Ancora un vicolo cieco sulla strada per la Brexit. Martedì sera la Camera dei Comuni ha approvato la mozione con cui la premier, Theresa May, aveva chiesto il mandato di rinegoziare l’accordo con l’Ue. Il problema è che Bruxelles non ha alcuna intenzione di riaprire le trattative come confermato dal capo negoziatore della Ue Michel Barnier: “Siamo uniti nel rispondere a Londra che l’accordo non si tocca”. Bocciata invece la richiesta di rinviare la data del divorzio, che quindi resta fissata al 29 marzo.
Il punto dell’intesa più inviso ai conservatori britannici e su cui May vorrebbe tornare è il cosiddetto “backstop”, cioè la clausola che riguarda l’Irlanda del Nord. Per non chiudere nuovamente il confine con la Repubblica d’Irlanda (la frontiera è scomparsa nel 1998, anno in cui si sono ufficialmente chiuse le ostilità con l’IRA), l’accordo prevede uno status ambiguo per la parte britannica dell’isola irlandese, che probabilmente alla fine rimarrebbe nel mercato comunitario e non sarebbe in grado di filtrare i flussi migratori dall’Ue al Regno Unito.
Secondo molti, di fatto, il “backstop” rischia di essere il preludio alla riunificazione dell’Irlanda. La maggior parte dei conservatori vorrebbe quindi stralciare di netto questa clausola dagli accordi con l’Ue. I Comuni hanno approvato infatti anche un emendamento alla mozione May presentato dal deputato Graham Brady – e fatto proprio dal governo – che chiede alla premier negoziare “soluzioni alternative” rispetto al “backstop”.
Ma l’Unione ha ribadito che l’accordo non è rinegoziabile e che, essendo il “backstop” una parte dell’intesa, non si discuterà più nemmeno di quella clausola. Per il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker l’accordo raggiunto rimane “il solo e il migliore possibile”, e non sarà rinegoziato: il voto di Westminster “ha acuito il rischio di un’uscita non ordinata e quindi dobbiamo continuare a prepararci per tutti gli scenari, anche i peggiori”, ha detto Juncker.
Riguardardo al voto del Parlamento Uk, occorre sottolineare che, come segno di buona volontà, i deputati britannici hanno approvato infine un emendamento bipartisan non vincolante contro una Brexit incontrollata, cioè senza accordo. Una mossa apprezzata da May, la quale però ha avvertito che “opporsi a un no deal non basta”, perché bisogna trovare un’intesa. La Premier ha poi rilanciato l’invito a Jeremy Corbyn per un confronto diretto.
Invito che Corbyn aveva sempre respinto in passato, ma che il leader laburista stasera ha accettato, considerando soddisfatta la precondizione su un impegno della premier Tory a scongiurare l’epilogo di un’uscita dall’Ue senz’accordo.
Cosa succederà a questo punto? Il 13 febbraio May si dovrà ripresentare in Parlamento per il voto definitivo: se la trattativa con l’Ue dovesse fallire, la Premier ha già detto che sarà Westminster a decidere quale strada seguire.
(Ultimo aggiornamento: ore 18.25 del 30 gennaio).