“Straordinario, impressionante”. Così si espresse il cancelliere tedesco Helmut Kohl in occasione di una delle sue visite in Italia, quando lo portarono a percorrere quell’immenso hinterland industriale milanese e brianzolo di cui tanto si parlava in Europa e in Germania. E in effetti, qui erano attivi, sin dagli anni ’70, i più fidati fornitori dei grandi Konzerne tedeschi, soprattutto quelli dell’automotive. E, tra queste pmi, già da anni svettava, da Lissone, la Brugola OEB, Officine Egidio Brugola, oggi simbolo a livello mondiale di eccellenza italiana nel settore, nota in Italia quanto all’estero, con una quota di esportazione che raggiunge il 90%.
Brugola OEB, un secolo di innovazione: dalla Luna all’auto
Le sue viti critiche permettono di fissare il motore alla testata in un’auto su quattro a livello mondiale. La sonda della missione Apollo che, nel 1969, portò Neil Armstrong sulla Luna era costruita anche con viti Brugola. L’azienda venne fondata dal geniale Egidio Brugola nel 1926, sulla scorta di un’innovazione: la vite a testa con incavo esagonale e gambo a torciglione, che sostituì completamente le tradizionali, fragili viti Allen. E che, dopo essere stata brevettata nel 1946, venne poi perfezionata nel 1993 dal figlio Giannantonio, altrettanto geniale, coltissimo e poliglotta, con una versione ancor più performante, la Polydrive, a testa poliedrica. Da quel momento, con una crescente internazionalizzazione, grazie all’innovazione raggiunta e alla filosofia Difetto Zero applicata in Brugola, la società è diventata fornitore apprezzato e privilegiato dei maggiori produttori mondiali di auto, come il gruppo Volkswagen. Nata nel 1926, il prossimo anno questo gioiello italiano compirà cento anni, un traguardo straordinario per un’azienda familiare, straordinario anche per la complessità degli scenari economici globali nei quali opera e le difficoltà del comparto di riferimento diretto, l’automotive.
Come resistere al crollo dei mercati
Il mondo dell’auto è oggi sconvolto da autentici tsunami tecno-economici che stanno causando perdite molto pesanti lungo la filiera italiana dell’indotto. Ma non alla Brugola OEB. “L’azienda ha registrato nel 2024 – racconta a FIRSTonline il presidente Jody Brugola, nipote del fondatore ed erede anche di quella genialità multiforme che ha contraddistinto la famiglia – un consolidato di 186 milioni di euro, con solo una leggera flessione del -2% rispetto al 2023, a fronte dei crolli generalizzati dei mercati. E con un Ebitda in crescita all’11%, con investimenti pari a 9,5 milioni di euro e l’acquisizione strategica di Fimeur Srl, partner storico e strategico dell’Azienda, specializzato in rivestimenti superficiali per gli elementi di fissaggio”. Non solo, proprio nell’annus horribilis per il settore, il 2024, in aprile la società è tornata al 100% di proprietà della famiglia, con il riacquisto dell’80% delle quote della holding A.B.F. S.r.l., precedentemente detenute da A. Agrati S.p.A. e Fontana Finanziaria S.p.A., la quale, a sua volta, deteneva indirettamente il 30% del gruppo Brugola.
Dietro i successi, il mito del Difetto Zero
Quello della Brugola OEB è un classico percorso di orgoglio imprenditoriale che, in un incessante processo industriale di qualità, fa conoscere alle aziende tedesche, francesi e americane cosa significhi Difetto Zero. “E cioè, grazie a un processo gestito in autocontrollo dai vari operatori e alla selezione del 100% dei prodotti, immettiamo sul mercato elementi di fissaggio privi di difetti”.
L’azienda familiare diventa, grazie a questo primato di produzione di prodotti ad alta resistenza e qualità, sempre più forte come specialista in viti di alta qualità esclusiva per l’automotive. Ma i grandi cambiamenti che stanno avanzando con il motore elettrico impongono sicuramente la necessità di riconsiderare i programmi, le ricerche, gli investimenti. “Noi siamo già pronti per la mobilità elettrica da tempo, non siamo contrari a questa evoluzione e da tempo fabbrichiamo viti piccole destinate ad ogni tipologia di alimentazione, oltre a elementi di fissaggio specifici per batterie e auto elettriche. Il nostro obiettivo è ampliare il portafoglio clienti, ma vogliamo anche comprendere e anticipare il futuro del settore. In definitiva, sono ottimista riguardo all’azienda, pur mantenendo un approccio realistico verso l’economia. Già da anni esploriamo nuovi mercati, fornendo i nostri prodotti a clienti in tutto il mondo”.
Il segreto, la flessibilità industriale
Proprio nell’ottica di prepararsi a una transizione che non sarà senza pesanti conseguenze, la società ha ampliato il range dei clienti, delle tipologie e dei materiali, con il ricorso, per esempio, agli acciai speciali come inox A286. “Ma stiamo anche usando l’alluminio e il rame per realizzare una gamma sempre più ampia di viti e componenti speciali. Per questo, già cinque anni fa, abbiamo assunto un direttore tecnico di grande esperienza motoristica”. I cambiamenti radicali della struttura industriale richiedono di solito ingenti e frequenti risorse per le nuove piattaforme. “Le nostre linee e le nostre tecnologie di automazione per lo stampaggio a freddo,” risponde Brugola, “possono invece essere utilizzate anche con altre leghe”.
Le incognite passate e prossime
Due certezze connotano il percorso della multinazionale italiana: le due principali innovazioni di prodotto sono tutelate da brevetti e la qualità del made in Brugola è ormai senza rivali. Ma due sono anche le incognite: il declino dell’auto tradizionale e, in generale, dell’industria automotive e la contraffazione.
Come ha reagito l’azienda brianzola per tutelarsi da questi rischi?
“Abbiamo vinto le cause che ci sono state intentate dalle aziende tedesche che contestavano la legittimità dei brevetti. Quanto alla contraffazione: dietro a ogni elemento di fissaggio ci sono anni di know-how, studi e progettazione. La contraffazione di una vite non è un processo così semplice”.
Il declino dell’automotive?
“Troppe volte l’auto è stata data per spacciata per poi ritornare di nuovo importante. E in ogni caso, l’azienda è pronta per gestire i grandi cambiamenti, anche se non nascondiamo i pesanti effetti industriali e occupazionali determinati dal crollo della produzione e delle vendite in Europa”.
Una previsione sul futuro, ovvero chi sarà vincente unica tra l’auto tradizionale e quella elettrica?
“La soluzione ideale è offrire ai consumatori la libertà di scegliere il tipo di alimentazione adatto alle proprie esigenze di guida, economiche e familiari, lasciando quindi la possibilità di optare per motori endotermici di nuova generazione, elettrici o ibridi. Ovviamente, in contemporanea, le tecnologie si stanno evolvendo per garantire basse emissioni, con un occhio sempre attento alla sostenibilità ambientale. Ci sono studi che affermano che ad oggi è realistico prevedere fino a un 20% di auto elettriche del parco circolante”.
Dall’Europa un’apertura per l’automotive
Dopo che la concorrenza delle auto elettriche cinesi è diventata sempre più aggressiva, la quasi immobilità della Commissione Europea ha subìto durissime contestazioni di fronte a questo crescente pericolo per l’intera filiera automotive europea e in particolare per le aziende che, come la Brugola, fanno parte integrante della filiera. Soprattutto per quella sorta di integralismo mostrato nel puntare tutto sul passaggio al motore elettrico. Fortunatamente, qualcosa si è mosso in Europa, perché Ursula von der Leyen ha mostrato un approccio tecnologico più aperto.