Il futuro del Regno Unito è racchiuso in 500 pagine. Dopo mesi di negoziati e tensioni è arrivato il giorno della verità su Brexit. Londra e Bruxelles hanno messo nero su bianco una bozza di accordo dettagliatissima contenente le regole su un divorzio storico che cambierà radicalmente il volto dell’Europa. Un testo che include anche un’intesa temporanea sull’Irlanda del Nord, questione che sembrava poter minare qualsiasi possibilità di accordo tra le parti.
Ma se la tregua tra Regno Unito ed Ue pare essere stata finalmente raggiunta eil Governo britannico ha dato il primo via libera alla bozza di intesa con la Ue, non c’è alcuna certezza su ciò che accadrà in Parlamento dove i falchi della Brexit potrebbero rivoltarsi contro le misure previste dalla bozza. La Camera dei Comuni a rimettere tutto in gioco votando contro la ratifica dell’accordo, anche se ieri la May ha segnato un punto a suo favore con il sì del Governo alla bozza.
BREXIT: LA BOZZA DI ACCORDO E LA QUESTIONE IRLANDESE
Secondo le indiscrezioni, la bozza prevederebbe la permanenza della Gran Bretagna nell’unione doganale europea fino a quando la questione irlandese non sarà risolta. Parallelamente l’Irlanda del Nord continuerà ad essere parte di una sorta di mercato unico e saranno istituiti maggiori controlli alla frontiera nel Mar d’Irlanda. Nessuna data di scadenza sarebbe dunque stabilita.
La bozza d’intesa tecnica “raggiunta” a Bruxelles sulla Brexit “avvicina significativamente” il Regno Unito verso “ciò per cui il popolo ha votato” nel referendum del 2016, ha detto la May nel Question Time ai Comuni, cercando forse di convincere i suoi a ricompattarsi.
Ma nel caso in cui le indiscrezioni fossero confermate, i Brexiters più convinti potrebbero non reagire bene. Da mesi i Torys continuano a ripetere che restare nell’unione doganale significherebbe tradire i “valori” della Brexit e il voto dei cittadini del Regno Unito. Ed è proprio su questa questione che il Governo May potrebbe giocarsi nelle prossime la sopravvivenza.
In questo frangente occorre ricordare che lo scopo dei negoziati, almeno a parole, è stato quello di evitare la ricostruzione di un confine tra Irlanda del Nord – una delle quattro nazioni costitutive del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord – e Repubblica d’Irlanda – Stato membro dell’Unione Europea. Quel confine c’era fino al 1998, quando le parti riuscirono a fatica a raggiungere un’intesa nota come “l’accordo del Venerdì Santo”. Si tratta di circa 400 km di frontiera che rappresenterebbe l’unico confine terrestre del Regno (oltre a Gibilterra, ovviamente).
BREXIT: GOVERNO SPACCATO, ALTRE DIMISSIONI IN ARRIVO
A Downing Street la tensione è alle stelle. Il governo conservatore si è riunito alle 15 (le 14 a Londra) per esaminare la bozza dell’accordo su Brexit. Le premesse però sono tutt’altro che incoraggianti.
Il timore è che, dopo le dimissioni del ministro Jo Johnson (fratello di Boris) anche altri membri del Governo potrebbero decidere di lasciare il loro incarico in aperto dissenso con la linea intrapresa da May. Nel dettaglio a dimettersi – già oggi – potrebbero essere il ministro del Lavoro, Esther McVey, e quello dello Sviluppo Internazionale, Penny Mordaunt.
A votare a favore dell’accordo dovrebbero invece essere Dominic Raab, Jeremy Hunt, Sajid Javid, Michael Gove e Geoffrey Cox.
BREXIT: ACCORDO A RISCHIO IN PARLAMENTO
Anche se l’accordo riuscisse a superare la scure dei Brexiters oltranzisti del Governo conservatore, secondo i giornali inglesi, appare di ora in ora più probabile il voto contrario del Parlamento che dovrebbe essere convocato il prossimo 6 dicembre.
Alla Camera dei Comuni è solo una questione matematica: per far ratificare l’intesa servono 320 voti, ma May sembra aver perso l’appoggio sia dei falchi guidati da Boris e che delle colombe pro-Remain, di cui con Jo Johnson fanno parte almeno una dozzina di deputati. Non solo a votare contro potrebbero esserci anche la Dup, il partito nordirlandese che ad oggi garantisce una risicata maggioranza e che ha già definito “inaccettabili” le indiscrezioni sulla bozza, e i conservatori scozzesi, che hanno firmato una lettera inviata a Theresa May annunciando che non supporteranno un accordo che prevede una resa totale sulla pesca.
A conti fatti dunque, in Parlamento i numeri per ratificare l’accordo non ci sono. A prescindere da ciò se il gabinetto May darà il suo ok all’accordo, il prossimo 25 novembre si terrà un vertice straordinario sulla Brexit. lo ha detto il premier irlandese Leo Varadkar ai parlamentari, a Dublino, secondo gli on-line di vari media.