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Brexit mette in pericolo anche la Polonia

FIRSTonline

Fin dalla sua inaugurazione, l’attuale amministrazione nazional-conservatrice guidata dal partito Diritto e Giustizia (PiS) vincitore nelle elezioni dell’ottobre 2015 con 235 dei 460 seggi nel parlamento, ha lanciato alcune controverse iniziative politiche, come il controllo diretto dei canali televisivi di Stato, la sostituzione del management delle imprese a controllo statale e il tentativo di limitare l’indipendenza della magistratura imponendo il controllo politico su nomine di magistrati e tribunali. Tutto questo ha innescato proteste di massa nel Paese, mentre la Commissione Europea ha ripetutamente avvertito il governo polacco sui rischi che tali mosse comportano per lo stato di diritto e sul fatto che esse rappresentino una violazione dello Statuto UE.

Nonostante la consapevolezza che le sanzioni UE potrebbero non creare grossi danni nel breve periodo, le preoccupazioni per il medio periodo non vanno sottovalutate: i rischi legati alle riforme costituzionali e alla riorganizzazione del sistema giudiziario potrebbero ledere la reputazione della Polonia tra gli investitori stranieri e Bruxelles potrebbe decidere una diminuzione dei contributi diretti a Varsavia nella programmazione del prossimo bilancio UE, scenario che rimane tuttavia poco probabile.

Atradius prevede che il PIL polacco cresca nuovamente del 4,7% nel corso di quest’anno, grazie alla robusta domanda dei consumatori e all’aumento degli investimenti. Nel 2019 l’espansione economica dovrebbe rallentare leggermente, ma rimanere comunque solida (+3,3%). In particolare, la crescita dei consumi privati ​​è sostenuta dall’aumento dell’occupazione e dei salari e dalle misure sociali di welfare (ad esempio, il programma di assistenza all’infanzia per le famiglie con più di un figlio). Allo stesso tempo, gli investimenti pubblici e le erogazioni di fondi UE sono aumentati, mentre la crescita delle esportazioni rimane vivace (+2%) e la fiducia delle imprese rimane per il momento elevata.

In seguito alla deflazione del biennio 2015-16 (-0,75% in media), i prezzi al consumo hanno ripreso a crescere nel corso dello scorso anno, spinti dagli aumenti salariali: secondo gli analisti, nei prossimi due anni si manterranno sul 2%. E, sebbene la politica monetaria sia stata finora accomodante, dati i bassi tassi di inflazione registrati nel recente passato, si prevede che la Banca Centrale inizi ad aumentare gradualmente i tassi di interesse entro la fine del 2018 con lo scopo di mantenere l’inflazione entro l’obiettivo del 2%. Il debito pubblico si mantiene moderato attorno al 50% del PIL. Il deficit fiscale del governo è diminuito nel 2017 grazie alle maggiori entrate fiscali e una migliore riscossione delle imposte. Tuttavia, la spesa pubblica è nuovamente aumentata come conseguenza dell’abbassamento dell’età pensionabile e degli investimenti pubblici.

In questo scenario, a causa del restringimento del mercato del lavoro la carenza di lavoratori sta diventando sempre più un problema, soprattutto nel settore manifatturiero. Allo stesso tempo restano le preoccupazioni per l’impatto a medio-lungo termine delle politiche economiche varate dall’attuale governo, senza dimenticare l’impatto di fattori esterni come le tariffe di importazione da parte degli USA e le preoccupazioni sugli esiti della Brexit su export e investimenti polacchi.

Nell’Europa Centrale proprio l’economia polacca sembra essere la più vulnerabile alle conseguenze finanziarie ed economiche della Brexit: le rimesse annue dei polacchi residenti all’estero ammontano infatti a circa 4 miliardi di euro, di cui gran parte proveniente dal Regno Unito. In un’ottica di lungo termine, oltre al destino della comunità polacca residente oltremanica (911 mila persone censite nel 2016, in crescita del 9,6% rispetto all’anno precedente) il processo di separazione di Londra dal resto della UE potrebbe incidere sugli stessi fondi strutturali europei, i quali svolgono un ruolo importante nel progresso economico della Polonia. Senza dimenticare che il Regno Unito rappresenta la seconda destinazione dell’export polacco dopo la Germania e, una volta portato a termine il processo della Brexit, PiS si troverebbe senza il suo più potente alleato nel Parlamento Europeo.

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