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Brexit e variante inglese del Covid-19: Uk in una morsa

Sono settimane difficili per il Regno Unito alle prese con la Brexit, ma anche con la variante inglese del Covid-19 – Londra perde potere negoziale, ma la Ue tende la mano sui blocchi – L’Italia vara un piano sui rimpatri

Brexit e variante inglese del Covid-19: Uk in una morsa

Sono giorni da incubo per il Regno Unito, stretto in una morsa minacciosa da cui sta cercando disperatamente di liberarsi. Da un lato un lato c’è la Brexit: manca una settimana esatta alla fine del periodo di transizione e, nonostante gli incessanti tentativi, Londra e Bruxelles non sono ancora riuscite a mettersi d’accordo sui temi centrali del negoziato. Dall’altro, come un fulmine a ciel sereno, è arrivata la scoperta di una nuova variante del Covid-19, ormai ribattezzata “variante inglese”, che ha spinto Boris Johnson a imporre l’ennesimo lockdown e gli Stati Membri dell’UE ad erigere un muro con il Regno Unito per evitare che la nuova mutazione, più contagiosa, dilaghi anche nell’Unione causando una nuova impennata dei contagi. Mai il Primo Ministro inglese si sarebbe aspettato di dover affrontare difficoltà tanto grandi e soprattutto di doverle fronteggiare tutte insieme, senza un attimo per poter riprendere fiato. Gli ultimi sette giorni di questo disgraziato 2020 saranno probabilmente i più lunghi della sua premiership. 

LE ULTIME NOVITÀ SU BREXIT

La forza negoziale del Regno Unito si è notevolmente ridotta nelle ultime settimane. A infliggere il primo colpo è stata la vittoria di Joe Biden alle elezioni Usa, a causa della quale Johnson ha perso il suo più grande alleato, Donald Trump, nell’asse geopolitico internazionale. La scoperta della nuova variante di coronavirus proveniente dal Regno Unito ha peggiorato ancor di più la situazione. Le chiusure temporanee imposte dai Paesi Ue e le lunghe code di camion al porto di Dover rappresentano un assaggio di ciò che potrebbe accadere in caso di No deal, tra dogane e dazi sulle merci.

Nel frattempo, continuano incessantemente le trattative fra Londra e Bruxelles. Negli ultimi giorni i negoziati sono stati presi in mano dai leader: la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, da un lato, Johnson stesso dall’altro. La speranza di raggiungere un accordo c’è ancora, il come, il quando sono ancora tutti da vedere. C’è chi parla di un accordo prima di Natale, chi invece prevede un’intesa in extremis prima di Capodanno e chi infine pensa già ad una proroga della fine del periodo di transizione. Sempre che alla fine il divorzio non finisca nel peggiore dei modi: con un No deal, ipotesi che non è da scartare.

Meno di 24 ore fa Bruxelles ha rifiutato l’offerta di Londra sul tema principale dei negoziati: la pesca. Il Regno Unito aveva proposto di ridurre del 30% il valore della pesca Ue autorizzata nelle acque britanniche, un passo avanti rispetto alla scorsa settimana, quando l’offerta di Londra prevedeva un calo del 60%. Per l’Ue però non è ancora abbastanza: sarà rifiutata qualsiasi riduzione superiore al 25%. 

“Respingiamo l’offerta del Regno Unito sulla pesca in quanto ritenuta inaccettabile – ha detto il capo negoziatore UE Michel Barnier – L’offerta dell’Ue sta già causando problemi ad alcuni Stati membri e non può che essere l’offerta finale”.

Altra questione sul tavolo riguarda la durata del periodo di transizione sulla pesca: 10 anni, poi scesi a 7, per l’Unione Europea, massimo 5 per il Regno Unito. L’Ue vuole, inoltre, essere in grado di imporre tariffe al Regno Unito se, in futuro, il governo limiterà l’accesso alle sue acque. 

Nel frattempo, a pochi giorni dalla scadenza del periodo di transizione, fissata per il 31 dicembre, si cominciano a fare i calcoli sulle conseguenze di un possibile No deal: secondo le stime, l’Ue andrebbe incontro ad un calo del Pil dello 0,75% entro il 2022. Molto più alto il prezzo da pagare per il Regno Unito: -3%. 

LA VARIANTE INGLESE DEL COVID-19: LA FRANCIA RIAPRE 

Novità arrivano anche in merito ai blocchi alla circolazione imposti dai vari Stati europei nel disperato tentativo di evitare che la nuova variante Covid varchi i confini britannici.

La Commissione Ue ha chiesto agli Stati membri di rimuovere i blocchi sulle merci che ieri, 22 dicembre, hanno causato lunghissime code di tir sia in entrata che in uscita dal Regno Unito. “I bandi ai voli e ai treni dovrebbero terminare vista la necessità di assicurare i viaggi essenziali ed evitare interruzioni alla catena di approvvigionamento” ha scritto Bruxelles in una nota.

Un messaggio diretto soprattutto alla Francia che ha fermato sia i camion in partenza dal porto di Dover che quelli che devono attraversare il tunnel sotto la Manica. Il ministro francese dei Trasporti, Jean-Baptiste Djebbari, ha annunciato che i collegamenti aerei, marittimi e ferroviari riprenderanno oggi. Ma ci sono delle condizioni: il passaggio è consentito solo ai cittadini francesi, residenti in Francia, ai camionisti e a chi si muove per “un legittimo motivo”. Per attraversare il confine sarà inoltre necessario esibire alle autorità un test che attesti la negatività al Covid del viaggiatore. 

RIENTRI IN ITALIA: ECCO IL PIANO

Il governo italiano ha varato un piano per permettere agli italiani rimasti bloccati nel Regno Unito di rientrare in Italia. Saranno predisposti dei voli speciali a disposizione dei cittadini residenti in Italia o di coloro che sono in condizioni di criticità e urgenza.

La Farnesina fa sapere che “le misure per il rientro saranno ancora più strette”. I viaggiatori dovranno fare un tampone sia prima di partire che all’arrivo in Itlaia e “comunque sarà obbligatorio fare la quarantena di 14 giorni una volta atterrati”. L’ordinanza contenente le nuove regole è già stata firmata dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. Adesso si attendono le firme del ministro Speranza e della ministra De Micheli.

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