Ne avevamo parlato qualche mese fa e così l’impeachment della Presidenta Dilma Roussef ha iniziato a prendere corpo. Nel Paese ove la samba agita gli animi e i “corpi” è inevitabile che un impeachment che mette alla berlina il Partito dei Lavoratori al potere da 15 anni e il suo leader storico che è stato il fautore di un successo politico emblematico per il popolo brasiliano, non possa andare liscio come l’olio e diventi una bagarre.
Trenta minuti di panico sui mercati brasiliani ieri notte con un crollo improvviso poi recuperato e oltre 16 miliardi di dollari Usa di erosione di valore nella capitalizzazione recuperati per un mercato azionario ed una divisa al top delle classifiche delle performance da inizio anno. Il Real ha perso e recuperato anch’esso un 5% come fosse sull’ottovolante. L’Ibovespa chiude con un -1,4% tornando ai livelli di metà Aprile dopo aver raggiunto un picco del 31% espresso in dollari Usa da inizio anno, (ridimensionato dal -4% della scorsa settimana), ed un rally del real che l’ha visto apprezzarsi del 13% in cima alle classifiche di oltre 150 divise mondiali.
La strada è segnata nonostante i tentennamenti del Presidente del Parlamento Maranhao che dopo aver annunciato l’annullamento del voto regolare avvenuto il 9 Maggio con 367 voti regolari a favore della mozione, fa marcia indietro con tante scuse. E non poteva essere diverso dopo che i deputati avevano invocato l’intervento della Corte Suprema e si rischiava il caos istituzionale.
Un caos che di fatto ha già visto il blocco dei lavori al Villaggio Olimpico ed è difficile ipotizzare le conseguenze di un blocco della macchina governativa. Ora si passa al Senato ed il voto inizia domani e gli investitori forse iniziano a percepire che per il Brasile uscire dalla recessione con un nuovo Governo di coalizione non sarà semplice. La disoccupazione è ai massimi degli ultimi 4 anni e con la crescita del deficit di bilancio ed un’inflazione a ridosso del 10%, il compito dei nuovi arrivati sarà arduo.
Indubbiamente dopo un crollo dell’Ibovespa dell’anno scorso del 42% espresso in dollari Usa questa fiducia degli investitori farebbe ben sperare ma potrebbe trasformarsi in una nuova fuga di capitali se non si paleserà al più presto uno spiraglio di luce su un nuovo Programma economico di Governo. In questo momento le riforme son bloccate, e il Paese è ostaggio di una debolezza strutturale economica e istituzionale con un PIL atteso al -3% nel 2016!!
Da quando l’ipotesi della revoca del mandato al Presidente Roussef si è fatta strada anche il mercato è tornato a scommettere sul Brasile e così il rischio di default ha visto lo spread scendere e sgonfiarsi sotto la soglia critica dei 500 bp agli attuali 350 bp, e ciò nonostante l’incombente outlook negativo della casa di rating Moody’s che ora suona l’allarme nuovamente perché il rischio politico ancora non è stato prezzato completamente e potrebbe portare ad una correzione più profonda sullo sfondo di uno scenario ancora avverso e poco chiaro sulle commodities e qualche presa di profitto sugli utili ottenuti nei mercati azionari emergenti.