X

Brexit, la Corte Suprema boccia il governo May: “Deve votare il Parlamento”

FIRSTonline

Il referendum non basta: la Brexit dovrà essere approvata dal Parlamento britannico. Non sarà necessario, invece, il parere dei parlamenti regionali di Scozia, Galles e Irlanda del Nord (in quest’ultimo paese si si terranno elezioni anticipate il 3 marzo). Lo ha deciso oggi con una maggioranza di 8 a 3 la Corte Suprema del Regno Unito, comunicando che Londra non potrà attivare l’articolo 50 del Trattato di Lisbona per uscire dalla Ue senza ottenere prima l’autorizzazione della Camera dei Comuni e della Camera dei Lord tramite approvazione di una legge ad hoc.  

Secondo Mps Capital Services, i mercati hanno reagito con un saliscendi valutario: la sterlina si è prima apprezzata (con il cambio sull’euro sceso sotto quota 0,86) per poi risalire su probabile sell on news.

Il governo di Theresa May, che si è detto molto deluso della decisione della Corte Suprema, ha così perso per la seconda volta la battaglia legale per cominciare le pratiche di divorzio da Bruxelles autonomamente, dopo il primo no incassato lo scorso autunno dall’Alta Corte di Londra.

A questo punto, il ministro per la Brexit David Davis si prepara a presentare nelle prossime ore una proposta di legge al vaglio del parlamento per l’approvazione dell’articolo 50. Il dibattimento potrebbe iniziare molto presto: May vuole mantenere la scadenza da lei stessa fissata, secondo cui l’avvio della trattativa con la Ue sulla Brexit deve iniziare “entro la fine di marzo”. Lo stesso ministro ha assicurato che l’impegno per portare a termine il divorzio dall’Ue nel rispetto del referendum continuerà inalterato, dato che al Parlamento spetta ora autorizzare il governo senza però mettere in discussione la Brexit.

Quali conseguenze avrà il passaggio per le due Camere? Probabilmente nessuna. In teoria, le forze parlamentari sono a maggioranza contrarie alla Brexit, ma la previsione generale è che nessun partito voterà contro l’uscita dall’Ue per non sconfessare la volontà popolare espressa con il referendum dello scorso 23 giugno. Ma il partito liberal-democratico chiederà un secondo referendum popolare sull’accordo finale fra Londra e Bruxelles, per permettere eventualmente al popolo di ripensarci.

Related Post
Categories: News