“Leave” o “Remain”? Dopo mesi di attesa, è finalmente arrivato il giorno del referendum sulla Brexit. Oggi, giovedì 23 giugno, circa 50 milioni di cittadini britannici e nordirlandesi sono chiamati a decidere se il Regno Unito continuerà o meno a far parte dell’Unione europea. I seggi resteranno aperti dalle 7 alle 22 locali, rispettivamente le 8 e le 23 in Italia. Il risultato ufficiale sarà reso noto solo nove ore dopo, alle sette del mattino (le 8 italiane) di venerdì 24 giugno. Il referendum è di tipo consultivo e non è previsto un quorum.
L’OMICIDIO COX
Come andrà a finire? Dopo una lunga fase in cui i pro-Brexit erano dati in vantaggio, sembrava che la settimana scorsa i rapporti di forza si fossero invertiti. L’omicidio della parlamentare laburista Jo Cox, freddata con tre colpi di pistola da un simpatizzante neo-nazista proprio per il suo attivismo contro la Brexit, aveva prodotto un’onda emotiva capace di portare in testa il fronte pro-Ue.
I SONDAGGI
Alcuni giorni dopo l’assassinio, infatti, un nuovo sondaggio a cura dell’istituto Survation aveva ribaltato il risultato precedente, dando il “Remain” al 45% contro il 42% del “Leave”. Percentuali solo leggermente diverse per la rilevazione di Yougov, secondo cui gli europeisti sarebbero stati in vantaggio di un punto, 44 a 43%. Un terzo centro demoscopico, Opinium – prescelto da Observer, il domenicale del Guardian -, aveva parlato di un sostanziale pareggio: 44% per entrambi gli schieramenti a quattro giorni dal voto, con un 12% di indecisi o astenuti. Il Financial Times ha pubblicato poi una media aggiornata dei sondaggi in cui i voti per il “Leave” sono di un punto avanti ai “Remain”, 45 a 44 percento.
Alla fine però, secondo due nuovi sondaggi diffusi mercoledì, i favorevoli all’uscita sarebbero tornati leggermente in testa nelle intenzioni di voto. Per Opinium, che ha interrogato 3.011 britannici su internet, il 45% è pro-Brexit, il 44% è contrario, il 9% è ancora indeciso e il 2% preferisce non pronunciarsi. Stando invece alla rilevazione di Tns, che ha intervistato 2.320 persone, il 43% è per il “Leave”, il 41% per il “Remain” e il 16% è ancora indeciso.
I BOOKMAKERS
La situazione appare tuttavia molto meno incerta se guardata con gli occhi dei bookmaker, cui gli operatori finanziari danno spesso più credito che ai sondaggisti. Secondo le rilevazioni di Ladbrokes, una delle più grandi case di scommesse anglosassoni, la probabilità che il Regno Unito rimanga in Europa è del 76 percento. Dal punto di vista degli allibratori, il vantaggio del “Bremain” è aumentato di ben 10 punti percentuali dopo l’omicidio Cox. Anche l’indice realizzato da Oddschecker, che indica il probabile esito del referendum in base alle quote degli allibratori, ha registrato nel giro di una settimana un crollo verticale del “Leave”, passato dal 43 al 26 percento.
I MERCATI
Le Borse europee, che tifano contro la Brexit, hanno dato fiducia a queste valutazioni e negli ultimi giorni la volatilità ha lasciato spazio a una serie di rialzi. Stesso andamento anche per la sterlina, che è tornata a rafforzarsi. Sui mercati, insomma, prevale un clima di tranquillità.
LE BANCHE CENTRALI E L’UE
A rassicurare ulteriormente gli investitori sono arrivate anche le parole di Mario Draghi. Davanti al Parlamento europeo, il presidente della Bce ha rispolverato il vecchio “whatever it takes”, già usato in occasione degli attacchi speculativi contr l’euro, garantendo che l’Eurotower “è pronta a qualsiasi evenienza in seguito al referendum britannico”. Sulla stessa linea la numero uno della Fed, Janet Yellen, che davanti alla Commissione bancaria del Senato americano ha assicurato di seguire con grande attenzione il voto britannico. È evidente che, in caso di Brexit, tutti gli istituti centrali (a cominciare dalla Bank of England) sarebbero pronti a iniettare liquidità nel sistema per evitare shock improvvisi.
Intanto dal presidente della Commissione europea arriva un chiaro avvertimento: “I politici britannici e gli elettori britannici devono sapere che non ci sarà alcuna rinegoziazione – ha detto Jean Claude Juncker –. Fuori è fuori”.
DOWNING STREET
Insomma, finché non sarà finita è vietato abbassare la guardia, come sanno bene a Downing Street. Secondo il premier britannico David Cameron, che ha continuato fino all’ultimo a lanciare appelli in favore della permanenza nell’Unione europea, il voto di oggi “sarà un testa a testa… Nessuno può dire cosa succederà”.
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