All’apparenza l’uscita della Gran Bretagna dall’UE sembra corroborata dai risultati dell’economia che sono stati positivi durante l’estate, anche grazie a una sterlina più competitiva e a tassi di interesse più bassi. Vi è il rischio tuttavia che il Regno Unito decida che il controllo sull’immigrazione sia più importante che conservare l’accesso al mercato unico, con un conseguente deterioramento degli scambi commerciali e la potenziale fuga delle società non britanniche dal Paese.
Tutti conosciamo i rischi: Il Regno Unito ha un ampio deficit, la direzione della sua politica post-Brexit non è chiara e i deflussi di capitale potrebbero far alzare molto i rendimenti obbligazionari e indebolire ulteriormente il tasso di cambio. Il mercato azionario finora ha gradito la flessione della sterlina, ma l’aumento di volatilità di mercati valutari e tassi d’interesse potrebbe danneggiare l’economia ancor prima di assistere alle effettive conseguenze su scambi e investimenti.
È dunque difficile essere ottimisti per il Paese e per le sue risorse finanziarie, a meno che le obbligazioni non scendano ancora, non venga proposto un piano di spesa chiaro da parte del Tesoro e i negoziati sulla Brexit non prendano una piega più positiva. Per il momento quindi non credo ci siano molti motivi per essere particolarmente ottimisti.
La politica è stata un fattore determinante per i mercati nel 2016 e questo orientamento non cambierà. Se penso a tutti i rischi politici che ci troviamo di fronte, c’è ragione di essere abbastanza pessimisti. Se la crescita globale fosse intorno al 4-5%, la situazione sarebbe diversa, ma le cose non stanno così. Il difficile rapporto tra le valutazioni dei mercati finanziari e i fondamentali economici è piuttosto fragile.
Allora come proteggere il portafoglio obbligazionario?
Credo che gli investitori obbligazionari debbano essere molto cauti. Questo significa limitare il rischio di duration, considerato il possibile aumento dei rendimenti derivante dai previsti cambiamenti politici o dai rischi inflazionistici. Significa anche limitare il rischio di credito a causa della sensibilità dei credit spread ristretti nei confronti della volatilità dei mercati dei tassi.
È interessante che, nonostante la Banca d’Inghilterra nelle scorse settimane abbia acquistato obbligazioni societarie per oltre 500 milioni di sterline, gli spread siano più ampi e l’indice delle obbligazioni societarie abbia sottoperformato i Gilt da metà settembre. Preferiamo un’esposizione sull’inflazione di breakeven e la diversificazione offerta dal debito dei mercati emergenti. Nel complesso, comunque, il rally obbligazionario per il momento è concluso e l’ultima cosa di cui gli investitori hanno bisogno è un’esposizione sul beta di mercato nel reddito fisso.