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Brexit, Johnson nel baratro. Corte Suprema: “Illegale stop Parlamento”

Ennesima tegola per Boris Johnson. La Corte Suprema della Gran Bretagna ha dichiarato illegale la sospensione di 5 settimane del Parlamento voluta dal Premier britannico, accogliendo il ricorso presentato dagli oppositori del Governo e dagli attivisti pro remain. Una decisione pesantissima, motivata con parole durissime, che fa tremare Downing Street e vacillare sempre di più la premiership di Boris Johnson.

La sentenza è stata raggiunta all’unanimità da un collegio composto da 11 giudici dell’Alta Corte, secondo cui “il Parlamento deve riunirsi il prima possibile e decidere i prossimi passi“.

A fine agosto Johnson aveva chiesto alla Regina, che ha successivamente dato il via libera, di posticipare il suo discorso in Parlamento al 14 ottobre, determinando così uno stop delle attività dei deputati di circa 5 settimane. Tradizionalmente invece la sospensione – denominata tecnicamente prorogation e utile a dare al Governo il tempo di predisporre le nuove politiche da attuare – dura solo qualche giorno. Secondo i detrattori di Johnson, alla base della richiesta del leader Tory ci sarebbe stata la volontà di bloccare qualsiasi tentativo delle opposizioni di impedire il No deal o, in ogni caso, di mettere bocca sul percorso che porterà alla fuoriuscita del Regno Unito dall’Unione Europea. La scadenza della Brexit è infatti fissata per il 31 ottobre, solo 15 giorni dopo la data di conclusione dello stop.

Le opposizioni però non si sono date per vinte e hanno deciso di passare all’azione. Sul fronte parlamentare hanno approvato in extremis, grazie all’appoggio di alcuni membri del partito Conservatore, una legge anti no-deal e una mozione che ha respinto il voto anticipato chiesto da Johnson (il Premier, forte di un grosso vantaggio indicato dai sondaggi, voleva tornare alle urne per rafforzare la sua maggioranza), rendendo de facto vana la sospensione delle Camere. Sul fronte giudiziario hanno invece presentato ben tre ricorsi in Scozia, Inghilterra e Galles. La questione è quindi finita nelle mani dei giudici della Corte Suprema che hanno stabilito che “La decisione di suggerire a Sua Maestà la Regina di sospendere il Parlamento è illegale perché ha impedito alle Camere di svolgere le sue funzioni costituzionali senza ragionevoli giustificazioni”, ha spiegato la presidente dell’Alta Corte Brenda Hale.

Il verdetto parla di uno stop “illegale, nullo e privo di effetti” e attribuisce allo speaker del Parlamento il potere di riconvocare le camere quanto prima. “La Camera dei Comuni deve essere convocata senza indugi.”, ha detto il presidente del Parlamento, John Bercow che ha immediatamente annunciato la ripresa dei lavori per domani, 25 settembre. Bercow ha ha precisato che si tratta di una “ripresa” dei lavori e non di una “riconvocazione”.

“Devo dire che sono in forte disaccordo con il verdetto raggiunto dai giudici. Non penso che sia giusto ma certamente andremo avanti e il Parlamento tornera”, ha commentato Johnson parlando con la stampa a New York. “La sentenza della corte rende più difficile riuscire a conseguire progressi nei negoziati con la Ue per un nuovo accordo sulla Brexit”, ha continuato, dimostrandosi però ottimista: “Per noi è ora di ottenere un buon accordo ed è quello su cui stiamo lavorando”.

Dal fronte delle opposizioni invece Jeremy Corbyn, numero uno del Labour Party, ha invitato il Premier a “riconsiderare la sua posizione”, parlando di un verdetto “storico” che certifica “il disprezzo del Parlamento” di Johnson. duro anche il partito nazionalista scozzese che ha chiesto apertamente le dimissioni del Primo Ministro. Le reazioni si stanno moltiplicando di minuto in minuto. Il Primo Ministro è stato accusato anche di aver volutamente ingannato la Regina, inducendola con l’inganno a firmare un atto illegale. La guerra intestina su Brexit ha toccato il suo punto più basso.

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