L’ex presidente del Brasile Lula sarà scarcerato entro poche ore, al massimo giorni. I suoi avvocati infatti stanno per approfittare della decisione di ieri del Tribunale Supremo Federale, la massima autorità giuridica del Brasile, che ci ha ripensato e ha ribaltato il proprio verdetto del 2016, quando decise – per evitare che i politici coinvolti nello scandalo Lava Jato la facessero franca grazie alla prescrizione – che si doveva iniziare a scontare la pena sin dall’appello. Ora invece si torna al passato e alla stessa regola che vale in Italia dopo una sentenza della Cassazione: ogni condannato sconterà la pena in carcere solo quando sarà completato l’ultimo grado di giudizio.
E dunque Lula, che sta scontando nel penitenziario di Curitiba una condanna a 12 anni e un mese per riciclaggio e concorso in corruzione, ricevuta però soltanto – per ora – in appello, sarà rimesso in libertà, così come le altre migliaia di imputati detenuti nelle medesime condizioni. Lula tra l’altro ha pendente un ricorso al Tribunale Superiore di Giustizia e un altro al Tribunale Superiore Elettorale: i pm di Lava Jato, già due settimane fa, avevano già espresso parere favorevole al rilascio del leader del Partido dos Trabalhiadores, ma in regime di libertà condizionata, cioè a casa con la cavigliera.
Ora invece la situazione è cambiata: sin da subito, appena sarà formalmente approvato il ricorso, Lula sarà del tutto libero, in attesa del giudizio definitivo su un caso giudiziario che da anni divide a metà il Brasile e che negli ultimi mesi si è arricchito di inquietanti retroscena, che vedrebbero probabilmente il magistrato che era a capo del pool di Lava Jato (il “Di Pietro” del Brasile…), oggi non casualmente super ministro della Giustizia con Bolsonaro, direttamente coinvolto nell’indirizzare indagini e processo.
La notizia ha immediatamente scatenato l’entusiasmo dei sostenitori dell’ex presidente che in Brasile sono ancora tanti, così come i suoi detrattori. Grande sostegno anche dagli altri leader sudamericani della stessa area politica: tra i primi a congratularsi sui social per la storica decisione il neo presidente eletto dell’Argentina, il peronista Alberto Fernandez. La liberazione di una figura come Lula arriva in un momento di grande tensione nel continente latino-americano, segnato nelle ultime settimane da violente proteste di piazza prima in Ecuador e poi in Cile, oltre che dalle elezioni anticipate in Perù e dalla contestata rielezione di Evo Morales in Bolivia.