentato le riforme che intende mettere in atto lo spread è risceso sotto quota 500 (a 492pb), dopo aver sfiorato i 537pb in mattinata, ma ha poi chiuso a 523pb.

Le sorti del nostro vicino transalpino sembrano strettamente legate a quelle dell’Italia e i due spread oggi hanno seguito lo stesso andamento. Dopo aver toccato il suo record assoluto di 204 punti base alle 11.30 e aver rischiato di non riuscire a collocare tutti i titoli di stato nell’asta di stamane, ha chiuso a 176 pb. In questi giorni si discute sulla solvibilità dello Stato francese le cui finanze pubbliche non mostrano dati confortanti. Il target per il deficit del 2011 è del 5,7% ma in molti dubitano che si porterà a meno del 3% entro il 2013 come promesso da Sarkozy. In più pesa sull’Eliseo il rischio default della Grecia. Se questo scenario si dovesse verificare, sarebbe un colpo durissimo per le banche transalpine e il Paese ne riesenterebbe, sia che a pagare fossero gli istituti di credito sia che lo Stato decidesse di intervenire per allegerire i danni. 

Diverso invece il caso della Spagna. Si prospettano giorni incerti nel Paese iberico per via delle elezioni presidenziali di domenica 20 novembre. Oggi il Tesoro di Madrid ha collocato poco più di 3,5 milioni di euro di bonos a 10 anni a un tasso di interesse del 7,088%: un livello che non si vedeva dal prima dell’introduzione dell’euro. E ne ha risentito lo spread che ha sfiorato quota 500, fermandosi a 499, per poi però riscendere e chiudere come ieri a 459pb. Si vedrà dalla prossima settimana se il nuovo primo ministro sarà in grado di dare risposte adeguate per la crescita del Paese. Intanto però preoccupano la disoccupazione oltre il 20%, un Pil in ristagno (+0,0% nell’ultimo trimestre) e l’obiettivo di un deficit al 6% del Pil alla fine del 2011 che i principali istituti nazionali non danno per scontato. 

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