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Bruno Tabacci: “Su banche e risparmio non si parte da zero: in un anno si possono fare le riforme”

INTERVISTA A BRUNO TABACCI, presidente del Centro democratico – “Una commissione bicamerale d’indagine sulle banche per chiarire in 6 mesi che cosa non ha funzionato e per proseguire rapidamente le riforme avviate nel 2005 – Rafforzare Consob e Banca d’Italia senza delegittimare nessuno ma tutelando meglio i risparmi: niente bond subordinati al retail”.

Bruno Tabacci: “Su banche e risparmio non si parte da zero: in un anno si possono fare le riforme”

Commissione bicamerale d’inchiesta o commissione d’indagine sulla crisi delle banche e sul risparmio? Ed esattamente per fare che cosa e in che tempi? La proposta di legge avanzata nei giorni scorsi dal senatore del Pd Andrea Marcucci sembrava spianare la strada alla commissione d’inchiesta che, a differenza della commissione d’indagine, ha poteri eguali a quella della magistratura, ma nella conferenza stampa di fine anno il premier Matteo Renzi, raccogliendo gli inviti alla prudenza del Capo dello Stato, ha riaperto i giochi rimettendosi alle decisioni del Parlamento. Bruno Tabacci, presidente del Centro democratico, è un deputato e un leader politico che si intende di indagini parlamentari avendo promosso e presieduto nel 2003-4 la commissione su banche, Cirio e Parmalat bond che portò alla riforma del risparmio del 2005. FIRSTonline lo ha intervistato per chiedergli un parere in proposito.

FIRSTonline – Onorevole Tabacci, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, nella conferenza stampa di fine anno, ha rimesso alla decisione del Parlamento la scelta tra commissione d’inchiesta o commissione d’indagine sulla crisi e il salvataggio delle banche e sullo stato del sistema bancario italiano degli ultimi 15 anni: Lei e il Centro democratico che cosa sceglierete e perché?

TABACCI – Preferisco la Commissione d’indagine perché ha un profilo più parlamentare e può utilmente raccogliere e aggiornare il materiale di documentazione e le proposte di riforma prodotte dalla commissione d’indagine su banche e risparmio che ho avuto l’onore di presiedere nel 2003 e 2004. Inoltre, e non è cosa da poco,  una commissione d’indagine eviterebbe di intralciare il lavoro della magistratura e delle Authority indipendenti che devono proseguire la loro attività senza interferenze della politica, raccogliendo in positivo l’invito del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ad accertare le responsabilità della crisi delle quattro banche che sono state salvate dal Governo ma senza sovrapposizioni e conflitti con altre istituzioni.

FIRSTonline – In sostanza quali obiettivi dovrebbe avere la commissione d’indagine se il Parlamento opterà per questa scelta?

TABACCI – Accertare che cosa non ha funzionato nel sistema bancario italiano e nell’attività di sorveglianza nell’arco degli ultimi 15 anni, verificare lo stato di attuazione e la congruità della riforma fatta nel 2005 sulla tutela del risparmio, avanzare nuove proposte di riforma per rafforzare i controlli e i poteri di Consob e di Banca d’Italia e per meglio tutelare il risparmio degli italiani.  Proprio i risultati della precedente indagine permettono oggi di dire che non partiamo da zero ma che le riforme vanno migliorate perché molti dei problemi che sono emersi con le quattro banche in crisi sono in parte simili a quelli che esplosero con gli scandali dei Cirio bond e dei Parmalat bond.

FIRSTonline – In che senso?

TABACCI – Penso soprattutto all’inadeguatezza dei controlli. Nel caso Parmalat l’indagine parlamentare di allora scoprì che erano saltati ben sette livelli di controllo, tra quelli interni al gruppo di Collecchio e quelli in capo alle Authority di sorveglianza sui mercati. Oggi leggo che nel caso della Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio le decisioni chiave venivano prese da una sorta di comitato-ombra che anticipava le scelte del consiglio d’amministrazione e metteva tutta la catena di controllo interna ed esterna alla banca davanti al fatto compiuto. Si tratta di ripartire da lì e di verificare che cosa non ha funzionato e che cosa occorra fare per migliorare la governance delle banche ma anche per rafforzare i poteri di sorveglianza e controllo di Consob e Banca d’Italia.

FIRSTonline – Ma finora Lei che idea si è fatto dell’azione della Consob e della Banca d’Italia nei quattro casi delle banche in crisi?

TABACCI – L’indagine parlamentare dovrà servire a chiarire anche questi aspetti fondamentali, ma mi ha colpito che la Consob abbia giudicato “strani” i movimenti di Borsa dei titoli delle banche popolari nella settimana precedente al decreto di riforma del governo Renzi e in particolare la crescita del 65% del titolo della Banca Etruria. La Consob non doveva indagare su questi movimenti “strani” e che cosa ha fatto in questi mesi?

FIRSTonline – E sull’attività della Banca d’Italia che idea s’è fatto?

TABACCI – Premetto che sarebbe autolesionista delegittimare le Authority che sorvegliano il mercato finanziario e che non dovrà assolutamente essere questo l’obiettivo della commissione parlamentare perché altrimenti rischieremmo di minare la fiducia dei risparmiatori. Però tutto quel che c’è da chiarire ma chiarito senza indugio. Non si può non ricordare che l’11 febbraio 2015, solo 18  giorni dopo la sacrosanta riforma delle Popolari, il Ministero dell’Economia, su proposta della Banca d’Italia, ha sciolto gli organi di amministrazione e di controllo della Popolare dell’Etruria e l’ha collocata in amministrazione straordinaria. Contestualmente la Consob ha sospeso il titolo in Borsa. L’ispezione sull’Etruria era stata avviata a novembre 2014 dalla Banca d’Italia, che l’aveva già ispezionata nel 2013 e aveva chiesto alla banca stessa di trovare un compratore. Voglio dire che se il Governo fosse stato informato, o si fosse fatto adeguatamente informare, avrebbe potuto evitare di inserire anche la Banca dell’Etruria nel decreto di riforma delle banche popolari del 2015.

FIRSTonline – Nella sua concezione il compito della commissione d’indagine parlamentare sembra perciò quello di accertare responsabilità ed errori per proseguire velocemente il cammino delle riforme su banche e risparmio avviato nel 2005 ma rimasto incompleto: è così?

TABACCI – E’ esattamente così. Non bisogna fare di tutte le erbe un fascio e bisogna distinguere le banche che si sono caratterizzate per “mala gestio” dal complesso del sistema bancario italiano, che è e resta solido e che si è dovuto sobbarcare il compito  non facile di sostenere un sistema produttivo attraversato dalla peggior crisi economica e finanziaria dell’ultimo secolo. Quanto alle Authority di vigilanza e di controllo  il Parlamento farà bene a valutare ogni strumento che possa rafforzarle nell’interesse della stabilità del sistema e dei risparmiatori. Penso soprattutto alla necessità di potenziare la vigilanza sulle banche di territorio che spesso, per le loro dimensioni, sono direttamente in capo alla Banca d’Italia più che alla Bce e che rappresentano un anello cruciale del sistema bancario.

FIRSTonline – Per evitare lungaggini e inconcludenze, non crede che la commissione d’indagine dovrebbe avere fin dall’inizio una misson molto chiara?

TABACCI – Sì, penso che tempi e regole d’ingaggio debbano essere definite con chiarezza nell’atto costitutivo. Sei mesi di tempo bastano e avanzano per un’approfondita indagine parlamentare su banche e risparmio, proprio perché non partiamo da zero. A questo aggiungerei due mesi per elaborare un testo di riforma conclusivo dell’indagine. In altre parole, se il Parlamento comincia l’indagine in primavera, deve prendersi l’impegno tassativo di lavorare notte e giorno per chiudere i lavoro entro il 2016 e presentare la sua proposta di riforma alle Camere e al Governo all’inizio del 2017 in maniera tale che ci sia il tempo necessario per approvare le nuove regole entro questa legislatura.

FIRSTonline – Oltre a rafforzare i poteri di vigilanza e di controllo delle Authority, non crede che vada messo subito in chiaro anche per legge che va vietata la vendita al retail di prodotti finanziari troppo rischiosi e di difficile comprensione come le obbligazioni subordinate?

TABACCI – Certamente sì, lo considero scontato, anche se bisogna immaginare alternative per non ridurre il credito delle banche alle famiglie alle imprese o non rendere troppo pesanti i costi della raccolta. In ogni caso i bond subordinati, che sono assimilabili al capitale di rischio, vanno riservati ai soli investitori istituzionali.

FIRSTonline – Resta un problema per le banche e per il risparmio che nessuna commissione d’indagine potrà risolvere da sola e che riguarda il rapporto con l’Europa, con l’occhio alla bad bank e alla tutela europea dei depositi: secondo Lei, il premier Renzi ha fatto bene ad aprire con vigore la battaglia europea?

TABACCI – Ha fatto benissimo, anche se deve trovare le alleanze e rendersi disponibile ai necessari compromessi politici per portare a casa i risultati.  Duecento miliardi di sofferenze sono una zavorra dovuta alla crisi delle imprese che oggi impediscono alle banche di sostenere come sarebbe necessario la ripresa  economica. Ma non meno essenziale in tempi di bail-in è la garanzia europea sui depositi bancari almeno nei Paesi che fanno parte dell’’area euro: è negli accordi che stanno alla base dell’Unione bancaria ed è un passaggio cruciale, come ha ricordato Mario Draghi, per far avanzare l’Europa. La commissione d’indagine non potrà risolvere da sola problemi che hanno una dimensione europea ma può certamente dare impulso all’azione del Parlamento e del Governo perché facciano sentire con decisione il peso e la voce dell’Italia al tavolo europeo. 

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