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Brembo si stacca da Pirelli e vende il suo 5,58% a 5,07 euro ad azione. La contromossa di Tronchetti

Imagoeconomica

Se qualcuno si era illuso, come si ipotizzava, che anche tra Brembo e Pirelli ci sarebbero potute essere nozze tali da creare un polo da 12 miliardi di capitalizzazione, deve ricredersi. Con una mossa a sorpresa, ieri a Borsa chiusa Brembo si è ritirato da quel progetto piazzando sul mercato tutta la sua quota del gruppo degli pneumatici presieduto da Marco Tronchetti Provera. Il colosso dei freni controllato dalla famiglia Bombassei e guidato da Matteo Tiraboschi, attraverso una procedura di accelerated bookbuilding curata da Bnp Paribas, ha ceduto a investitori istituzionali 55,8 milioni di azioni ordinarie detenute in Pirelli, corrispondenti al 5,58% del capitale sociale, a un prezzo di 5,07 euro per azione con uno sconto del 5,1% rispetto al prezzo di chiusura di ieri per un corrispettivo complessivo pari a 282,9 milioni.

A Piazza Affari il titolo Pirelli cede il 4,43% a 5,11 euro, contro i 5,07 euro incassati dal venditore. Sugli scudi Brembo, che sale del 2,77% a 9,95 euro dopo un incasso di 282,9 milioni.

La contromossa di Tronchetti Provera

Uscita Brembo dal capitale di Pirelli, Marco Tronchetti Provera & C. (Mtp), Camfin e Camfin Alternative Assets hanno annunciato oggi stesso l’acquisto del 2,5% del capitale di Pirelli da parte di Camfin Alternative Assets. In seguito a tale operazione, la catena di controllo che fa capo a Mtp Spa detiene una quota pari al 25,28% dell’azienda, “rinsaldando così il ruolo di Camfin e MTP Spa quali azionisti stabili e ribadendo la fiducia e l’impegno nel sostenere i progetti industriali di Pirelli”, dice il comunicato. I cda delle società coinvolte hanno anche dato il via libera ad acquisti per un ulteriore rafforzamento fino a una partecipazione massima del 29,9% del capitale del gruppo degli pneumatici nel corso dei prossimi 24 mesi.

Un fidanzamento lungo 4 anni

Il primo ingresso in Pirelli da parte di Brembo risale a marzo 2020, con una quota del 2,4% circa, percentuale poi aumentata fino a superare il 5% del capitale a luglio del 2022. Nel 2023 Camfin e Brembo avevano anche sottoscitto un patto di consultazione. All’accordo Bombassei aveva apportato un altro 0,42% della Bicocca in pancia al veicolo Next Investments. A quei tempi si riteneva possibile creare un mega polo nell’automotive. Solo un anno fa il patron di Brembo, Alberto Bombassei, aveva definito le nozze con Pirelli “una bella cosa”, pur precisando che “al momento non c’era nulla di serio”.

Il ruolo del Golden Power esercitato dal governo italiano

Ma ora il settore dell’auto è cambiato ed è caduto in una profonda crisi, sbarrando la strada a qualsisi progetto di quel genere. Inoltre a giugno dello scorso anno il governo italiano, tramite il golden power, ha imposto alcune misure per tutelare l’autonomia di Pirelli e del suo management e proteggere le tecnologie e i dati di rilevanza strategica. Una disposizione che ha limitato fortemente le prerogative di governance e di gestione del primo socio di Pirelli con il 37%, i cinesi di Sinochem.

Pochi mesi dopo il provvedimento del governo, Sinochem ha perso il suo partner cinese nel capitale, il fondo Silk-Road, che ha sciolto il patto con il colosso della chimica di Pechino per poi vendere, sempre con una procedura accelerata, il suo 9%. In quell’occasione, Tronchetti e i suoi alleati nella cassaforte Mtp ne hanno approfittato per arrotondare la loro quota fino al 22,8%.

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