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Brexit negoziati al via tra molte incertezze

Sono iniziati, lunedì a Bruxelles, i negoziati per la Brexit. “Sebbene ci siano senza dubbio tempi di sfida davanti a noi, faremo tutto il possibile per dare un accordo che sia nel miglior interesse di tutti i cittadini. Per questo iniziamo questo negoziato con tono costruttivo e positivo determinati a costruire una partnership speciale”. Così il ministro britannico David Davis arrivando alla Commissione Ue, per il primo round di discussioni.

 “Oggi diamo il via ai negoziati per un ritiro ordinato della Gran Bretagna dall’Ue. Dobbiamo affrontare le incertezze causate dalla Brexit, per i cittadini, per i beneficiari delle politiche europee, e per la questione delle frontiere, in particolare quelle irlandesi. Spero che oggi si possano identificare priorità e un calendario che mi permetta di riferire al Consiglio europeo, che abbiamo avuto un apertura costruttiva dei negoziati”. Ha detto il capo negoziatore Ue sulla Brexit Michel Barnier, che nell’accogliere il ministro britannico David Davis alla Commissione europea, ha espresso “solidarietà” per quanto accaduto a Londra e per gli incendi che stanno bruciando il Portogallo.

“Sono qui per costruire una nuova, profonda e speciale partnership con l’Ue. Ma i nostri pensieri sono con le vittime e le famiglie dell’orribile attacco a Londra. Sono momenti che ci mettono alla prova come questi, che ci ricordano i valori e la determinazione che condividiamo col nostro alleato più vicino”, ha aggiunto Davis, osservando: “C’è più che ci unisce di quanto ci divida”.

Ma al di là delle dichiarazioni ufficiali, il clima di incertezza politica che accompagna il governo inglese dopo le ultime elezioni che hanno decretato la sconfitta politica (anche se la maggioranza dei voti è stata a suo favore) della premier uscente Theresa May, non facilita le cose. A Bruxelles, riferiscono alcuni organi di stampa, c’è chi preferirebbe che il nuovo governo May non nascesse proprio. E che invece lasciasse spazio ad un esecutivo più stabile e saldo.
La commissione dal canto suo ha idee piuttosto chiare su come condurre il negoziato su tre punti chiave: i diritti dei cittadini europei residenti in Uk; il costo dell’uscita valutato tra 60 e 100 miliardi a carico delle finanze britanniche sebbene non quantificato ufficialmente; la gestione dei confini con la Gran Bretagna in particolare per quanto riguarda l’Irlanda. Barnier pensa a tre round negoziali da quattro settimane ciascuno e vorrebbe chiudere in autunno per poi passare nel 2018 al negoziato sui rapporti commerciali e non tra Unione e Uk con l’obiettivo di chiudere tutto entro marzo 2019, in linea con i tempi indicati dal Trattato. Ma tutto ciò sarebbe facilitato nel caso di una soft Brexit, ma ci si riuscirà? L’incertezza regna sovrana e il maggior timore è che si arrivi ad una rottura del negoziato tanto che, dietro le quinte, sarebbe allo studio un piano B per evitare la catastrofe in caso appunto di mancato accordo.

Ora i negoziati comincino “sul serio” e rispettino le priorità Ue sui diritti dei cittadini, il ‘conto’ a carico di Londra e la pace in Irlanda del Nord. E’ il monito lanciato dal presidente del Parlamento Ue Antonio Tajani e dal negoziatore dell’Europarlamento per la Brexit Guy Verhofstadt all’avvio dei negoziati con la Gran Bretagna, ricordando che servirà l’ok dell’Aula per qualsiasi accordo verrà stretto con Londra. “La posizione dell’Europarlamento è chiara”, ha sottolineato Tajani, “ora i negoziati devono cominciare per davvero e mi aspetto che saranno condotti in modo ordinato e in uno spiriti di cooperazione”. “Sono lieto che stiamo rispettando il calendario dei negoziati che è già abbastanza stretto, ora prima di tutto facciamo progressi sui diritti dei cittadini e creiamo certezza legale sia per la gente che per le imprese”, ha detto Verhofstadt.

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