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Brexit, terremoto politico a Londra ma la sterlina tiene

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“Mi spiace profondamente, domani si voterà sull’uscita del Regno Unito dall’Europa senza accordo”: così in serata la premier Theresa May, subito dopo la seconda sonora sconfitta in Parlamento sulla Brexit: 391 no contro 242 sì. Oggi nell’aula di Westminster si tornerà dunque a votare: stavolta contro l’opzione di un’uscita senza accordo. La sterlina, ieri colpita dal no del Parlamento britannico alla nuova versione dell’accordo di separazione dall’Unione Europea presentato dal governo, tratta stamattina a 0,862 su euro e a 1,3088 sul dollaro, in lievissimo recupero.

La crisi politica del Regno Unito inietta una nota d’inquietudine in tutti o mercati, bilanciando l’effetto del raffreddamento dell’inflazione in Usa che allontana il rischio di un’ascesa dei tassi. Anche questo favorisce il rialzo dell’euro sulla valuta Usa: stamane in Asia la moneta unica tratta a 1,128.

CALA L’INFLAZIONE USA, S’ALLONTANA L’AUMENTO DEI TASSI

Quasi tutte in ribasso le piazze asiatiche. In rosso il Nikkei di Tokyo (-1,2%), frenato dal calo per il quarto mese di fila degli ordini sulle macchine utensili. Giù anche l’ Hang Seng di Hong Kong (-0,6%) e il Csi 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen (-0,6%). Kospi di Seul -0,7%.

A Wall Street è proseguita la frana di Boeing (-6,5%, -15% in due giorni), dopo che, con l’eccezione degli Usa, le autorità di quasi tutto il mondo hanno deciso di sospendere i voli dell’aereo protagonista dei recenti crash in Indonesia ed Etiopia. L’indice Dow Jones arretra così dello 0,37%.

Il raffreddamento dell’inflazione ha invece favorito lo spunto di S&P 500 (+0,31%), di nuovo ad un passo dalla soglia critica di 2.800 punti (2.791,71), ed il Nasdaq (+0,44%).

Il raffreddamento dell’inflazione registratosi negli Stati Uniti il mese scorso (+0,1% dopo +0,2% di gennaio) allarga lo spazio di manovra della Federal Reserve. In questo momento, i future anticipano una modesta probabilità di un rialzo dei tassi di un quarto di punto percentuale a inizio dell’anno prossimo, costo del denaro fermo per tutto il 2018. Il Treasury Note a dieci anni rende il 2,61% (minimo di 2,5979), da inizio marzo il rendimento del decennale è sceso di 15 punti base. La curva dei rendimenti è tornata a schiacciarsi, con il differenziale tra il due anni ed il 10 anni sceso a 15 punti base.

SALE IL PETROLIO: RIYAD VERSO IL TAGLIO DELLA PRODUZIONE

Il petrolio Brent è in rialzo dello 0,3% a 66,8 dollari il barile brent (57,17 il Wti), non tanto distante dai massimi da ottobre del 2018. L’Arabia Saudita ha l’intenzione di abbassare dal mese prossimo la produzione giornaliera sotto quota 10 milioni di barili e di ridurre l’export a soli 7 milioni di barili, nonostante la fiera ostilità di Donald Trump.

L’oro tratta a 1.304 dollari l’oncia, in rialzo dello 0,2%, ieri +0,6%.

PREVISTA APERTURA FIACCA IN EUROPA. IERI MILANO -0,03%

I futures anticipano stamane una partenza fiacca delle Borse europee, ieri distratte dal confronto ad alta tensione sulla Brexit.

Sostanzialmente piatta Piazza Affari, -0,03% a 20.631 punti. In risalita gli scambi: il controvalore è stato di 1,84 miliardi di euro (contro 1,68 della vigilia).

Poco mossi anche gli altri mercati dell’Eurozona: Francoforte, che riporta un misero -0,17%, e Madrid -0,11%. Sopra la parità Parigi (+0,08%).

In ascesa la Borsa di Londra (+0,29%) a fronte della sterlina in calo dopo che il Procuratore generale inglese. Geoffrey Cox ha bocciato le garanzie fornite alla premier Theresa May dal presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker: “Il rischio giuridico” del Regno Unito di restare bloccato nel backstop irlandese, ha detto, “resta invariato”.

Buone notizie sono intanto arrivate dall’economia d’oltre Manica. Il Pil di gennaio è cresciuto dello 0,5%, il maggiore aumento da dicembre 2016, in contrasto con il calo dello 0,4% di dicembre. Ma la tendenza è falsata dall’effetto Brexit: le aziende stanno continuando ad accumulare magazzino per prevenire i rischi di una Brexit caotica.

SPREAD A 249, OGGI L’ASTA DEI BTP

Solido il mercato obbligazionario. Lo spread si è fermato a 249 punti, non lontano dai livelli precedenti (250 punti). In lieve calo anche il tasso del decennale che ha chiuso la seduta a 2,54% (2,56% alla vigilia).

Il Tesoro ha venduto tutti i 6,5 miliardi di euro di Bot a un anno offerti in asta, con tassi ancora in discesa. Il rendimento medio è calato allo 0,060% dallo 0,181% del collocamento di febbraio. La domanda è stata pari a 1,51 volte l’importo offerto, in calo da 1,65 precedente.

L’attenzione è ora concentrata sull’asta a medio-lungo termine di oggi: il Tesoro mette a disposizione fino a 7,75 miliardi di euro in tre titoli: il nuovo Btp a 3 anni (luglio 2022), cedola 1%, il Btp a 7 anni e quello a 20 anni.

I rendimenti sono visti in rialzo per la scadenza più breve e per il 20 anni e invece in calo per il titolo a 7 anni.

UNICREDIT LANCIA UN PERPETUO DI UN MILIARDO

Unicredit -0,2% ha approfittato del clima più disteso del mercato. La banca ha dato mandato a un pool di banche per l’emissione di un bond perpetuo. L’obbligazione, importo iniziale un miliardo, è callable a partire dal 3 giugno 2026 e poi ogni cinque anni. Forti le richieste: 5 miliardi da parte di 300 investitori. Il bond fa parte dei cosiddetti additional tier 1. Il rendimento si colloca attorno all’8%.

JUVENTUS PRENOTA UN RALLY DA CHAMPIONS

Non è difficile prevedere che oggi grande protagonista, sia del mercato azionario che degli scambi sul bond societario, sarà Juventus, cui ha portato bene il pessimismo di Piazza Affari: il titolo del club è arretrato ieri del 2,7% in vista del match di Champions League che, al contrario, si è chiuso con il successo bianconero (e relativo superamento del turno).

Seduta contrastata per il settore bancario (-0,39%). Banco Bpm, fra i titoli peggiori, perde l’1,95%. Ancora in ribasso, dopo il ribaltone ai vertici, Banca Ifis che lascia sul terreno il 3,93%. Giù anche Bper Banca (-0,5%) e Ubi Banca (-0,8%). Avanza Intesa Sanpaolo (+0,3%).

PIOGGIA DI VENDITE SU TIM E TOD’S

Pioggia di vendite su Tim (-5,7%) che ha bruscamente invertito rotta dopo l’apertura fino a far scattare lo stop temporaneo degli scambi. Il mercato guarda alla fine degli acquisti da parte di Cdp ormai vicina all’obiettivo del 10% del capitale da raggiungere entro il 29 marzo, data dell’assemblea. Il proxy fighter Iss, intanto, ha consigliato ai soci di non votare le proposte di Vivendi.

In caduta verticale anche Tod’s: -3,23% dopo i conti. La società ha chiuso il 2018 con l’Ebitda in calo a 118,3 milioni di euro, sette milioni in meno delle aspettative degli analisti. Nel secondo semestre la redditività è scesa al 10,7%, circa 150 punti base in meno del previsto, per effetto dell’aumento delle spese di marketing. Più alto delle stime anche il debito, salito per un incremento del magazzino.
In ribasso anche Ferragamo -2%.

Hanno chiuso sopra la parità Recordati (+1,9%) e Campari (+1,81%): su quest’ultima società Banca Imi ha confermato il giudizio hold ma il prezzo obiettivo passa a 7,3 euro da 5,1 euro. Su Atlantia (+0,55%) Société Générale ha alzato il prezzo obiettivo da 22,1 a 23,3 euro, confermando la raccomandazione hold.

MEDIASET SI PREPARA PER IL POLO EUROPEO DELLA TV

Mediaset -0,71%: Fininvest ha rinunciato al dividendo dato per certo dagli analisti ed introduce nello statuto il voto maggiorato. Si tratta di mosse che fanno pensare ad un’accelerazione delle trattative per la creazione di un polo europeo delle tv.

Technogym (+3,9%) si avvicina ai massimi storici. Enav +3% dopo i conti positivi. Tra i titoli in evidenza anche Molmed (+7%)

Cir (-2,4%) ha annunciato che si fonderà nella controllante Cofide: l’operazione porta ad un aumento del flottante ed a una discesa dei costi.

Giglio Group (+2%) ha conferito le proprie attività media alla spagnola Vertice 360: operazione in carta che porterà la prima ad avere il 5,95% della seconda.

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