Il Brasile cerca la crescita anche attraverso la politica monetaria. La Banca centrale brasiliana ha tagliato il tasso di riferimento per la settima volta consecutiva. Tuttavia questa volta la riduzione è stata inferiore: soli 50 punti basici contro i 75 delle scorse volte. Il Selic, il tasso d’interesse di base per l’economia brasiliana, è sceso all’8,5%, il livello minore della storia del real.
La Banca centrale ha dichiarato che “in questo momento, i rischi per un aumento dell’inflazione rimangono limitati”. Anzi, “data la fragilità dell’economia globale, il contributo del settore esterno tende a farla diminuire”. Il governatore dell’istituto centrale, Alexandre Tombini, ha dichiarato che si aspetta che i tassi convergeranno ai livelli degli altri principali paesi emergenti (Brics). Oggi infatti i tassi di India e Russia sono all’8%, quello della Cina è al 6,5% e quello del Sudafrica è al 5,5%.
Anche il ministro dell’Economia Guido Mantega, aveva detto di aspettarsi un ulteriore revisione al ribasso dei tassi, sottolineando che le banche brasiliane stanno prestando di più, a tassi minori, per stimolare la crescita.
A rallentare la crescita economica del Paese, confermata dalla revisione a ribasso della stime ufficiali dell’aumento del Pil nel 2012 che non supererà il 3%, è la congiuntura internazionale e soprattutto la frenata della Cina, da cui riceve gran parte degli investimenti diretti esteri e verso cui il Brasile è grande esportatore di commodities.
Sulla Piazza di Sao Paulo dall’inizio dell’anno l’indice principale, il Bovespa, ha perso il 5,21% mentre, year-to-day, il calo è stato del 16,56%. Il mercato brasiliano guarda con attenzione l’evoluzione della crisi in Europa e secondo Bruno Gonçalves, analista di Sao Paulo, “la Borsa ha ancora spazio per cadere“. Ieri il Bovespa ha chiuso a 53.797,91 punti, il peggior valore dal 10 ottobre 2011.