Il super-giovedì non ha tradito le attese. Anzi, la clamorosa bocciatura a sorpresa della legge elettorale in tarda mattinata, poco prima della conferenza stampa di Mario Draghi a Tallin dopo la riunione della Bce, ha aggiunto una nota di giallo a un copione già carico di emozioni. Non resta che ripercorrere la cronaca di una giornata che inciderà a lungo sui destini dei mercati. E non solo.
VERSO LE DIMISSIONI DELLA PREMIER: BREXIT PIÙ DIFFICILE
La novità più clamorosa ed inquietante arriva dal Regno Unito: Theresa May, convinta di poter ottenere un largo successo, ha sbagliato i conti. I conservatori hanno perduto la maggioranza assoluta e per governare dovranno trovare alleati. La prima vittima del ribaltone, impensabile fino a poche settimane fa, è la hard Brexit, il cavallo di battaglia della Premier, da oggi costretta a confrontarsi con il laburista (marxista) Jeremy Corbin e con le formazioni filo Ue di Scozia ed Irlanda del Nord. Ma i bookmakers già accettano scommesse sulle dimissioni della Premier.
A scrutinio quasi ultimato i conservatori hanno 307 seggi (oltre 20 in meno rispetto al precedente Parlamento) contro i 326 necessari per la maggioranza. I Laburisti guadagnano 30 seggi e salgono a 257. Secca sconfitta degli indipendentisti scozzesi (-14 seggi, a 34), mentre l’Ukip è praticamente scomparso. Risalgono gli europeisti del Partito Liberaldemocratico, a 12 seggi. Gli unionisti dell’Irlanda del Nord, gli unici con cui i Conservatori potrebbero associarsi, sono a 10 seggi.
Immediata la reazione dei mercati in attesa di un’apertura della City che si annuncia difficile: i futures sull’azionario arretrano dell’1%. La sterlina ha perso quota nei confronti dell’euro (0,877, -1,4%), del dollaro e dello yen ma anche contro tutte le altre valute, real brasiliano compreso. Sul fronte azionario soffrono a Hong Kong e in Australia (-0,2%) i titoli più legati al Regno Unito.
TENGONO LE BORSE IN ASIA. COLPO GROSSO DI SOFTBANK (+7,9%)
L’impatto sui listini è stato però limitato. Tokyo si avvia a chiudere in terreno positivo: a spingere in su l’indice Nikkei è il balzo di Softbank (+7,9%) dopo l’annuncio dell’acquisto da Google di Boston Dynamics, uno dei leader della robotica e dell’intelligenza artificiale.
Contrastati i mercati della Cina: Hong Kong -0,2% e Shanghai +0,2%. Seoul guadagna lo 0,5%.In terreno positivo gli altri mercati asiatici: l’effetto Brexit non si è ripetuto.
COMEY METTE TRUMP ALLE CORDE, MA NON C’È IL COLPO DA KO
“Trump è un bugiardo e ne ho le prove”. La testimonianza al Congresso di William Comey, ex capo dell’Fbi, ha regalato più di una battuta degna di una spy story hollywoodiana. Per tre ore di fila in diretta tv l’ex responsabile del Federal Bureau of Investigation ha ribattuto alla versione di Trump (“l’ho licenziato perché non godeva più della fiducia dei suoi uomini”) e ha tracciato un inquietante quadro sulle pressioni subite perché non indagasse sul Russiagate ed in particolare sui legami con Mosca del generale Flynn, uomo di fiducia di Trump.
Comey si è anche detto certo dell’impegno della Russia nella scorsa campagna elettorale ma ha dovuto ammettere di non saper valutare se l’attivismo di Mosca abbia pesato o meno sul voto. Inoltre, non ci sono prove su un coinvolgimento diretto di Trump. In sintesi, Trump è stato messo alle corde, ma non c’è stato il colpo da KO. Non ci sono gli estremi per l’impeachment ma, vista la debolezza del presidente, le riforme promesse (fisco, commerci, deregulation) sono sempre più lontane.
ALIBABA (+13,3%) SPINGE IL NASDAQ ALLE STELLE
Ecco il verdetto di Wall Street: Dow Jones +0,04% quasi piatto così come l’S&P 500 +0,03%. Più tonico il Nasdaq: +0,39% a 6.321,78 punti, nuovo record assoluto. La performance del listino tecnologico è del tutto sganciata dalle peripezie della Casa Bianca. Il rialzo è legato ai conti strepitosi di Alibaba: +13,3% dopo che il gigante cinese dell’e-commerce ha annunciato una crescita degli utili tra il 45 e il 48% nel prossimo anno fiscale. Yahoo!, che detiene una partecipazione del 15,5% nella società di Jack Ma, ha guadagnato il 10,2%.
Vola anche Nvidia (+7,3%) dopo la promozione di Citigroup sul colosso dei chip. Non accennano a placarsi le tensioni nel Golfo Persico ma le quotazioni del petrolio proseguono la discesa a ruota libera: il Brent è scivolato 47,87 dollari, il Wti a 45,64 dollari al barile. Si tratta dei prezzi più bassi dal 29 novembre scorso, quando venne annunciato l’accordo sul tetto alle estrazioni dei Paesi produttori: è difficile che l’intesa possa reggere a lungo, se non verrà superata la tempesta diplomatica.
LA BCE COMPATTA SULLA LINEA DRAGHI
Gli eventi di una giornata speciale hanno in parte oscurato la riunione della Bce di Tallinn. Ma il vertice ha spazzato via molti timori sulle strategie future della banca centrale fi Francoforte, allineata sulle posizioni di Mario Draghi. La Bce ha rivisto al ribasso le stime di inflazione nella zona euro, che resterà debole per i prossimi tre anni. Si allontanano così le ipotesi di revisione della politica monetaria ultra-espansiva della Banca centrale europea.
Non si è parlato di “tapering”, cioè del taglio degli acquisti di titoli da parte dell’istituto di Francoforte. Che continuerà a comprare titoli per 60 miliardi di euro al mese. Fino a dicembre, come previsto dai programmi. O anche più in là, se “le prospettive diverranno meno favorevoli o se le condizioni finanziarie” lo renderanno opportuno.
Di riflesso l’euro ha perso posizioni sul dollaro, in ulteriore salita stamane (1,1198) dopo le notizie da Londra. Bene le Borse: Parigi segna un progresso dello 0,1%, Francoforte +0,3%. Mglio Madrid (+0,75%). Il mercato migliore è stato quello italiano: Piazza Affari sale dell’1,45%, indice Ftse Mib a quota 21.242.
VOLANO I BTP: ALL’ASTA 5,5 MILIARDI DI TITOLI 3 E 7 ANNI
In netto rialzo il mercato obbligazionario italiano, ma la spinta non è arrivata solo da Draghi, bensì dalle traversie dell’accordo sulla legge elettorale, che allontana il rischio di un voto anticipato in autunno.
Il tasso del decennale italiano è sceso in chiusura a 2,181% da 2,281%a, dopo un tonfo fino a 2,158%. Lo spread con il Bund, spintosi alla vigilia fino a 204 punti base, massimo dal 19 aprile, ha terminato la seduta a 192 punti da 203, dopo un minimo a 190 pb.
Il ministero dell’Economia offrirà in asta martedì 14 tra 4,5 e 5,5 miliardi di euro di Btp a 3 e 7 anni. Nel dettaglio, saranno offerti tra 2 e 2,5 miliardi del Btp 3 anni giugno 2020, cedola 0,35% e 2,5-3 miliardi del Btp 7 anni maggio 2024, cedola 1,85%.
VOTO A RISCHIO: LE BANCHE FESTEGGIANO
È stata la cronaca politica a caratterizzare più di ogni altra cosa la seduta del mercato finanziario italiano; il siluramento alla Camera della nuova legge elettorale per opera di alcuni franchi tiratori ha fatto tramontare l’ipotesi di elezioni anticipate in autunno, eventualità che i mercati finanziari non hanno mai gradito, perché la giudicano ad alto rischio per la stabilità del Paese.
La novità ha messo le ali a Piazza Affari, dopo una mattinata incerta. Hanno preso il volo in particolare i titoli bancari: l’indice di settore ha chiuso in rialzo del 2,18%. Salgono Unicredit (+3,2%), Intesa (+1,9%) e Bper Banca (+3,7%). Fuori dal listino principale avanza Carige (+4,51%) alla vigilia del Cda di oggi in cui si consumerà il confronto tra il socio di maggioranza Malacalza e i vertici dopo i recenti dissapori.
In netto progresso anche i titoli del risparmio gestito: Anima +4,5%, inserita da Kepler-Cheuvreux tra i suoi preferiti di Piazza Affari. Banca Generali +3,4%, Azimut +3,8%.
PERFORMANCE RECORD PER ENEL
Prende il volo Enel (+3%) che il prossimo 24 luglio staccherà un dividendo di 18 centesimi (yield 3,8%). Apprezzamenti sulla gestione del gruppo sono arrivati dagli analisti di Moody’s, secondo cui “i progressi del gruppo Enel sul piano strategico 2017-2019 e la disciplina del capitale rafforzano il profilo di credito”. L’agenzia stima inoltre che “il debito di Enel crescerà solo leggermente nell’arco del piano e si aspetta che i rapporti di credito del fornitore italiano di energia si stabilizzeranno, nonostante un aumento dei dividendi pagati con il fondo operazioni/ indebitamento netto nel range del 21% -22% e del mantenimento del flusso di cassa/indebitamento netto nel range del 15%-16 per cento”.
FERRARI ACCELERA. FCA PAGA LA FRENATA DEL MERCATO USA
Fra i titoli industriali balzo di Ferrari che ha segnato il nuovo massimo storico a 82,90 euro. Da inizio anno il titolo segna +47%. Stamattina Kepler- Cheuvreux ha ritoccato il prezzo obiettivo a 90 dollari (circa 80 euro) da 84 dollari. Giudizio invariato Hold.
Debole invece Fiat Chrysler: -1,13% a 9,62 euro. A mettere sotto pressione il titolo è stato un report di Morgan Stanley che rivede in senso negativo le previsioni di vendita del mercato Usa dell’auto. Secondo la banca americana, nel 2017 negli Stati Uniti si venderanno complessivamente 17,3 milioni di auto, un milione in meno di quanto previsto. Morgan Stanley conferma le precedenti stime sul 2017 per Fiat Chrysler, ma taglia quelle per il 2018 e il 2019. Conferma il giudizio positivo Overweight e abbassa il target price a 14 dollari (circa 12,50 euro) da 15 dollari.
FERRAGMO FLOP, STM SUGLI SCUDI
Tra gli industriali in evidenza Leonardo che ha guadagnato il 2%. Stm (+1,13%) ha ricevuto un aumento di target p da parte di Ubs (14,8 a 15 euro, rating neutral). Continua il ribasso di Ferragamo (-3,5%), downgradata da MeinFirst.