La Brexit aprirà nel bilancio dell’Unione europea una voragine da circa 10-11 miliardi di euro. A fare i conti è stato il commissario europeo al Bilancio, Guenther Oettinger. Nel prossimo quadro finanziario pluriennale, dopo il 2020 – ha affermato presentando il Libro Bianco sul futuro delle finanze europee – “ci saranno nuove sfide davanti a noi: la protezione delle frontiere, politiche per i migranti e i rifugiati, l’assistenza allo sviluppo, per ridurre i flussi migratori nel prossimo decennio. Il nostro bilancio ha 250 miliardi per entrate e spese; siamo l’unico bilancio in Europa che non può avere debito. Dopo il 2020 non avremo più il Regno Unito, che è un contributore netto malgrado il rebate (lo sconto negoziato negli anni Ottanta da Margaret Thatcher, ndr), e avremo un gap di 10-12 miliardi di euro l’anno”.
Inoltre, “dovremo controllare le frontiere e proteggere i confini – ha aggiunto – Quindi, nel Libro Bianco abbiamo delineato varie opzioni per colmare questi gap. E’ un documento di riflessione: invitiamo il Parlamento Europeo a discuterne, come pure gli Stati membri, il Consiglio e i cittadini. E’ importante che presentiamo un piano sul prossimo quadro finanziario pluriennale: se vogliamo chiarezza sul bilancio e tenere conto dell’impatto dell’uscita del Regno Unito, dobbiamo guardare al 2020 e oltre. Quindi nel novembre-dicembre di questo anno dovremo avere delle riflessioni: siamo sulla strada giusta con Parlamento e Consiglio”.
Secondo Oettinger, “abbiamo la possibilità di fare un piano settennale, come adesso, oppure di cinque anni. E’ una cosa su cui dobbiamo decidere. Crediamo che la Commissione Europea debba fare i suoi compiti a casa: dobbiamo semplificare e aumentare la flessibilità. Crediamo che saranno necessari tagli nel prossimo decennio, poiché abbiamo un grande Paese che se ne va. Dobbiamo guardare a riallocare la spesa e a tagliare, ma è chiaro che solo con i tagli e con la riallocazione della spesa non sarà possibile colmare il gap lasciato dalla Brexit e non potremo finanziare i nuovi compiti che abbiamo davanti”. Gli Stati, conclude, devono decidere se sono pronti a finanziare l’Ue affinché affronti le nuove sfide che ha davanti.