La data da segnare in rosso sul calendario è quella del 15 gennaio. Martedì prossimo il Parlamento britannico voterà l’accordo con l’Unione Europea che Theresa May ha stipulato sulla Brexit. Lo comunica la Bbc che cita fonti provenienti dal Governo.
Il giorno del “giudizio” è dunque arrivato. Sarà un dentro o fuori che potrebbe condizionare in maniera definitiva il futuro del Regno Unito.
Il voto, previsto inizialmente per il 10 dicembre, è stato rimandato più volte proprio a causa delle difficoltà di trovare un’intesa con Bruxelles (il problema principale è la questione relativa all’Irlanda del Nord) e poi le numerose frizioni interne al Governo che hanno portato a parecchie dimissioni da parte dei ministri Brexiters, secondo cui l’accordo non rispetterebbe il voto che i britannici hanno espresso nel corso del referendum sulla Brexit del 23 giugno 2016.
Il risultato della votazione non è per nulla scontato e i “falchi” continuano a lavorare per un “No deal”. Non a caso, Boris Johnson, ex ministro degli Esteri dimessosi in disaccordo con la linea May, in un intervista al Telegraph ha dichiarato che l’opzione di una Brexit senza accordo è “la più vicina a ciò che la gente ha votato” due anni e mezzo fa. Ma c’è anche chi spinge per l’ipotesi opposta. Nei giorni scorsi 200 parlamentari britannici hanno scritto una lettera alla Premier Theresa May, esortandola ad escludere una fuoriuscita del Regno Unito senza un accordo con l’Unione Europea,
L’iniziativa è stata lanciata della deputata Tory Caroline Spelman e del deputato del Labour Jack Dromey, secondo cui, una Brexit senza accordo equivarrebbe a un’ecatombe dal punto di vista occupazionale, causando la perdita di moltissimi posti di lavoro. A firmare la lettera non solo i sostenitori del leave, ma anche quelli del Remain, che domani incontreranno il Primo Ministro in un vertice a Downing Street.
Lo scopo di May sarà quello di tentare di convincere quanti più deputati possibili a votare a favore dell’accordo, scongiurando così lo spauracchio “No deal”. Per far passare l’intesa, la Premier avrà bisogno della maggioranza semplice. Dovranno votare Sì dunque circa 320 parlamentari su 630. Non sarà semplice dato che la maggioranza che sostiene il Governo è sempre più spaccata. In totale, tra Conservatori e partito unionista irlandese si arriva a 327 deputati contro i 322 dell’opposizione. La battaglia sarà dunque su una manciata di voti.
Ricordiamo che la Brexit diventerà effettiva dalla mezzanotte del 29 marzo 2019. Da quel momento in poi scatterà un periodo transitorio nel corso del quale Londra continuerà ad applicare le regole Ue ma non avrà più potere decisionale. D’altro canto si proverà anche a trovare una soluzione sulla spinosissima questione irlandese e ad avviare i negoziati per stipulare dei nuovi accordi commerciali tra Gran Bretagna e gli altri Paesi.