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BRICS e rischiosità economico-sociali

Summit Brics

Secondo la prof.ssa J. Ghosh (docente presso il Centre for Economic Studies and Planning della School of Social Sciences, Jawaharlal Nehru University, New Delhi), nell’attuale congiuntura di crisi l’idea che le economie dei Paesi BRICS rappresentino un’isola felice per salvare i profitti degli investitori internazionali è destinata a fallire. Come si può leggere nel suo studio pubblicato su IndiaIndie, queste economie incidono ancora per meno di un quinto sul PIL mondiale a tassi di cambio di mercato e per una quota persino più piccola sulle esportazioni globali. E la loro crescita è pesantemente influenzata dalla congiuntura economica che condiziona Europa e USA: nonostante l’espansione degli ultimi anni, sia i flussi di capitale sia quelli di commercio tendono a muoversi in modi assai simili, come già analizzato nel precedente articolo. L’incontro del Forum Finanziario dei BRICS tenutosi a Nuova Delhi la scorsa primavera ha compiuto alcuni passi in avanti in tal senso, come ad esempio l’accordo teso a incoraggiare il commercio fra paesi membri denominato in valuta bilaterale. Di fronte al perdurare della crisi finanziaria europea, i BRICS necessitano di diversificare le proprie strategie di export. Una possibilità potrebbe essere la creazione di meccanismi atti a finanziare le importazioni da parte dei Paesi in via di sviluppo, offrendo allo stesso tempo mercati e maggior potenziale di sviluppo agli stessi. L’utilizzo delle proprie monete nel commercio bilaterale potrebbe incoraggiare, inoltre, una maggiore attività commerciale tra gli stessi BRICS.

Il secondo problema sembra, invece, essere di natura distributiva. In India l’afflusso di capitali, sotto forma di investimenti di portafoglio e di indebitamento commerciale verso l’estero, ha portato ad un boom del credito al dettaglio che, grazie alle concessioni fiscali, ha stimolato i consumi delle fasce più abbienti della popolazione. A ciò si sono affiancate strategie volte a privilegiare l’accesso degli investitori privati alle risorse naturali. Tutto questo ha condotto a una rapida accelerazione della crescita del PIL a livello aggregato, sebbene la riduzione della spesa pubblica per i bisogni di base, la scarsa generazione di nuovi posti di lavoro e la persistenza della crisi agraria abbiano ridotto la quota dei salari sul reddito nazionale, assestando la domanda dei consumi di massa a livelli bassi. L’economia indiana è stata, dunque, caratterizzata da una crescita sostanziale delle quote di profitto e dalla proliferazione delle attività finanziarie, mentre gli indicatori di sviluppo umano presentavano valori molto bassi. Senza dimenticare che disuguaglianza ed insicurezza materiale alimentano pratiche di corruzione e tensioni politico-sociali economicamente disfunzionali. L’enorme potenziale di crescita sostanziale potrà allora esprimersi soltanto se l’attuale strategia verrà abbandonata in favore di un approccio trainato da produzione ed occupazione, dunque attraverso l’emergere di un ceto medio che riduca polarizzazioni e diseguaglianze economiche. Una simile necessità è già stata analizzata su FIRSTonline a proposito di un’altra economia emergente, la Russia.

La recente performance di crescita dei BRICS va quindi associata a due fattori di rischio, uno esterno ed uno interno. Primo, un’insufficiente diversificazione di flussi di investimenti produttivi in entrata ed esportazioni, che in tempi di crisi finanziaria aumenta l’esposizione e la vulnerabilità nei confronti di Europa e USA. Secondo, un aumento della diseguaglianza nei livelli di reddito e nell’accesso ai beni, potenziale causa di tensioni politiche interne economicamente disfunzionali. L’insufficiente creazione di posti di lavoro è stata, infatti, una fra le caratteristiche principali del recente processo di crescita, trainato dai consumi dei ceti sociali più abbienti. La necessità di strategie innovative ed economicamente efficienti nei BRICS non può allora prescindere dalla diversificazione delle strategie d’investimento e dalla promozione di una più efficace fornitura di servizi pubblici essenziali.

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