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Brexit, Von der Leyen fa causa al Regno Unito

Imagoeconomica

E’ ormai scontro aperto sulla Brexit. L’ultima decisa mossa l’ha fatta Ursula Von der Leyen in persona: la presidente della commissione europea ha infatti, di fatto, avviato un contenzioso legale contro il Regno Unito, per aver violato gli accordi. “La Commissione europea – ha detto Von der Leyen in una nota diffusa da Bruxelles – ha inviato oggi al Regno Unito una lettera di messa in mora per aver violato i suoi obblighi ai sensi dell’accordo di recesso. Ciò segna l’inizio di un procedimento formale di infrazione contro il Regno Unito. Ha un mese per rispondere alla lettera di oggi”. 

“L’articolo 5 dell’accordo di recesso – prosegue il comunicato – stabilisce che l’Unione europea e il Regno Unito devono adottare tutte le misure appropriate per garantire l’adempimento degli obblighi derivanti dall’accordo di recesso e che devono astenersi da qualsiasi misura che possa compromettere il raggiungimento di tali obiettivi. Entrambe le parti sono vincolate dall’obbligo di cooperare in buona fede nell’esecuzione dei compiti derivanti dall’accordo di recesso”.

Da parte sua, il Regno Unito ha per ora replicato tramite un portavoce del governo, che a Reuters ha detto: “Dobbiamo creare una rete di sicurezza legale per proteggere l’integrità del mercato interno del Regno Unito, garantire che i ministri possano sempre adempiere ai loro obblighi nei confronti dell’Irlanda del Nord e proteggere i benefici del processo di pace”.

La doccia fredda arriva proprio nel pieno del negoziato, quando la difficoltà nel trovare un accordo stava anche, secondo quanto riportato da alcune agenzie di stampa, provocando il panico nella comunità finanziaria. Londra infatti rimane l’epicentro dell’attività finanziaria europea, ma lo è sempre meno e secondo Ernst&Young le società di servizi finanziari che operano nel Regno Unito hanno già trasferito circa 7.500 dipendenti e oltre 1.2 trilioni di sterline di attività nell’Unione europea, con numeri destinati a crescere nelle prossime settimane.

Bloomberg segnala che solo nell’ultimo mese sono state annunciate circa 400 delocalizzazioni: da quando la Gran Bretagna ha votato per il Leave nel 2016, il settore finanziario ha aggiunto 2.850 posizioni nell’UE, con Dublino, Lussemburgo e Francoforte che hanno registrato i maggiori guadagni. La stessa Unione europea, su iniziativa della commissaria ai Servizi Finanziari, l’irlandese Mairead McGuinness, è pronta a tagliare il settore finanziario del Regno Unito dal mercato comune.

Quest’ultima notizia è invece riportata da Reuters, secondo cui McGuinness ha dichiarato che “con la crescita delle tensioni nelle trattative tra Ue e Gb, continuiamo a prepararci per tutti i possibili scenari”, inclusa la fine del sistema di equivalenza. “Non sarà ‘business as usual’ perché, in ogni caso, le società di servizi finanziari britanniche perderanno il privilegio del passaporto finanziario”, ha aggiunto la commissaria.

A proposito dell’intenzione manifestata da Londra di non rispettare alcune regole europee nell’ambito del sistema di equivalenza, McGuinness ha avvertito che un simile approccio “avrà le sue ovvie conseguenze” e che “se verrà garantita l’equivalenza in una determinata area, ciò dovrà essere accompagnato da impegni a non deviare dal quadro europeo nel periodo coperto dall’equivalenza”. L’Europa, ha concluso, continuerà a favorire il libero commercio ma non sarà ingenua nella difesa dei propri interessi. E anzi è già partita al contrattacco.

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