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Brexit, BoE: senza accordo sterlina -25% e Pil -10,5%

FIRSTonline

Se la Gran Bretagna abbandonasse l’Ue senza un accordo di divorzio, realizzando lo scenario di una Brexit incontrollata, la sterlina potrebbe registrare un crollo compreso fra il 15% e il 25% e ogni anno circa 100mila cittadini stranieri potrebbero dover lasciare il Regno Unito. In caso di accordo, invece, la sterlina potrebbe apprezzarsi del 5%. È uno degli scenari tracciati dalla Bank of England.

La Banca centrale britannica precisa che si tratta di scenari e non di previsioni in quanto troppi elementi delle trattative fra le parti non sono ancora sufficientemente chiari. Il sistema bancario inglese, prosegue la BoE, è comunque sufficientemente forte da resistere anche a un’uscita disordinata dall’Unione.

BREXIT: LE POSSIBILI CONSEGUENZE SUL PIL BRITANNICO

Una delle questioni più controverse è l’impatto che l’accordo sulla Brexit potrebbe avere sul Pil britannico. Sempre secondo la BoE, nel caso di un accordo che mantenga una stretta collaborazione tra le due con accesso per la Gb al mercato comune, il Pil britannico potrebbe crescere dell’1,75% in più entro la fine del 2023 rispetto alle proiezioni di novembre.

Nel caso invece di uno scenario “disruptive”, in cui vengono introdotte improvvisamente barriere doganali fra GB e Ue e non vengono fatti accordi commerciali per 5 anni – con la Gran Bretagna che replicherebbe gli accordi in atto acquisiti grazie alla sua precedente appartenenza alla Ue – il Pil britannico potrebbe calare fino al 7,75% entro fine 2023.

Infine, in caso di uscita incontrollata, il Regno Unito perderebbe gli accordi commerciali su cui può attualmente fare affidamento con paesi non Ue attraverso la sua appartenenza alla Ue. In questo scenario, in cui inoltre le infrastrutture doganali inglesi farebbero fatica a gestire il maggior carico di lavoro, il Pil potrebbe arrivare a registrare una perdita massima pari al 10,5%.

I CALCOLI DEL GOVERNO

Sullo stesso argomento anche il governo britannico ha pubblicato un rapporto, sottolineando che la Brexit avrà un costo qualunque sia lo scenario di uscita dall’Unione europea. In particolare, un’uscita incontrollata produrrebbe una flessione del Pil del 9,3% in 15 anni.

Grazie all’accordo raggiunto dal Governo May, invece, la Brexit si dovrebbe tradurre in un impatto negativo pari al 3,95% del Pil inglese, supponendo che il Regno Unito sia in grado di concludere tutti gli accordi di libero scambio che il Governo inglese ha intenzione di stipulare.

CONTE INCONTRA BARNIER

“In attesa del completamento delle procedure di ratifica dell’Accordo di Recesso nell’Ue e nel Regno Unito, è stata confermata l’importanza di proseguire, sia a livello europeo che nazionale e con un approccio unitario, i preparativi anche in caso di recesso senza accordo”. È la posizione emersa, secondo quanto riferisce la Presidenza del Consiglio, nel corso dell’incontro tra il presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte, e il Capo negoziatore Ue per la Brexit, Michel Barnier, per discutere degli sviluppi del processo di uscita del Regno Unito dall’Ue dopo l’intesa del Consiglio europeo del 25 novembre scorso sull’Accordo di recesso e sulla Dichiarazione Politica sul quadro delle Future Relazioni.

Tra i temi affrontati “di diretto interesse italiano – rende noto Palazzo Chigi – la tutela dei diritti dei cittadini, con una particolare attenzione alle categorie più vulnerabili, e la protezione delle indicazioni geografiche. Il Capo negoziatore Barnier ha confermato la validità delle intese raggiunte”

In audizione davanti alle commissioni Affari esteri e Politiche Ue di Camera e Senato, Barnier ha detto che “questo è l’unico accordo possibile, il migliore accordo possibile, a valle di negoziati molto difficili. Non posso fare commenti su eventuali opzioni dopo l’11 dicembre”, quando il Parlamento britannico si esprimerà sull’accordo tra Ue e Governo, “ma abbiamo interesse ad avere un accordo con il Regno Unito”, ha concluso Barnier.

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Categories: Economia e Imprese