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Brexit: prima Biden, poi i Lord. Johnson tra due fuochi

Imagoeconomica

Prima l’elezione di Joe Biden alla presidenza degli Stati Uniti, poi la bocciatura del controverso disegno di legge denominato “Internal Market Bill” da parte della Camera dei Lord. Sono giorni difficili per Boris Johnson e per il suo Governo chiamati a trovare un accordo sulla Brexit con l’Unione Europea prima che sia troppo tardi. 

In questi giorni Londra e Bruxelles stanno facendo un ultimo tentativo per trovare un’intesa, ma nonostante i toni rassicuranti le distanze tra le parti sui temi fondamentali come la pesca, la concorrenza, gli aiuti di Stato, il ruolo della Corte di Giustizia Ue e soprattutto il confine irlandese rimangono enormi. A metà novembre tornerà a riunirsi il Consiglio Ue, ma i negoziati sono ancora in alto mare. Secondo il capo negoziatore Ue, Michel Bernier, il Regno Unito “non sembra impegnarsi in modo sufficiente su questioni fondamentali” come il “level playing field” – ovvero l’impegno a garantire parità di condizioni sul mercato, il meccanismo di risoluzione delle controversie e la pesca – e dato che alla fuoriuscita ufficiale manca ormai poco più di un mese e mezzo, la Ue si sta preparando “a tutti gli scenari” possibili, compreso il no deal. 

In questo contesto negli ultimi giorni la vita di Boris Johnson sembra essersi complicata ulteriormente a causa di due “intoppi” che potrebbero fargli perdere forza e sicurezza nelle trattative con la Ue, portandolo a cambiare rotta e ad evitare tutte quelle forzature che negli ultimi mesi hanno incrinato il rapporto con Bruxelles.

IL NO DEI LORD ALL’INTERNAL MARKET BILL

La sonora bocciatura inflitta dalla Camera dei Lord all’Internal Market Bill, il disegno di legge fortemente voluto da Downing Street che viola per stessa ammissione del premier i trattati internazionali, era attesa, ma non per questo meno dolorosa. Il risultato finale è senza appello. I Lord si sono detti contrari agli aiuti di Stato a Belfast, tema fondamentale dei negoziati sui futuri rapporti con la Ue, e sono stati addirittura 433 i voti favorevoli contro i 165 contrari alla rimozione della clausola 142 sulle disposizioni sul protocollo riguardante l’Irlanda del Nord che dà al Governo britannico il potere di prendere decisioni unilaterali sui controlli delle merci che da Londra arrivano a Belfast e viceversa, nonostante l’accordo di divorzio preveda tutt’altro.

La decisione di eliminare le parti più controverse della legge è stata motivata ai Lord con la violazione dei trattati, che rischia di compromettere la “reputazione” del Regno Unito sul fronte internazionale, tanto che la Ue ha già avviato un’azione legale chiedendo a Downing Street di ritirare la legge entro la fine di novembre. Nonostante l’irritazione di Bruxelles e il No dei Lord, il portavoce di Johnson ha confermato in mattinata che il Governo “crede che questa sia una legge necessaria per il mercato interno”.

Cosa succede adesso? La legge tornerà nuovamente al vaglio della Camera dei Comuni dove è già stata approvata e dove il partito conservatore ha un’ampia maggioranza. La Camera bassa dovrà rivedere e approvare la versione contenente le “raccomandazioni” dei Lord. Poi il testo tornerà di nuovo alla Camera Alta per un secondo e non scontato via libera. Johnson potrebbe però decidere di non restare a guardare i vari passaggi parlamentari, forzando la mano e approvando l’Internal Market Bill anche senza l’ok finale dei Lord. Una decisione che però potrebbe finire dritta alla Corte Suprema. 

L’ELEZIONE DI JOE BIDEN 

Se sul fronte interno il clima non è dei migliori, Johnson non può stare tranquillo nemmeno su quello internazionale. La sconfitta del grande amico Donald Trump alle elezioni americane rappresenta un colpo durissimo per il Premier britannico che perde un alleato prezioso che fino ad oggi lo aveva supportato nelle sue pressioni e nelle sue forzature (Internal Market Bill compreso), esortandolo a lasciare la Ue senza remore e senza angosce. La posizione di Joe Biden sulla Brexit, neanche a dirlo, è diametralmente opposta a quella di Trump: “Qualsiasi accordo commerciale tra Stati Uniti e Regno Unito deve essere subordinato al rispetto dell’Accordo e alla prevenzione del ritorno di un confine duro nell’isola d’Irlanda”, ha affermato in campagna elettorale il presidente eletto che ha origini irlandesi, sottolineando che “l’Accordo di pace del Venerdì Santo non può diventare una vittima della Brexit”. Tradotto in parole povere, se Johnson deciderà di andare avanti per la sua strada, puntando i piedi sull’Internal Market Bill, vedrà sfumare la possibilità di compensare il possibile mancato accordo con la Ue grazie a un rapporto commerciale “speciale” con gli Usa, con il risultato di isolare il Regno Unito su tutti i fronti.

A 51 giorni dalla Brexit, forse per Johnson è giunta l’ora di svelare le carte, lasciandosi alle spalle pressioni e forzature politiche. L’elezione di Biden potrebbe diventare la chiave di volta che Londra e Bruxelles stavano aspettando per venire a più miti consigli e trovare l’ormai celeberrimo accordo atteso da quattro anni.

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