Adesso è davvero finita. L’ex presidente del Brasile Inacio Lula da Silva si è costituito presso la sede della Policia Federal di Curitiba, la città la cui Procura lo ha condannato a 12 anni di reclusione per corruzione e riciclaggio di denaro, al termine un’inchiesta relativa allo scandalo Petrobras, che ormai da anni ha nel mirino diversi vertici della politica brasiliana, tra cui Lula ma anche la sua delfina Dilma Rousseff.
Già ieri Lula, che aveva ancora intenzione di presentarsi alle prossime presidenziali di ottobre (con buone chance di vittoria, secondo i sondaggi), aveva ufficialmente dichiarato di non aver paura del carcere: “Io non mi nascondo, non ho paura di loro. Rispetterò il loro mandato d’arresto. Ma sono innocente, i giudici hanno mentito e non li perdonerò per aver trasmesso alla società l’idea che io sia un ladro”. Nella notte italiana (alle 18.40 locali) è poi arrivata l’effettiva costituzione.
La consegna alle autorità non è però stata priva di tensioni: mentre una parte del Paese non aspettava altro che vedere Lula scontare la sua pena (l’arresto, in alcune città, è stato festeggiato con fuochi d’artificio), i suoi sostenitori non hanno mollato fino alla fine, con momenti di tensione quando, a San Paolo, l’ex presidente ha lasciato la sede del sindacato dove era asserragliato da giorni per dirigersi a Curitiba. Alcuni manifestanti hanno addirittura bloccato i cancelli per fermarlo: 8 di loro sono rimasti feriti, riporta la Folha di San Paolo.
Lula è stato condannato per aver ricevuto 3,7 milioni di reais dall’appaltatore OAS a seguito dei contratti stipulati dalla compagnia con il colosso statale Petrobras. Lula, 72 anni e presidente del Brasile dal 2003 al 2011, diventa così il primo presidente della storia del Brasile a finire un carcere per una condanna penale. Fu già arrestato nel 1980, ma allora fu per motivi politici, con l’accusa di “incitamento al disordine”.