Non c’è pace sulla Brexit. La Camera dei Comuni del Parlamento britannico ha bocciato la mozione presentata dal primo ministro Boris Johnson per la convocazione di elezioni anticipate il 15 ottobre. Il quorum da raggiungere per il via libera era di due terzi, cioè 434 voti, invece alla fine i Sì sono stati solo 298, contro 56 no e il resto di astensioni. Decisiva la fronda interna di 21 parlamentari conservatori, espulsi ieri dal partito: fra di loro anche l’ex ministro delle Finanze Hammond e il nipote di Churchill Sir Nicholas Soames,
Oltre a respingere la data indicata da Johnson per il ritorno alle urne, le opposizioni hanno chiesto garanzie sull’applicazione della legge anti no-deal, approvata sempre mercoledì dal Parlamento. In mancanza di accordo al 31 ottobre, il provvedimento obbligherebbe il Premier a chiedere all’Ue un nuovo rinvio di tre mesi della Brexit, fino al 31 gennaio 2020. In questa votazione, i laburisti e i lib-dem hanno sconfitto il capo del governo 328 voti a 301, prendendo il controllo dell’agenda legislativa della Camera dei Comuni.
Johnson però insiste nell’affermare che “la Gran Bretagna sarà fuori in ogni caso dall’Unione europea entro il 31 ottobre”. Il capo del governo ha accusato il leader laburista, Jeremy Corbyn, di voler impedire al popolo di votare. “Hanno paura di perdere”, ha insistito, annunciando misure rapide per superare lo stallo istituzionale in atto.
Corbyn invece aveva definito “un’offerta avvelenata” la data indicata da Johnson per le elezioni anticipate, “una mossa cinica di un primo ministro cinico che vuole neutralizzare con il voto anticipato il disegno di legge anti no-deal”.
Intanto, Downing Street ha annunciato il varo di un visto triennale per i cittadini europei nel caso di Brexit senza accordo. La mossa serve a rassicurare le imprese sulla possibilità di assumere il personale necessario proveniente dall’area economica europea. Com’è ovvio, ne beneficeranno anche i cittadini italiani.