I tassi reali scendono, la congiuntura economica segna il passo. Anche negli Usa, già isola felice dell’economia globale. Troppi ormai i segnali in questa direzione, compreso il fronte del lavoro. Le nuove richieste di sussidi alla disoccupazione sono salite a 294mila contro una previsione di 270mila, al massimo da più di un anno.
In Europa, intanto, per il secondo mese di fila è scesa la produzione industriale: -0,8% marzo nella zona euro, -0,5% nella comunità a 28. Ma anche qui i segnali, complice la minaccia di Brexit, non sono buoni: la Banca d’Inghilterra ieri ha non solo tagliato le stime di crescita, ma ha pure dipinto a tinte fosche lo scenario in caso di vittoria degli anti-Ue: “Un tasso assai più basso di crescita”, ovvero un aumento della disoccupazione e dell’inflazione, un ulteriore deprezzamento della sterlina che rischia di essere “ampio” e un calo dei listini azionari.
L’ASIA CHIUDE IN RIBASSO, LA COREA NON ABBASSA I TASSI
Si avviano a chiudere al ribasso anche i listini asiatici, sotto la pressione dello yen forte, “porto sicuro” nelle congiunture più deboli, e dell’andamento ballerino del petrolio: prima in rialzo ai massimi degli ultimi sei mesi, poi scambiato a 47 dollari al barile (-1,2%) nella versione Brent, Wti a 46,1 dollari (-0,9%).
A Tokyo l’indice Nikkei arretra di un punto percentuale. Deboli Hong Kong (-0,5%) e Sidney (-0,5%), in lieve rialzo Shanghai (+0,3%) e Shenzhen (+0,6%). In ribasso anche la Borsa coreana (-0,5%) dopo la decisione della Banca centrale di mantenere invariati i tassi, nonostante le pressioni del governo per un taglio.
LA MELA (-32% IN UN ANNO) RISCHIA IL SORPASSO DI ALPHABET
Notizie inquietanti, insomma, ma che allontanano la prospettiva di un rialzo dei tassi Usa, visto che Janet Yellen ha ripetutamente dichiarato di guardare in particolare alla dinamica dell’occupazione. Una sorta di polizza anti-ribasso per i mercati azionari, messa a dura prova dal rischio recessione.
Tiene così l’indice Standard & Poor’s (-0,02%), così come il Dow Jones (+0,05%). Il ribasso scarica le sue energie sul Nasdaq (-0,49%), frenato dalla caduta di uno dei titoli più diffusi: Apple -2,35% a 90,32 dollari (-32% in un anno) ai minimi dal giugno 2014, a rischio, come è già successo a febbraio di sorpasso da parte di Alphabet: l’ex Google, in pratica invariata, capitalizza infatti 492,4 miliardi, solo 300 milioni di meno dei 492,2 miliardi della Mela, colpita dal calo di vendite dell’i Phone.
Eppure in questa cornice depressa sta maturando uno dei merger più importanti di sempre: il colosso tedesco Bayer (-4%) si appresta a lanciare un’offerta su Monsanto (+9%), corteggiata da un altro big tedesco, Basf (-2,4%). Per il gruppo agrochimico Usa, che l’anno scorso ha fallito la scalata alla svizzera Syngenta, Bayer è pronta a spendere 40 miliardi di dollari, più o meno la metà del suo valore di borsa.
DEBOLI I MERCATI EUROPEI. OGGI I CONTI DI TELECOM
Anche stamane, a giudicare dall’andamento dei future, i listini europei sono destinati ad un’apertura debole, dopo i ribassi di ieri della Borsa tedesca (-1,13%), di Parigi (-0 ,54%) e Londra, gelata dal report della Bank of England (-0,95%).
Boccata d’ossigeno a Piazza Affari per le banche. Ma l’indice Ftse Mib chiude comunque in rosso (-0,26%), condizionato nel pomeriggio dal calo del mercato Usa. Forte la volatilità: da un massimo intraday a 17.962 ad un minimo a 17,555 prima di chiudere a 17.651 punti.
Sotto i riflettori oggi i conti di Telecom Italia (ieri -1%), il primo atto ufficiale della gestione Cattaneo.
ALL’ASTA IL TESORO HA FATTO (QUASI) IL PIENO DI BTP
Protagonista del mercato obbligazionario è stato il Tesoro italiano che ha collocato ieri poco meno dei 7,5 miliardi di titoli a medio-lungo termine, con rendimenti in crescita per le scadenze a 7 e 15 anni. Il tasso del decennale italiano è salito a 1,503% da 1,464% della chiusura precedente, mentre lo spread con l’analoga scadenza del Bund è salito a 136 punti base, appena sopra i 135 punti base della chiusura di ieri.
Le prese di profitto sul Bund tedesco hanno spinto il rendimento del decennale a 0,15% da 0,12%. Nuovo minimo dell’anno per il rendimento del bond governativo ellenico a 7,20% sulle aspettative di accordo con i creditori.
UTILI SOTTO LE ATTESE, GENERALI FA FLOP
Hanno pesato su Piazza Affari i dati deludenti delle Generali: -4% a 12,59 euro su volumi oltre il doppio della media. La compagnia ha annunciato un utile netto del primo trimestre pari a 588 milioni di euro, in calo del 13,8% rispetto a un anno prima e inferiore al consensus degli analisti (600 milioni). Il titolo del Leone ha subito anche l’onta della sospensione per eccesso di ribasso a metà mattina ad un minimo di 12,46 euro, in discesa di oltre il 5%.
Non sono bastati a sostenere il titolo la conferma dei target del piano industriale e la promessa di un miglioramento della remunerazione degli azionisti. Ha potuto di più l’andamento negativo dei mercati finanziari e i minori realizzi di plusvalenze su investimenti.
I BROKER AFFONDANO TOD’S DOPO I CONTI. SAFILO ALLO SBANDO
Suona il campanello d’allarme anche per il lusso a causa dei conti di Tod’s, assai peggiori delle stime già prudenti (-8,5% a 55,9 euro, sui minimi degli ultimi sei anni). Subito dopo la pubblicazione dei dati sui ricavi del primo trimestre (-3,1% q 249,6 milioni) sono piovute le bocciature dei broker.
Bryan Garnier ha tagliato il giudizio a Sell da Neutral, target giù a 60 euro da 78 euro. JP Morgan ha ridotto il target price del gruppo a 64 euro dai 68 euro precedenti. Credit Suisse ha tagliato il giudizio ad Underperform. Target a 55 euro da 65 euro.
– Forte taglio anche da parte di Raymond James che ha portato il prezzo obiettivo a 55 euro dai precedenti 63 euro con rating Underperform. Il gruppo del Lusso ha avvertito che il consensus degli analisti di una crescita del 4% dei ricavi appare oggi “un po’ impegnativo”.
Ynap +029% prima dei conti annunciati ieri sera segnalano che un’espansione delle vendite del 14%. “ad un tasso di crescita delle vendite delle Borse di Gucci e delle scarpe di Jimmy Choo dimezzato rispetto ad un annofa” rileva il Financial Times. Vendite anche su Luxottica (-0,7%) e Ferragamo (-1,2%).
Anche ieri Safilo è stato tra i titoli più deboli con un calo del 4,3% che fa sprofondare la quotazione sui minimi degli ultimi tre anni e mezzo a 6,405 euro. Mercoledì aveva lasciato sul terreno il 9%. Banca Aletti ha ridotto il target price a 6 euro da 7 euro, confermando la raccomandazione Underperform. Kepler-Cheuvreux ha tagliato il target price a 7 euro da 7,50 euro. Giudizio Reduce confermato.
BANCO POPOLARE E UNICREDIT RIALZANO LA TESTA
Giornata di recuperi, finalmente, per i titoli bancari. Banco Popolare chiude il rialzo dell’1,6% (mercoledì -9%). Pop. Milano +0,7%. Giuseppe Castagna, amministratore delegato della popolare milanese, ha confermato che saranno rispettati i concambi prefissati a prescindere dalle turbolenze di borsa.
Giù Pop. Emilia (-1,5%).”Unipol è un importante partner strategico partner di Bper. Abbiamo anche Arca Vita dove Unipol ha il 70% e noi il 20%, quindi è una relazione strategica per noi e pensiamo che Unipol potrebbe essere un importante anchor investor nella nostra base azionaria’ ha dichiarato nel corso della conference call l’ad Alessandro Vandelli. La relazione, però, non passerà da Unipol Banca.
Rimbalza anche Unicredit salita del 2,7%, rialzo quasi tutto nelle ultime battute. Monte Paschi -2,2%, Intesa -1%. Invariata Ubi che ha chiuso il primo trimestre del 2016 con un utile consolidato sotto le stime degli analisti a 42,1 milioni di euro, in calo del 44,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
BALZO IN AVANTI DI AUTOGRILL, ASTALDI E FINCANTIERI
Eni ha chiuso la seduta in rialzo dello 0,9%, Tenaris +1%, Saipem +3,8%. Autogrill +3,6% dopo avere annunciato risultati migliori delle stime. Ancora in rialzo Prysmian (+1,35%): il Credit Suisse ha alzato il target price a 23 da 21 euro, confermando il rating outperform alla luce della forte generazione di flussi di cassa e della crescita.
Fincantieri +10%, dopo il ritorno all’utile. Astaldi +9% dopo essersi aggiudicata lavori per un miliardo, in consorzio con la società di costruzioni Ghella, per la tratta italiana del tunnel ferroviario del Brennero. Moody’s ha abbassato da ‘B1’ a ‘B2’ il rating, con outlook negativo.