Mancano ormai 3 giorni al referendum sulla Brexit e il primo sondaggio realizzato sull’onda emotiva provocata dall’uccisione della deputata laburista Jo Cox torna a dare in vantaggio il fronte europeista. L’istituto Survation ribalta il suo precedente dato, con il “Remain” ora al 45%, contro il 42% del “Leave”. Nella media Sky di tutti i sondaggi, il “Leave” – in ascesa prima del delitto Cox – mantiene un solo punto di vantaggio: 45% a 44.
Il fronte filo-Ue torna in vantaggio anche secondo Yougov: 44% contro 43% in un sondaggio realizzato per il Sunday Times e pubblicato dopo lo shock per l’omicidio Cox. Lo stesso Yougov nei giorni scorsi era stato l’ultimo istituto a riconoscere il momentaneo sorpasso del “Leave” sul “Remain”.
Un terzo centro demoscopico, Opinium – prescelto da Observer, il domenicale del Guardian -, resta invece su un testa a testa: 44% pari per i due schieramenti, a quattro giorni dal voto, e un 12% di indecisi o astenuti.
Intanto, David Cameron ha annunciato che rimarrà premier qualunque sia il risultato del referendum sulla Brexit. Lo ha detto in un’intervista al Times, ammettendo di sentirsi responsabile della consultazione in quanto è stato lui stesso a convocarla nel 2015. Cameron ritiene inoltre di essere la persona più adatta a guidare i negoziati con l’Ue in caso di vittoria del sì per le sue “solide relazioni” con Bruxelles.
Il Regno Unito si trova davanti ad una “scelta esistenziale” nel referendum sulla Brexit dal quale non si potrà “tornare indietro”, afferma il Premier in un altro intervento sul Sunday Telegraph, mentre sullo stesso giornale, il ministro della Giustizia Michael Gove, a favore della Brexit, sostiene che l’uscita dalla Ue “non causerà una recessione”.
Secondo Cameron, scegliere di lasciare l’Unione Europea nel voto di giovedì prossimo sarebbe “un grande errore” e porterebbe ad una “debilitante incertezza” per un decennio. “Sceglieremo la visione di Nigel Farage, una che porta a ritroso la Gran Bretagna, divide invece di unire e pone dubbi su chi ha una visione diversa? O invece sceglieremo una Gran Bretagna tollerante e liberale, un Paese che non dà la colpa dei suoi problemi ad altri gruppi di persone, che non si tormenta per il passato, ma guarda al futuro con speranza, ottimismo e fiducia? Penso che la risposta determinerà come il nostro Paese si sentirà per un lungo periodo”.
Il premier poi afferma che l’economia “è in bilico con il commercio e gli investimenti che soffriranno in caso di un voto favorevole alla Brexit e una possibile recessione” che lascerebbe il Paese “permanentemente più povero. La debilitante incertezza, forse per un decennio fino a quando la situazione non sarà risolta. I prezzi alti, i salari più bassi, pochi posti di lavoro, poche opportunità per i giovani…Come potremmo consapevolmente votare per questo? Io dico: non rischiare”.